In un altro post abbiamo disquisito su quanto la copertina di un libro possa essere importante per colpire l’immaginazione del lettore ed attirarlo verso il volume. Di certo il titolo scelto per battezzare un’opera non è da meno, anzi: proprio nel titolo ci si aspetta di individuare una chiave che apra le porte della curiosità e che spinga il lettore almeno a sfogliarlo e a leggerne l’incipit.
Nei corsi di scrittura creativa e nelle redazioni delle c.e. la scelta di un titolo è questione della massima importanza. Il titolo è il primo approccio e quindi deve essere accattivante, incuriosire. Non dovrebbe essere troppo lungo perché potrebbe spaventare il lettore, un po’ intrigante, magari ammiccare a qualcosa relativo alle relazioni. Oppure essere lapidario, tonante, provocatorio… Ci sono titoli che si riferiscono al protagonista (col nome o con una caratteristica), ad un luogo, … insomma, tanti aspetti, tutti naturalmente da coniugare con il contenuto. Perché il lettore questo si aspetta, che il titolo gli fornisca un indizio. Ma non sempre ciò accade.
Curiosando tra gli scaffali delle librerie si trovano titoli veramente assurdi, divertenti … inimmaginabili. Incredibile quanto la fantasia possa scatenarsi… Vediamone qualcuno.

Questi li trovo divertenti:
Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, di Jonas Jonasson, peraltro è un libro che mi sento di consigliare, denso di humor nero nordico; ne è stato tratto anche uno spassosissimo film, imperdibile, vi assicuro.
La giraffa in sala d’attesa, di Božidar Stanišić
L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, di Alessandro Baricco
Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano, di Gino&Michele
Piccoli suicidi tra amici, di Arto Paasilinna
Romanzi sciocchi di signore romanziere, di George Eliot
Stupidi tutti (alcuni di più), di Fulvio Zanoni
Titoli memorabili*:
La solitudine dei numeri primi, di Paolo Giordano
Il grande Gatsby, di F.S. Fitzgerald
Il nome della rosa, di Umberto Eco
Caos calmo, di Sandro Veronesi
Lo straniero, di Albert Camus
Opinioni di un clown, di Heinrich Böll
Per chi suona la campana, di E. Hemingway
Furore, di J Steinbeck
Il buio oltre la siepe, di Harper Lee
Se questo è un uomo, di Primo Levi
*la lista sarebbe lunga, ho messo i primi che mi sono venuti in mente…
Titoli più lunghi del libro.…
Jón (& le missive che scrisse alla moglie incinta mentre svernava in una grotta & preparava il di lei avvento & dei nuovi tempi) di Ófeigur Sigurðsson, è tutto titolo eh! il romanzo è risultato vincitore dell’European Union Prize for Literature.
E a mio nipote Albert lascio l’isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a poker, di David Forrest
La incredibile e triste storia della candida Erendira e della sua nonna snaturata, di Gabriel García Márquez
Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna bambino animale o cosa, di Alessandro Bergonzoni
Sulla sponda del fiume Pedra mi sono seduta e ho pianto, di Paulo Coelho
La fantastica storia dell’ottantunenne investito dal camioncino del latte, di J.B. Morrison
L’inglese che salì la collina e scese da una montagna, di Monger Christopher
Ma questo non è niente rispetto ai titoli originali di alcuni capolavori intramontabili della letteratura, titoli che furono poi semplificati… eccone tre esempi:
Il titolo originale del Robinson Crusoe: The Life and Strange Surprizing Adventures of Robinson Crusoe, of York, Mariner: Who lived Eight and Twenty Years, all alone in an un-inhabited Island on the Coast of America, near the Mouth of the Great River of Oroonoque; Having been cast on Shore by Shipwreck, wherein all the Men perished but himself. With An Account how he was at last as strangely deliver’d by Pyrates. 65 parole e 374 caratteri
Il titolo originale del David Copperfield: The Personal History, Adventures, Experience and Observation of David Copperfield the Younger of Blunderstone Rookery (Which He Never Meant to Publish on Any Account). 24 parole e 166 caratteri
Il titolo originale del Gulliver: Travels into Several Remote Nations of the World. In Four Parts. By Lemuel Gulliver, First a Surgeon, and then a Captain of Several Ships). 24 parole e 138 caratteri
Categoria assurdi:
La notte in cui morirono gli autobus di Etgar Keret
E morì con un felafel in mano di John Birmingham
L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender
Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena di Michelle Steinbeck
Mamma è matta, papà è ubriaco di Fredrik Sjöberg
Crimini al pistacchio, di Brigitte Glaser
Chi è morto alzi la mano, di Fred Vargas
L’incredibile viaggio del fachiro che restò chiuso in un armadio Ikea, di Romain Puértolas
Fughe da fermo, di Edoardo Nesi
Un tantino inquietanti:
I milanesi ammazzano al sabato di Giorgio Scerbanenco
Io uccido, di Giorgio Faletti
Mattatoio n.5, di Kurt Vonnegut
Il sepolto vivo, di Patricia Highsmith
Arrivò il tempo di staccare le teste, di Klimko Dobrzaniecki (che, a dispetto del titolo, non è un thriller)
Cucinare un orso, di Mikael Niemi (un thriller storico)
Storie raccapriccianti di bambini prodigio, di Linda Quilt (eh…. cosa vi aspettate?)
