Ana attraversa l’edifico okkupato come Alice l’altra parte dello specchio, ma senza paura, soltanto meravigliata e curiosa, felice di aver trovato la porta da cui fuggire dalle geometrie prevedibili del lato della gente normale. (..) Sì, è vero che il mondo potrebbe essere migliore, più perfetto, ma Ana sa, alla sua età, a diciassette anni, che non c’è utopia peggiore di quella che si realizza. Perciò si ritiene soddisfatta di abitare quel mondo in costruzione, quella lieve speranza sempre minacciata.
Insurrezione, pp 119/121
Insurrezione, di José Ovejero, Voland edizioni 2022, traduzione dallo spagnolo di Bruno Arpaia, pp.350
Insurrezione è un romanzo di grande valore, una storia esemplare, attuale, profonda, condotta con la maestria di un grande scrittore; un’opera che rivela la capacità del suo autore di osservare e affrontare i conflitti. Ovejero compone la storia giustapponendo la profondità del romanzo psicologico e la tensione dell’imprevedibile esito. Non un romanzo ideologico ma bensì un romanzo intimo che mette a nudo le debolezze della nostra società attuale, della crisi dei rapporti intergenerazionali, della perdita di fiducia nel futuro.
José Ovejero, scrittore spagnolo apprezzatissimo anche in Italia, di cui vi ho già proposto Donne che viaggiano da sole e L’invenzione dell’amore., con questo romanzo ci porta in una Madrid in continuo mutamento. La storia è infatti ambientata in una città in cui i quartieri popolari (come Lavapiés, Malasaña), una volta abitati dai ceti medio bassi, dagli immigrati, ma dove la vita era ancora possibile anche per chi non aveva grandi risorse, considerati degradati o problematici dalla società, sono stati oggetto di grandi trasformazioni. Una gentrificazione che ha trasformato il volto di questi quartieri ormai non più accessibili neanche alla media borghesia che si è spostata nei quartieri-villaggi alla periferia. I palazzi sono stati ristrutturati o abbattuti e ricostruiti, divisi in appartamenti con taglio da affitto breve, destinati ad un turismo mordi e fuggi che però produce grandi redditi per chi li possiede – in genere banche, finanziarie, società immobiliari. E naturalmente sono spariti i piccoli negozi, le classiche botteghe, i ristoranti etnici, a favore delle grandi catene di abbigliamento, dei supermercati, della ristorazione di tendenza. Ed è finita anche la vita di quartiere, di vicinato. A Madrid come a Berlino, a Parigi come a Milano, ormai la tendenza è questa. I centri delle città sono sempre più delle vetrine per il turismo e per gli investitori, sono sempre meno abitati dalla classe media che ormai non ha più un reddito sufficiente per potere comprare, e pagare un mutuo, per una abitazione in centro, anche in quei quartieri che una volta addirittura erano poveri, o quasi.

Ecco dunque che le vicende narrate in Insurrezione si sviluppano in una realtà in cui ideali, sogni, etica, sono diventati un vuoto a perdere: le leggi del mercato, la produttività, la competizione, l’imprenditorialità, sono i paradigmi sciorinati sui media ufficiali, sul posto di lavoro, nei luoghi deposti alla formazione.
Molto illuminante, a questo proposito, Ovejero quando, attraverso i pensieri di Ana, dice che i sistemi educativi tendono sempre più ad eliminare o ridurre le materie umanistiche.
La filosofia, la letteratura, eccetera sono considerate conoscenze non superflue, ma certo una specie di lusso che ci si può permettere soltanto nel tempo libero, quando si ha la vita assicurata. La scuola deve formare i ragazzi ad affrontare un ambiente lavorativo sempre più esigente.
