Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Il caso Morel

INCIPIT

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Matos e Vilela si incontrano davanti al penitenziario. Da solo Vilela non riuscirebbe facilmente a entrare, ma la presenza di Matos apre tutte le porte. Arrivano alla cella di Morel.
Un cubicolo minuscolo. Branda stretta con coperta grigia. Tavolo pieno di libri; radio portatile; lavandino; gabinetto; altri libri impilati sul pavimento.
Morel è un uomo magro, pallido, capelli scuri ingrigiti sulle tempie. Rughe profonde gli solcano la faccia. Indossa una camicia bianca e pantaloni grigi, tutti spiegazzati. Probabile che con quegli indumenti ci dorma.
«Ho due suoi libri, qui».
Li cerca, ne trova uno soltanto. «L’altro è sparito. Vuole sedersi?». Morel indica a Vilela l’unica sedia della cella.
«Vi lascio soli. Ho ancora parecchio da fare», dice Matos.
«Grazie». Morel gli stringe la mano.
«Vi troverete bene. Per uscire, basta bussare alla porta e dire di chiamare l’ispettore Rangel».
Matos esce.
«Non so da dove cominciare», dice Morel. «“Inizia dall’inizio”, disse il re al Coniglio Bianco, “e va’ avanti finché non arrivi alla fine: poi, fermati”. Ma dov’è l’inizio?».
Vilela: «Per me può anche iniziare dalla fine e fermarsi all’inizio, o a metà».
«Mi serve il suo aiuto».
«Mi dica che posso fare».
«Devo scrivere un libro. Matos non gliel’ha detto?».
«Mi ha detto che voleva parlare con uno scrittore».
«Mi serve aiuto per scriverlo».
«Meno ci si fa aiutare, meglio è».
Morel ci pensa su un momento.
«Sono a pezzi».
«È così che si scrive».
«Voglio essere sicuro che mi pubblichino».
«Non lo sarà mai».
Morel seduto sulla branda. Si sdraia lento, incrocia le braccia sugli occhi. Vilela prende un libro dal tavolo. Visione e invenzione.
«A che serve scrivere, se nessuno ti legge?».
«Serve sempre».
«Passo le notti a sognare la mia carriera letteraria», tono forzatamente ironico. «Vuole un biscotto?».
Sotto il letto, una scatola di latta.
Mangiano i biscotti.
«Dove ha preso questa montagna di libri?».
«Sono miei».
«Chi glieli porta?».
«Il commissario Matos. Gli ho dato le chiavi di casa. Gli dico che libri voglio, e lui li va a prendere nella mia libreria. A volte me ne compra uno, ma i nostri gusti non collimano granché».
«Ha già scritto qualcosa?», chiede Vilela.

Rubem Fonseca

Recensione

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