Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Aadam ed Eeva

INCIPIT

L’incidente scosse tutta Tattarisuo. L’esplosione di idrogeno scagliò come un proiettile Aadam Rymättylä, in tuta fumante, fuori dal deposito di batterie della sua officina. Il capannone di lamiera tremava da cima a fondo, dentro si sentiva un terribile fracasso di vetri rotti e dalla doppia porta spalancata uscivano nubi di vapore e fumo. Aadam sputò la fuliggine che aveva in gola. La sua faccia rossa era chiazzata di nero, le orecchie ronzavano rintronate e il cuore non sapeva più se fermarsi o battere all’impazzata. Superato il primo choc, si sedette sui gradini del deposito, estrasse dalla tasca un pacchetto verde di nazionali senza filtro, ne accese una e diede un lungo tiro. Chiuse gli occhi e dichiarò: «Che primavera di merda!» In effetti era aprile, era cominciato il disgelo, le pozzanghere oleose dei tristi viali della zona industriale di Tattarisuo scintillavano di tutti i colori dell’arcobaleno. I primi boccioli spuntavano sui cespugli polverosi lungo il bordo dei fossi. Gli uccelli migratori non avevano ancora fatto la loro apparizione, ma si sentiva il gracchiare delle cornacchie nei boschi dietro i depositi di rottami. Anche quella era una musica primaverile, dopo tutto, in sintonia con lo scenario. Aadam Rymättylä era un piccolo imprenditore sulla quarantina, d’aspetto e carattere ruvido, un tipico finlandese. Grande, massiccio, già visibilmente segnato da non poche prove della vita. L’inverno e la primavera erano stati tempi duri, per lui. Il fatturato della sua rivendita di batterie non aveva fatto che calare, la crisi aveva limato i ricavi, già di per sé modesti. Le uniche cose che ancora crescevano regolarmente erano i debiti e gli interessi.

Arto Paasilinna

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