Uscito ad agosto, questo romanzo sta facendo molto parlare di sé. Ve lo presento perché mi incuriosisce molto.
Noi non abbiamo colpa, di Marta Zura-Puntaroni, Minimum fax 2020
Marta ritorna nelle Marche. Il paese è caldo e confortevole, ci sono le amiche di sempre che ti accolgono e non ti fanno domande, contente che tu sia di nuovo lì con loro. Ci sono il bosco e le sue storie, che continuano lungo le generazioni. Ci sono le badanti straniere, che cambiano ancora prima che tu possa rammentarne il nome perché stare dietro alla nonna malata di Alzheimer è davvero duro, e appena trovano qualcosa di meglio scappano. Anzi, qualche volta scappano anche quando qualcosa di meglio non si vede ancora, perché nonna è peggio di un diaulu.
Marta diventa a sua volta una sorta di badante, ritorna al paese per aiutare sua madre a gestire la situazione, la quotidianità capovolta. Si trova ad affrontare una malattia che non brucia veloce in un’esplosione di sofferenza per poi placarsi nella guarigione o nella morte, ma che giorno dopo giorno, per ore che sembrano infinite, lavora a togliere umanità, a farti dimenticare chi era prima, nella sua interezza e nelle sue contraddizioni, quella persona che ora dimentica tutto. E allora Marta ritorna per cercare dignità nelle creature che vivono, amano e soffrono. Ritorna per ricordare, ricordare con sua madre le storie della famiglia, riappropriarsi del passato che la madre di sua madre non ha più e della speranza di un futuro.
La scrittrice Marta Zura-Puntaroni, già autrice di “Grande era onirica”, romanzo rivelazione del 2017 per il modo del tutto inedito di entrare nel cuore della provincia italiana, torna con questo nuovo romanzo, un racconto generazionale che è l’occasione per entrare in contatto con la vera anima dei luoghi della sua infanzia, le tradizioni, la vegetazione lussureggiante che sembra non essere mai cambiata, e soprattutto con le vite di sua madre e sua nonna, donne che hanno molto lottato per affermare le loro scelte.
Vi segnalo la recensione di Critica letteraria.