INCIPIT
Erano già passate le dieci di sera quando a Obljaj, alla porta dei Princip, bussò un gendarme, loro parente, intimandogli
di presentarsi immediatamente alla stazione di polizia di Grahovo perché “Gavro ucciso Verdinand”. Grahovo è uno dei
luoghi più sperduti della Bosnia, al confine tra la Turchia ottomana e la Dalmazia veneziana, sicché ci vollero più di dieci ore affinché la notizia del terribile avvenimento di Sarajevo giungesse ai genitori. Da tempo erano state informate Londra e Parigi, gli spari di Sarajevo erano rimbombati fino in America, si stavano radunando i quartier generali degli eserciti, i telegrafi ronzavano e nei salotti e nelle corti del mondo occidentale e orientale si discuteva molto seriamente su chi fosse l’attentatore e quali i possibili motivi, quando il gendarme svegliò dal sonno Marija detta Nana e Petar, per dir loro cosa aveva fatto Gavrilo. Che cosa abbiano pensato in quel momento, se abbiano provato paura o, invece, siano stati orgogliosi – com’è stato supposto nella celebrata mitologia sugli eroi di san Vito e il loro martirio –, non lo sapremo mai.
Nana aveva messo al mondo nove figli, cinque maschi e quattro femmine. Sei di loro erano morti a causa di malattie
infantili. Vivevano in una vecchia casa delle cooperative, la stessa in cui un tempo erano vissuti insieme tutti i Princip, per poi, nel 1878, quando la cooperativa si era sciolta, andare a stare per conto proprio. La casa era fatta di pietra, ma aveva il tetto di legno. La porta era così bassa che ogni ospite prima di entrare doveva chinarsi in gesto di saluto. Ecco come la descrive uno scrittore dell’epoca: “Entriamo in una ‘casa’ buia, non illuminata, senza pavimento e senza finestre; al posto del pavimento c’è terra battuta, vera terra. Entrando, a sinistra, c’è una sedia di pietra per il ‘peso’ e un’altra di legno per la pentola; sopra di esse è appeso il grande piatto di legno chiamato sinija, e poi secchi e mensole per le stoviglie. Sulla parte opposta all’entrata, tre cassette di legno, una madia, il contenitore del sale e un’altra mensola. Sulla destra, proprio in fondo, si entra nella camera, una piccola stanza che contiene la ‘cucina economica’ e il letto, oltre a un grande trogolo di legno per lavare i panni. Rialzato, al centro della casa, sta un vecchio focolare quadrato con il suo antico e familiare contorno di attrezzi, simbolicamente neri, detti verige”.
Gavrilo nacque il 13 luglio 1894, secondo il calendario giuliano, particolarmente debole e minuto, tanto che la madre
non credeva nemmeno che sarebbe sopravvissuto.
Miljenko Jergović