Primo: quando e dove finiscono gli Emarginati? Io sono ancora una di loro? E i miei figli? Mio marito è uno di loro? Secondo: Che ne era stato dell’allegria e delle risate a casa degli Emarginati?

I Moosbrugger, pag.128

I Moosbrugger, di Monika Helfer, Keller 2022, traduzione dal tedesco di Scilla Fiorti, pp. 210

Il breve romanzo della scrittrice austriaca Monika Helfer racconta la storia della sua famiglia, e lo fa con uno stile lineare, apparentemente semplice, ma incisivo, una lingua perfetta per raccontare una storia densa di significato. Sviluppato su un arco temporale che va dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri, sembra volerci ammonire di quanto la bellezza, femminile soprattutto, possa risultare fatale e condizionare le vite di chi la possiede.

Vorarlberg, Austria

“Gli Emarginati”, vivono all’estremità di un paesino di montagna austriaco; sono una famiglia con molti figli, posseggono solo due mucche e una capra, molte cose scarseggiano nella loro casa. Maria Moosbrugger, la moglie del contadino, ha qualcosa che tutte le donne del paese le invidiano: la sua incredibile bellezza. Ma è proprio questo suo essere speciale che sarà anche la sua rovina.
Il suo essere cosciente che gli uomini la desiderano, che gli sguardi che si posano su di lei non sono solo di ammirazione ma di voglia di possesso, la turba. Maria vive con soddisfazione il rapporto col marito, anch’egli un uomo bello, taciturno e dotato di un certo fascino; Josef non è come gli altri contadini, non beve fino a ubriacarsi, gli piace tenersi pulito, rasato e indossa abiti appena lavati dalla moglie; è spesso in giro a gestire i suoi traffici, Maria non sa esattamente di cosa si tratti, ma qualunque siano, gli fanno meritare rispetto da tutti, anche dal sindaco. La bellezza di Maria però genera gelosia, risentimento, molto desiderio di possesso maschile. Tutto sotto controllo finché Josef non riceve la cartolina di arruolamento in guerra e deve lasciare il paese.

Quando Josef parte per il fronte, chiede al sindaco, con il quale è in affari, di occuparsi di Maria. L’uomo promette con entusiasmo i suoi servigi, si comporta in modo generoso con la famiglia fornendo cibo e generi di prima necessità; ma poi, forte della sua posizione e in preda al desiderio, cerca di approfittarsi della donna. Un giorno Maria rimane di nuovo incinta. Il bambino può essere di Josef, che viene due volte in paese in licenza? Le malelingue degli abitanti del villaggio non credono che il bambino sia di Josef. Potrebbe forse essere del sindaco? O di Georg, l’uomo di Hannover che Maria ha incontrato al mercato e di cui si è innamorata così tanto che quando lui scompare, si scola un’intera bottiglia di liquore, e quasi va all’altro mondo.

Nasce così una bambina, Margarethe, che tutti chiamano Grete, ed è la madre del narratore. Quando Josef torna dalla guerra, magro e con gli occhi infossati, fa delle ricerche e, come tutti in paese, crede che Grete non sia sua figlia. Per tutta la vita non rivolgerà una sola parola alla figlia, ignorandola, come se nemmeno esistesse. L’autrice mostra vividamente cosa significa essere vittima di bullismo, vittima dei pettegolezzi del villaggio. Come vive la timida Grete il disprezzo permanente di Josef, che non vuole essere suo padre? In che misura questa zavorra emotiva viene trasmessa alla generazione successiva? Quindi anche all’autrice Monika Helfer e ai suoi fratelli? Questi sono i nodi cruciali attraverso cui la narrazione cerca di indagare i sentimenti che, dal passato, arrivano fino a chi li subisce nel presente, come un retaggio – il bagaglio del titolo originale – che mai possa essere abbandonato.

In paese, non tutti, ma alcuni sì, pensavano: “Gli Emarginati, quella gentaglia lassù, sono mezzi selvaggi” – anzi, probabilmente lo pensavano tutti, ma alcuni lo dicevano anche, in fondo eravamo quasi gli ultimi rimasti senza elettricità né acqua in casa.

I Moosbrugger, pag. 143

Con questo romanzo, Monika Helfer ha eretto anche un piccolo memoriale a Maria, la sua bellissima nonna. Che è morta poco più che trentenne. Anche Grete, la madre dell’autrice, è morta prematuramente, poco più che quarantenne, lasciando quattro figli. Monika Helfer aveva allora undici anni. Ma c’era zia Katharina, Kathe, che portò con sé Monika ei suoi fratelli e che poi, in età avanzata, raccontò della famiglia, dei suoi genitori, del tempo della prima guerra mondiale, delle storie che circolavano. Proprio da questi racconti Monika inizia a farsi domande e a scrivere la storia delle origini della sua famiglia.

Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

La scrittrice austriaca Monika Helfer (1947) vive nella regione del Vorarlberg. Ha pubblicato romanzi, racconti e libri per bambini. Le sue opere hanno ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Robert-Musil-Stipendium, l’Österreichischen Würdigungspreis für Literatur, il Solothurner Literaturpreis e lo Johann-Peter-Hebel-Preis.
Il romanzo I Moosbrugger ha vinto lo Schubart-Literaturpreis.

Foto: Salvatore Vinci