Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Addio, Sweet Mister

Dopo aver superato il confine di stato, Red mi fece scendere per dipingere il pick-up di un altro colore. La sua voce mi aveva sempre dato l’impressione di avere dentro quei vermi che ti divorano quando sei morto e stecchito, e di volerteli far conoscere prima, quando sei ancora in attesa. In quella voce potevi sentire un’intera varietà di toni sgradevoli, e quasi ogni giorno lui li adoperava tutti, quando parlava con me. Era uscito in gran fretta da un sassoso viottolo di campagna; aveva guidato a rotta di collo il pick-up per una discesa d’erba fresca, andando verso un ruscello che si spandeva e snodava sotto un gruppo di alberi, in cerca di ombra; poi aveva parcheggiato. Glenda, mia madre, era sballottata tra me e lui nell’abitacolo e aveva addosso l’odore del suo “tè” – chiamava così la sua strana miscela di Coca-Cola e rum -, del sudore della sera precedente e del profumo che si era messa quella mattina. Molto spesso la sua testa si appoggiava morbida sulla mia spalla e il suo respiro mi saliva su per il naso. Il tempo era tornato bello, fin troppo bello per durare a lungo, e aveva indotto i boccioli ad aprirsi e i fiori selvatici a mettersi in mostra, alti e smorfiosi, tra le erbacce; erano persino usciti gli uccelli canterini, i calabroni e tutte le solite idiozie della primavera. Il tratto alberato dove ci eravamo fermati impediva a chiunque di vederci, evitando di destare la curiosità delle persone perbene. Il nostro stile di vita richiedeva spesso che non venissimo visti. Red ne aveva combinata una delle sue mentre era alla guida di un pick-up bianco in Arkansas, e voleva guidarne uno azzurro al suo ritorno in Missouri,

Daniel Woodrell

Recensione

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: