Yayoi Kusama nasce nella prefettura di Nagano a Matsumoto nel 1929. Cominciò a fare arte dalla tenera età di 10 anni, sin dall’infanzia ha sempre dipinto dei punti ma c’è un particolare che si cela dietro; Kusama dice che quando disegnava da bambina sua madre arrivava da dietro e le strappava i disegni dalle mani e quell’isteria e panico ha influenzato il suo processo creativo portandola a concludere in maniera rapida e furiosa il disegno prima che le potesse essere strappato via come faceva allora la madre.

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Ad un certo punto la madre le disse che se fosse andata a scuola di etichetta le avrebbe fatto frequentare la scuola d’arte lei accettò ma a scuola di etichetta non ci andò mai, frequentava solo quella d’arte e questo fece infuriare molto la madre che per lei preferiva un ruolo diverso.

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Studia la pittura nihonga, uno stile di grande rigore formale.

Lei dice che iniziò tutto quando si ritrovò in un campo di fiori nella sua fattoria, lì successe qualcosa che le provocò un trauma: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi.”

Da quel momento l’artista cercò di riprodurre nelle sue tele quell’esperienza in diverse maniere, nelle tele si vede come un’esperienza di perdita nel proprio ambiente fisico della propria personalità in uno spazio che si muove ad una velocità incredibile.

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Un giorno Kusama passando per un negozio vide un libro con i dipinti dell’artista Georgia O’Keeffe, e decise una volta visti di scriverle una lettera poiché la prese come una musa ispiratrice.

Nel 1958 si trasferisce a New York grazie alla risposta alla lettera di O’Keeffe ma anche attirata dal potenziale sperimentale della scena artistica dell’epoca.

Arrivata a New York ha iniziato realizzando dipinti monocromatici su larga scala, per i quali ha rapidamente guadagnato l’attenzione critica. All’inizio non fu facile poiché si trovata in una realtà dove l’arte era dominata dagli uomini, desiderava però esporre anche lei nelle gallerie ma non riusciva a varcarne la soglia, oltre che essere donna era giapponese e nessuno in quella società la prendeva sul serio.

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Ad un certo punto ebbe la possibilità di esporre alla galleria Brata dove nacquero altri artisti come ad esempio Franz Kline, era il periodo degli espressionisti astratti ma le opere di Yayoi erano molto diverse. I suoi quadri avevano una meravigliosa qualità tattile; il critico John Donn elogiò quei quadri e questo la rese più conosciuta.

Il suo lavoro si basa sull’arte concettuale e mostra alcuni attributi di femminismo, minimalismo, surrealismo, art brut, pop art ed espressionismo astratto accomunati tutti dalla tecnica dei pois.

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Negli anni ’60 si dedica all’elaborazione di nuove opere d’arte, per esempio Accumulatium o Sex Obsession. A partire dal 1966 Kusama realizza numerose performance provocatorie e osé, dipingendo con dei pois i corpi dei partecipanti o facendoli “entrare” nelle sue opere. Ritorna in Giappone nel 1973, dove inizia a scrivere poesie e romanzi surreali. Recentemente l’artista continua a rappresentare l’infinito attraverso sculture a tutto tondo e sale accessibili ai visitatori. Nel 1993 produce per la Biennale di Venezia un’abbagliante sala degli specchi con inserite delle zucche, che diventano un suo alter ego. Da questo momento Kusama inventa altre opere su commissione, per lo più fiori giganti o piante colorate. Le sue opere sono esposte in vari musei importanti a livello mondiale in mostre permanenti.

Si fa conoscere dal grande pubblico per la collaborazione con Peter Gabriel nel video Love Town (1994), in cui tutte le sue ossessioni — pois, reticolati, cibo e sesso — finiscono nel mondo ipertrofico della canzone dell’ex Genesis.

Ed un’altra occasione per aumentare la sua notorietà, l’ha avuta nel 2012 grazie a Marc Jacobs, direttore artistico Louis Vuitton, con il quale ha svolto una delle più grandi collaborazioni artistiche per la maison francese. Sono stati realizzati numerosi capi d’abbigliamento che riportano gli ossessivi pois, molto grandi e colorati. È stata realizzata anche una linea di borse Louis Vuitton, dove sono stati ripresi i modelli più iconici in cui la classica tela Monogram è stata sostituita con la ben più prestigiosa pelle Monogram Vernis Dots Infinity. Dipinge quasi quotidianamente nello studio a Shinjuku.

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Nel 2021, dal 19 marzo, il Gropius Bau di Berlino dedicherà una grande retrospettiva all’artista Yayoi Kusama. L’esposizione ripercorrerà settanta anni di carriera dell’artista.

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La mostra ricostruirà otto mostre di Kusama tenute dagli anni dal 1952 al 1983, illustrando così come l’opera dell’artista giapponese si sia sviluppata nel corso dei decenni. La retrospettiva prende avvio con le mostre allestite nella sua città natale, Matsumoto, Yayoi Kusama Solo Exhibition Yayoi Kusama Recent Works(1952), in cui emergeva già la natura immersiva propria della sua ricerca successiva. Nel 1963 sarà poi la volta di Aggregation: One Thousand Boats Show, la prima installazione ambientale di Kusama a New York, che comprendeva una barca a remi in legno rivestita da oggetti a forma di fallo realizzati in tessuto bianco. Questo motivo riapparve poi nel Driving Image Show del 1964 a New York dove, nel 1965, realizza la sua prima Infinity Mirror Room, ovvero la tipologia di installazione che ha reso l’artista celebre in tutto il mondo. Si tratta di una serie di sculture gonfiabili a forma tentacolare, dai colori vivaci e ricoperte da pois (segno tipico di Kusama), racchiuse in una stanza piena di specchi. Il continuo gioco di riflessi crea così l’illusione di uno spazio infinito, un mondo fantastico e psichedelico governato dalle singolari creature realizzate dall’artista. Per l’Infinity Mirror Room del 1965, dal titolo Phalli’s Field, Kusama realizzò un campo di falli, in cui i visitatori erano invitati a esplorare e immergersi. “I pois sono una via verso l’infinito”, spiegava Kusama nel 1968. “Quando annulliamo la natura e il nostro corpo con i pois, diventiamo parte dell’unità del nostro ambiente. Divento parte dell’eterno e ci annulliamo nell’Amore”

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