Ricomporre amorevoli scheletri, di Giovanna Rivero
Perché il bambino cuoce nella polenta, di Aglaja Veteranyi
Titoli folgoranti:
It, di Stephen King, uno dei titoli più inquietanti…. intraducibile.
Dieci piccoli indiani, di Agatha Christie
Uno, nessuno e centomila, di Luigi Pirandello
Aspettando Godot, di Samuel Beckett
L’insostenibile leggerezza dell’essere, di Milan Kundera
Fightclub, di Chuck Palahniuk
Cecità, di José Saramago
Fahrenheit 451, di Ray Bradbury
Titoli evocativi:
Bar sport, di Stefano Benni: in tutte le città e paesi d’Italia c’è un bar sport, che soprattutto nei centri più piccoli di solito è il ritrovo per eccellenza.
In culo al mondo, di Antonio Lobo Antunes. Si commenta da solo.
Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Italo Calvino
Viaggio al termine della notte, di L.F.Céline
Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop, di Fannie Flagg
L’opera struggente di un formidabile genio, di Dave Eggers
La fiaba nucleare dell’uomo bambino, di Hamid Ismailov
Il senso di Smilla per la neve, di Peter Høeg
Titoli che strizzano l’occhio a libri famosi:
Molto amore per nulla, di Anna Premoli
Colazione da Darcy, di Ali McNamara
Una stanza tutta per gli altri, di Alicia Giménez-Bartlett
A che punto è la notte, di Fruttero&Lucentini
L’insostenibile leggerezza degli scone, di Alexander McCall Smith
La felicità delle piccole cose, di Caroline Vermalle (sarà involontario?)

Ecco, ora lascio a voi la parola, che titoli vi vengono in mente?
p.s. nel mio piccolo, ho pensato a lungo quale titolo dare al mio romanzo… in quale categoria lo mettereste???
Viaggio contromano di Michael Zadoorian, nel titolo c’è l’essenza del libro! Quindi fra gli evocativi. C’è stato tratto anche un film Ella & John, di Paolo Virzì ispirato proprio al romanzo, però mi è sembrato di qualità assai inferiore del libro.
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Ottimo suggerimento!!!
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Il titolo deve lasciare obbligatoriamente intravedere l’intero libro
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Di solito è così, in modo più o meno diretto.
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Io comprai solo per il titolo Il mistero del cane ucciso a mezzanotte e L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello.
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Come non farsi conquistare da due titoli così?? Ti sono poi piaciuti?
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Sí, soprattutto il primo. Se non li hai letti te li consiglio.
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Lo avevo letto con mia figlia al liceo, e anche a noi era piaciuto. L’altro me lo segno, grazie 👍👍
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Verissimo! Ho cambiato il titolo a due miei gialli.
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Come li decidi? Parti da una rosa o hai già in mente iil titolo? Lo decidi dopo averlo scritto?
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Scelgo in vario modo. Per due libri sono partita da una mia foto! In altri casi sono arrivata alla fine della stesura prima di dare un titolo. Cerco anche in rete se il titolo esiste già. A volte ho dovuto rinunciare a un bel titolo perché era stato già usato. Insomma, non ho una regola fissa.
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Grazie Elena per questo contributo!!!