Insurrezione, pag. 227
Vengono quindi privilegiate materie scientifiche ed economiche, quelle che sono ritenute più adatte a costruire uno spirito imprenditoriale. E questo a scapito della costruzione del senso critico, della capacità di costruirsi un pensiero intellettuale autonomo, di essere individuo. Il vocabolario del successo, basato su premesse neoliberiste, così coerente con la misurazione della prosperità e della felicità basata su cifre monetarie e sulla capacità di influenzare, si contrappone a un altro meno chic, ma che ha toccato sempre più persone: precarietà, speculazione, privatizzazioni, sfruttamento, sfratti, suicidi, impotenza…
E’ a questa realtà che Ana, un’adolescente di 17 anni che sogna un altro tipo di società, si ribella. Si ribella alla scuola e ai compagni che la emarginano perché non si uniforma al modello comune di adolescente alla moda; si ribella alla famiglia che la vorrebbe una brava ragazza studiosa e desiderosa di costruirsi un futuro in quella società che lei aborrisce. Si ribella agli ideali borghesi di darsi da fare tutta la vita per rincorrere un buon lavoro che garantisca benessere, matrimonio, famiglia. Si ribella anche al fratello che abbandona i suoi ideali e parte per un master di economia negli Stati Uniti.
Ana si ribella al padre, Aitor, che ritiene essere troppo remissivo. Aveva avuto con lui un legame molto stretto durante l’infanzia e Aitor si era legato alla figlia con grande amore. Ma le cose sono drasticamente cambiate durante l’adolescenza. Ana aveva iniziato ad uscire con il gruppo anarchico che frequentava suo fratello Luis, aveva iniziato ad acquisirne il vocabolario, si era rasata i capelli, si era fatta piercing e tatuaggi, aveva insomma adottato tutte quelle evidenze di un malessere e di una ribellione in fieri. Mentre il fratello si era poi sganciato da quell’ambiente, Ana era più radicale ritenendo che una ribellione non è tale se non si vede, se non è palese a tutti.
Mentre il matrimonio di Aitor e Isabel andava in crisi e i due si separavano, Ana iniziava a covare un rifiuto viscerale nei confronti dei genitori. Verso la madre, Isabel, accusata di superficialità perché pensava di salvare il mondo producendo borse realizzate con materiali di riciclo; ma soprattutto verso il padre, Aitor, accusato di apatia, di distacco, di essere senza carattere e di subire quello che gli accade senza opporsi. E forse questo è quello che pensa anche Isabel, ed è uno dei motivi che ha portato alla crisi del loro rapporto. Da parte sua, Aitor si è allontanato dal modo di pensare di Isabel, dal suo aderire alle nuove tendenze di stile di vita che prevedono successo nel lavoro, una posizione solida, una casa nei nuovi quartieri chic di villette con giardino.
Nei capitoli in cui seguiamo il flusso di pensieri di Aitor, viene fuori il suo processo di autoanalisi che via via lo porta più vicino alla comprensione di sé e delle persone che gli stanno intorno: Ana, Luis, Isabel, il capo alla radio Pascual, la collega Carolina licenziata perché incinta. Aitor la incontra per caso in un supermercato dopo che ha partorito i due gemelli. La trova abbruttita, depressa, preoccupata perché anche il suo compagno è rimasto senza lavoro e non riescono a fare fronte alle necessità, al muto.
Io sentivo parlare del sistema, criticare il sistema. E sì, mi pareva che avessero ragione, che il sistema fosse inumano. Però lo immaginavo là fuori, più lontano, che non mi riguardava direttamente, perciò davo soldi alle ONG, per dare una mano, per non sentirmi troppo privilegiata.
Insurrezione, pag. 126
Purtroppo Carolina ha vissuto sulla sua pelle quello che accade nel mondo del lavoro; Aitor, giornalista radiofonico, che riesce inizialmente a mantenere il suo posto di lavoro, venendo addirittura promosso a caporedattore – prendendo il posto di Carolina – finirà per subire la stessa sorte quando la radio sarà venduta e i nuovi proprietari lo licenzieranno. Proprio quando aveva deciso di vendere l’appartamento in cui viveva e di comprare la casa che Isabel avrebbe voluto, in un disperato tentativo di ricostruire il rapporto con lei e magari sperare nel ritorno a casa di Ana. Anche Aitor, come Carolina e tanti altri colleghi, assiste a cambiamenti permanenti delle sue condizioni di lavoro, trappole e umiliazioni che subisce senza lamentarsi, adattandosi alle circostanze. Addirittura, quando viene promosso, tocca a lui licenziare i colleghi. E lo farà, in un disperato tentativo di mantenere il suo posto di lavoro.

