Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Il diacono King Kong

INCIPIT

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Il formaggio di Gesù

Il diacono Cuffy Lambkin della chiesa battista di Five Ends diventò un morto che cammina in un nuvoloso pomeriggio di settembre del 1969. Quello fu il giorno in cui il vecchio diacono – per gli amici Sportcoat – uscì a passo di carica sul piazzale delle Case Popolari Causeway a South Brooklyn, piantò una vecchia Colt calibro 38 in faccia a uno spacciatore diciannovenne di nome Deems Clemens e tirò il grilletto.
Nelle Causeway circolavano un sacco di teorie sul motivo per cui il vecchio Sportcoat – un tipo asciutto, ridente, dalla pelle bruna, che aveva tossito, rantolato, scatarrato, sghignazzato e sbevazzato in lungo e in largo nel quartiere per gran parte dei suoi settantun anni – avesse sparato al più spietato spacciatore di droga che le Cause Houses avessero mai visto. Sportcoat non aveva nemici. Aveva allenato la squadra di baseball del quartiere per quattordici anni. La buonanima di sua moglie, Hettie, era stata la tesoriera del club natalizio della chiesa. Lui era un uomo pacifico, amato da tutti. E allora, cos’era successo?
Il mattino dopo lo sparo, il gruppetto di operai comunali in pensione, barboni dei dormitori pubblici, casalinghe annoiate ed ex galeotti che si ritrovavano tutti i giorni nel centro del quartiere, davanti alla panchina del parco sotto il pennone, a bere caffè gratis e a fare il saluto alla bandiera innalzata verso il cielo, tirò fuori ogni genere di ipotesi su cosa avesse spinto il vecchio Sportcoat a fare una cosa simile.
«Sportcoat soffriva di febbri reumatiche», dichiarò sorella Veronica Gee, presidente dell’Associazione inquilini delle Cause Houses e moglie del ministro del culto della chiesa battista di Five Ends, dove Sportcoat aveva servito come diacono per quindici anni. Spiegò al gruppo che Sportcoat aveva intenzione di tenere il suo primo sermone in assoluto per la chiesa in occasione dell’imminente Giornata della famiglia e degli amici, e il titolo era “Se il ripieno vuoi mangiare tu ti devi confessare”. Accennò anche al fatto che i soldi del club natalizio erano spariti. «Ma se li ha presi Sportcoat», aggiunse, «è stato perché ha avuto un attacco di febbre».
Sorella T.J. Billings, conosciuta con l’affettuoso soprannome di “Bum-Bum”, capo usciere della chiesa di Five Ends, il cui ex marito era l’unico nella storia ricordata dalla parrocchia ad aver lasciato la moglie per un uomo e a essere sopravvissuto per raccontarlo (si era trasferito in Alaska), aveva anche lei una sua teoria. Sosteneva che Sportcoat avesse sparato a Deems perché le misteriose formiche erano tornate nel Palazzo 9. «Sportcoat è stato colpito da un maleficio», disse, cupamente. «C’è del mojo in giro».
La signorina Izi Cordero, vicepresidente del circolo delle Causeway dell’Associazione per il riconoscimento giuridico di Portorico come membro degli Stati Uniti d’America, che si trovava a meno di dieci metri di distanza quando Sportcoat aveva puntato il suo ferrovecchio contro il cranio di Deems e aveva fatto fuoco, disse che tutto era cominciato perché Sportcoat veniva ricattato da un certo “perfido gangster ispanico”, ma lei sapeva esattamente chi fosse quel gangster e aveva intenzione di raccontare tutto alla polizia. Naturalmente chiunque capiva che stava parlando del suo ex marito dominicano, Joaquin, l’unico allibratore onesto del quartiere, e che lei e il suo Joaquin si odiavano a morte, al punto che da vent’anni ciascuno dei due faceva il possibile per far arrestare l’altro. E quindi la spiegazione era quella.
Hot Sausage, il custode delle Cause Houses e il miglior amico di Sportcoat, che faceva l’alzabandiera tutte le mattine e distribuiva il caffè gratuito offerto dal centro anziani del quartiere, raccontò al gruppo che il diacono aveva sparato a Deems per via della partita di baseball annuale tra la squadra delle Causeway e quella rivale delle Watch Houses, che era stata annullata due anni prima. «Sportcoat è l’unico arbitro accettato da tutte e due le squadre».
Ma fu Dominic Lefleur, l’Eccezionale Cuoco Haitiano, che abitava nello stesso palazzo di Sportcoat, a riassumere al meglio i pensieri di tutti. Era appena tornato dopo un viaggio di nove giorni per far visita alla madre a Port-au-Prince, dove aveva contratto e poi trasmesso il solito, strambo virus del Terzo Mondo che aveva sbattuto a terra metà del suo palazzo, costringendo tutti a cagare, a vomitare e a evitarlo per giorni – anche se il virus sembrava non colpire mai lui. Dominic aveva assistito all’intera farsa dalla finestra del bagno, mentre si faceva la barba. Era entrato in cucina, si era seduto a far colazione con la figlia adolescente, che aveva i brividi e 39 di febbre, e aveva detto: «L’ho sempre saputo che il vecchio Sportcoat avrebbe fatto una gran cosa nella vita».
Il fatto è che in realtà nessuno nel quartiere sapeva perché Sportcoat avesse sparato a Deems – nemmeno Sportcoat stesso. Il vecchio diacono non sarebbe stato capace di spiegare il motivo, proprio come non avrebbe saputo spiegare perché la luna sembrasse fatta di formaggio, o perché ci fossero in giro i moscerini della frutta, o come facesse tutti gli anni la città a tingere di verde le acque del Causeway Harbor nel giorno di San Patrizio. La notte prima aveva sognato sua moglie, Hettie, scomparsa durante la grande tormenta di neve del 1967. Era una storia che Sportcoat amava raccontare agli amici.

James McBride

Recensione

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