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Direi che insieme alla copertina e alle prime tre pagine, il titolo è tutto, se l’obiettivo è farsi comprare
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E poi si spera che la promessa sia mantenuta fino all’ultima pagina…
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A volte la magia di un titolo si deve alla bravura del traduttore. Mi spiego: il titolo originale del romanzo di Paasilinna e’ “Attraente suicidio di gruppo”, ma la versione italiana di “Piccoli suicidi tra amici” e’ molto piu’ accattivante, almeno per noi, per la nostra cultura.
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Hai assolutamente ragione!!! Titoli che funzionano in una lingua possono non avere il corrispettivo in traduzione, e sta alla bravura del traduttore e casa editrice trovare la soluzione. Non sempre ci si riesce….
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I primi libri che ho letto di Simenon li avevo scelti esclusivamente per la stranezza del titolo (“L’uomo che guardava passare i treni” e “I fantasmi del cappellaio”), lo confesso!, ma mai scelta fu più felice in vita mia,… Sono due romanzi splendidi, coinvolgenti, indimenticabili. Per quanto riguarda i titoli modificati, c’è tutta una storia attorno al romanzo più famoso di J.D. Salinger (Il giovane Holden.), il cui titolo originale è l’intraducibile (per noi) The Catcher in the Rye. Pensa che nel 1952, in occasione della prima uscita in Italia con l’editore Casini, era stato scelto come titolo Vita da uomo.
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Grazie Alessandra per questo interessante contributo. L’esempio di Salinger calza a pennello!
Anch’io in alcune occasioni sono stata conquistata dal titolo, come per esempio con Cucinare un orso, che poi si è rivelato un ottimo romanzo.
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“L’orribile karma della formica” tra i titoli divertenti, di una commedia molto divertente^^
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Top 🔝🔝🔝🔝
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Il titolo … una goccia d’acqua forse da una foglia o dal cielo o dal bacio di una storia d’ amore che cade al fondo dell’anima e lo agita e poi risale in superficie allargandosi in nebbie, raggi e sospiri.
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Quanta poesia… 🤩🤩
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😊
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IT è un titolo fenomenale!
Ah, “Infondate ragioni per credere all’amore” è un signor titolo, super evocativo 😉.
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❤️❤️❤️❤️
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Gli dei non sono ancora morti (anche se li abbiamo cacciati dai loro templi)
Ammetto che è autoreferenziale ma non suona male.
Un altro, ma deve essere ancora scritto, è Bisogna immaginare Sisifo felice. Infine C. C. 269-279. Un titolo che una casa editrice boccerebbe subito! 😀 È dopo queste digressioni confesso, ma veramente, che devo ancora trovare il tempo per scegliere il titolo così, perché suona bene Mi piacerebbe farlo, prima o dopo. Buona giornata
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Ciao Silvia, confesso che “Bisogna immaginare Sisifo felice” lo trovo molto intrigante. Grazie!!
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Grazie 🙏
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Il titolo di un libro generalmente non lo sceglie l’autore ma l’editore. Solitamente le case editrici hanno persone che studiano appositamente titolo e copertina che, a loro giudizio, possano avere il miglior effetto possibile. Molto probabilmente gli scrittori di successo avranno la libertà di imporre il titolo da loro ideato, ma per i comuni mortali non è così. Dei tre romanzi che ho pubblicato, solo L’ultimo dei Santi ha il titolo che avevo proposto io, forse perché è piaciuto, o forse perché Tarka è un editore talmente piccolo che lascia spazio all’autore, non avendo grandi obiettivi di marketing. Per Gli ingranaggi dei ricordi, sono stata consultata su una rosa di titoli, e alla fine abbiamo scelto di comune accordo, e devo dire che mi sembra un bel titolo e appropriato al libro: ma non è quello che avevo ideato io. Per l’Efisia, fu l’agenzia che mi rappresentava a scegliere il titolo, che non ho mai amato molto, sia per la presenza di ben quattro zeta, sia perché lo vedevo un po’ come un titolo alla Wertmuller…
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Grazie per questa testimonianza di prima mano. Sull’Efisia effettivamente ci sta un’eco alla compianta Lina ….
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Con questo, la Lina era grande… quindi alla fine è un confronto lusinghiero!
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dieri proprio di sì!
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