Quanto i viaggi precedenti condizionano quel che proviamo alle partenze successive? È come raccogliere tasselli di un puzzle a ogni nuovo viaggio, anno dopo anno. Fa parte di un concetto in cui credo molto e che si potrebbe riassumere con una frase dello scrittore e poeta marocchino Tahar Ben Jelloun: «Un Paese è ciò che noi siamo nel momento in cui lo visitiamo». A ogni viaggio, l’immagine che portiamo a casa è per forza di cose solo un riflesso e non una verità assoluta. (..) il Marocco è stato ricco di tasselli incredibili. Per chi come me compone un puzzle partendo dai bordi, direi che questo viaggio si potrebbe paragonare a un intero angolo su cui costruire molte figure successive.(..) Tutte le suggestioni lasciate dagli episodi vissuti, anche i più banali, si sono sedimentati creando un mio Marocco (..) poche cose hanno la stessa potenza di un viaggio.
Mille e un Marocco. Mangia Viaggia Ama nel Paese più colorato del mondo, di Letizia Gardin, edizioni Terra Santa 2020
Letizia Gardin – autrice del blog di viaggi: mangiaviaggiaama.it – si definisce una viaggiatrice fai-da-te: questo perché le piace costruirsi lei stessa, pezzo per pezzo, i viaggi che fa. E lo fa con metodo: raccoglie informazioni, legge pareri e recensioni, e soprattutto pianifica il viaggio decidendo cosa vedere, con quali mezzi spostarsi, dove dormire eccetera. Ma questa è l’anima razionale che dice la sua; Letizia Gardin però ha un’altra anima, quella on-the-road, che le suggerisce anche di avventurarsi e di lasciare spazio agli incontri casuali.
E il Marocco le è parso fin da subito una delle destinazioni a cui potere dedicare le sue due anime. Certo, molta pianificazione, per assicurarsi di sfruttare al massimo i giorni di vacanza e conoscere quanto più possibile del paese; ma anche on-the-road perché nonostante molte recensioni sconsigliassero di guidare in Marocco, Letizia e suo marito hanno deciso di noleggiare un’auto e di spostarsi con quella. E non se ne sono proprio pentiti, anzi; il Marocco offre una varietà di paesaggi incredibile e potersi spostare liberamente ha permesso loro di goderne in presa diretta.
Il viaggio che Letizia Gardin ha fatto e racconta in questo splendido diario, si è svolto in circa dieci giorni – tra fine dicembre e inizio gennaio – e quindi la pianificazione ha giocato un ruolo determinante. Atterrati a Fez, hanno toccato le quattro città imperiali: Fez, Meknès, Rabat e Marrakesch, ultima tappa del viaggio. Ma avendo scelto di noleggiare un’auto, hanno potuto spingersi fino a Chefchaouen, cittadina adagiata in una valle, tutta dipinta d’azzurro, tanto da essersi meritata il nome di “città blu”; fino a Merzouga, un angolo nel deserto Erg Chebbi; fino a Ifrane, su per i monti del Medio Atlante. Conosciuta come “Piccola Svizzera”, qui le case hanno i tetti spioventi degli chalet, e invece della sabbia del deserto, in estate ci sono prati all’inglese e, in inverno, la neve.
Letizia arricchisce i suoi racconti con una breve storia del paese e dei cambiamenti che lo hanno riguardato; ci sono anche molte sue riflessioni e riporta le sue emozioni nel trovarsi immersa in paesaggi così diversi da ciò che abbiamo intorno di solito e dal contatto con la cultura e la gente del posto. Il suo sguardo cerca di spogliarsi dai pregiudizi e di cogliere non solo la bellezza della natura, ma anche di avvicinarsi alle persone: con un sorriso, con le parole di un lessico semplice che ha cercato di imparare per comunicare e dimostrare rispetto verso il paese visitato. Un approccio che predispone a non guardare tutto con gli occhi del turista di passaggio, ma di provare a conoscere un po’ di più della cultura che ci ospita.
I capitoli del diario di viaggio di Letizia scorrono veloci, la prosa è scorrevole e l’alternarsi tra riflessioni e descrizioni, rende vivace il racconto. Tra tutti, mi hanno particolarmente colpito “L’olio delle donne” e “Una cena a Ouallywood”.
Nel primo, Letizia parla delle piantagioni di argan, dai cui noccioli viene estratto quell’olio che oggi è presente in modo massiccio nella cosmetica. Una coltivazione che ha origini antiche e che, tradizionalmente, è stata in mano alle donne. A seguito della riscoperta delle proprietà dell’olio di argan, le coltivazioni e la lavorazione hanno avuto un nuovo impulso, tutt’ora affidata a delle cooperative femminili che danno così lavoro a molte donne.
Nel secondo, conosciamo la città di Ouarzazate, che è sede dei più importanti studios cinematografici del Marocco. Qui sono stati girati migliaia di film, compresi i colossal americani. Nei locali si raccontano aneddoti e si osservano le foto che ritraggono gli attori famosi ma anche le centinaia di comparse del luogo che hanno dato i loro volti autentici alle pellicole. Un posto surreale, ma anche unico.
Molto vibranti i capitoli dedicati al deserto e alla Piazza Jemaa el-Fnaa di Marrakech. Così come quello in cui Letizia ci racconta la sua esperienza in un hammam vero, non quelli di lusso per turisti esigenti e danarosi.
A volte, quando mi sento particolarmente stanca o sto affrontando un periodo difficile, mi ritrovo a desiderare di trascorrere una notte nel deserto. (..) Circondarsi solo di profonda bellezza e profondo silenzio, due dei concetti più potenti al mondo che trovano perfetta unione nello spazio del deserto. Secondo il solito Tahar Ben Jelloun, che così bene ha saputo descrivere il suo Marocco nel corso degli anni, «il deserto è un’idea, un modo per spogliarsi di tutto e osare guardarsi in faccia; è uno specchio che bisogna prendere sul serio».
Meravioglioso 🙂
Non sono ancora stata in Marocco. Appena si potrà viaggiare di nuovo ci andrò di sicuro 🙂
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Allora ti consiglio questo diario, vedrai ti darà molta ispirazione!! 😊
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E’ un paese che mi suscita invariabilmente una sensazione di benessere.
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E’ un paese molto vario, che offre paesaggi diversi tra loro e che ha una storia e una cultura millenarie. Letizia Gardin lo racconta molto bene, soffermandosi anche sugli aspetti più emozionali, legati ai profumi, ai cibi… a me ha fatto venire una gran voglia di partire…..
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Sì… un viaggio come si deve, e poi, una volta sazi, una lunga permanenza nel deserto…
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sarebbe il massimo!!
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Amo molto il Marocco in particolare Tangeri , città realmente multiculturale persino nel dialetto , non a caso William S. Burroughs e i suoi amici l’avevano eletta a loro dimora e si incontravano al mitico caffè Hafa !!! Ricordi bellissimi !! Non ho letto il libro , ma potrei scriverne una di guida non tanto turistica, ma dei luoghi di incontro! Bellissimo post come sempre
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E ne avresti da scrivere…
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Si penso di si!!
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Ciao Pina, questo libro è assolutamente nella mia lista dei libri da leggere! Penso proprio che mi piacerà!
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Ciao!! L’ho trovato molto interessante; ben scritto, con tante riflessioni oltre al racconto puntuale dei luoghi visitati. Per me poi è stato anche una scoperta visto che non ho mai visitato il Marocco.
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