INCIPIT
Qui è la Cina comunista. Io la Cina non l’ho mai vista, ma penso che sia un posto proprio come il nostro quartiere. Anzi, no. È il nostro quartiere ad essere come la Cina, strapieno di gente. Dicono che nelle strade della Cina non si vedono animali. Solo esseri umani. Ovunque. Allora il nostro quartiere è un po’ meglio della Cina. Almeno abbiamo un gatto randagio sdraiato sul muretto del cortile, e sembra che quelli del terzo piano allevino un pappagallo. All’inizio della strada c’è anche un negozio che vende uccelli. Quando ci siamo trasferiti in questa casa, ho deciso che dovevo amare questo posto. Senza questa decisione, difficilmente sarei riuscita a farmelo piacere. C’era un chiasso tremendo e il primo giorno, forse per farci conoscere meglio l’ambiente, il signor Hashemi si è messo a picchiare la figlia quattordicenne urlandole addosso, in un miscuglio di lingue, insulti che rotolavano giù come sassi. Mia madre dice: – Il vostro quartiere è come un rispostiglio. Dentro ci trovi di tutto -. Ha ragione. In strada c’è ogni ben di Dio e ci sono tanti di quei forni e negozi di alimentari che all’inizio non sapevo come fare per comprare da uno senza offendere gli altri. Per non parlare dei negozi di frutta e verdura! A dare un duro colpo al mio amore, però, ci pensano i marciapiedi, talmente stretti che non si riesce nemmeno a camminare fianco a fianco: bisogna per forza andare uno avanti e uno dietro, avanzare in fretta oppure cedere il passo. Se guardi in basso, vedi solo macchie. I marciapiedi sono pieni di macchie: macchie d’acqua, di sputo, di olio, di verdura spiaccicata. Gli studenti di psicologia potrebbero usarle per i loro studi sull’inconscio umano.
Fariba Vafi