Ana esprime tutto il suo malessere con la prima forma di ribellione che riesce a mettere in pratica: allontanarsi da casa. Lo fa a quattordici anni, quando durante una gita scolastica, fugge e si rifugia su una spiaggia deserta. Lo fa in modo più definitivo quando a diciassette se ne va a vivere in un centro sociale e cerca il suo posto nel mondo, tra persone che la pensano allo stesso modo, che rifiutano i ruoli e le imposizioni della società. Quando annuncia il suo proposito al padre, lui le risponde “chiama ogni tanto, tua madre si preoccuperà“. E la risposta di Ana non può che essere “Vaffanculo, papà.“, come per chiudere definitivamente ogni possibilità di riconciliazione.
Tra le persone con cui condivide la sua esperienza a El Agujero, la casa okkupata (uso il gergo adottato nel libro) c’è Alfon, una specie di guru a cui tutti fanno riferimento. Alfon era stato un professore universitario che ad un certo punto aveva mollato tutto e aveva intrapreso la via della ribellione. In mezzo a conflitti e contraddizioni, ritiene che la soluzione sia “inventare formule di resistenza collettiva”, coltivando sovversione e sabotaggio, ricorrendo anche alla violenza. Progettando un attentato dimostrativo in cui tenta di coinvolgere i residenti della casa.
Alfon non utilizza computer e telefono – strumenti di controllo e tracciabilità – e scrive racconti sulla sua vecchia macchina da scrivere (alla fine del romanzo troviamo il suo racconto); allo stesso modo Ana scrive delle poesie ribelli che lascia ad Aitor, come segni di opposizione, di protesta, di affermazione del suo modo diverso di guardare, di vivere. Tra loro c’è un rapporto di mutua cura, senza implicazioni affettive o sessuali; un po’ come tra discepolo e maestro. Come si divideranno i loro ruoli nella realizzazione dell’attentato? Riuscirà Aitor a rintracciare Ana e a fermarla prima che compia un gesto irreparabile?
José Ovejero racconta una realtà collettiva dei nostri giorni molto problematica e negativa, comprese tragedie come gli attentati alle Ramblas di Barcellona, che non è solamente quella di Madrid, è transnazionale e definisce tutta la società occidentale capitalistica. Ad essa si oppongono i giovani squatter, figli della classe media: insorgono contro il sistema capitalista, rivendicano la libertà da una vita di aggregazione basata non sulle premesse borghesi della famiglia ma piuttosto su quella d’elezione istintiva e progettano azioni sovversive per liquidare l’ordine borghese. Dunque la storia che si dipana tra le pagine contrappone due poli della realtà: la sottomissione apatica e l’insurrezione desiderata, il conformismo realistico e l’idealismo utopico (vedi citazione in apertura).
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.
José Ovejero é nato a Madrid nel 1958, è vissuto in Germania e poi a Bruxelles, conciliando per lungo tempo il lavoro di interprete con quello di scrittore. La sua produzione letteraria comprende vari generi: sia racconti, Come sono strani gli uomini (Voland 2003 e 2012) e Donne che viaggiano da sole (2006 e 2018), che romanzi, fra cui Nostalgia dell’eroe (Voland 2005). Vanno menzionati anche i libri di viaggio, come Cina per ipocondriaci, insignito del Premio Grandes Viajeros nel 1998 (uscito in italiano per Feltrinelli). Con la raccolta di poesie Biografía del explorador ha vinto il Premio Ciudad de Irún nel 1993. È stato anche insignito del Premio Primavera per il romanzo La vita degli altri (Voland 2008) e del prestigioso Premio Alfaguara de Novela 2013 per L’invenzione dell’amore (Voland 2018). I suoi libri sono tradotti in francese, tedesco, portoghese e olandese.

Bellissima recensione, Pina: intensa, appassionata e acuta. La riflessione sulle materie umanistiche è una coltellata al cuore.
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Grazie Benny. Si, è una vera coltellata, purtroppo è la realtà.
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Proprio per questo fa male… Grazie, come sempre, per le tue riflessioni e buone letture!
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Madonna, diventa sempre più difficile starvi dietro! 😊 Come farò a leggere tutto ciò che di bello proponete?
Gran bella recensione. Libro subito messo in lista. Grazie.
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😁 Questo è davvero un bel libro. Ovejero è una garanzia. Buone letture 📖
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Grande!!! L’ho già ordinato. Grazie
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Buona lettura!! 👍👍👍
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Grazie!
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