“Sto aiutando David a organizzare l’entrata trionfale a Parigi delle opere d’arte che Bonaparte ha spedito dall’Italia per il 9 termidoro. Non so se questa razzia di capolavori sia conforme alle leggi morali internazionali, ciò che posso dirvi è che riguarda solo oggetti straordinari. Un corteo come non se ne sono visti dall’epoca delle vittorie degli antichi si formerà al Museo e raggiungerà il Campo di Marte. Non perdetevi lo spettacolo, ma dite a Ethis che tra quei trofei non c’è niente per lui!”

Il letto di acajou, pag. 291

Il letto di acajou, di Jean Diwo, 21 lettere edizioni 2022, traduzione dal francese di Luisa Rigamonti, pagg. 702, copertina di Jacopo Starace

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21 lettere ha pubblicato il secondo volume della saga de Le dame del Faubourg (qui trovate la recensione del primo). Continua quindi il racconto di Jean Diwo, una lunga parabola che ripercorre la storia della Francia attraverso la vita di persone semplici e coraggiose. Siamo ancora nel Faubourg Saint-Antoine e tra gli ebanisti. Ritroviamo i vecchi personaggi ma ne compaiono di nuovi, con i quali condivideremo le loro gioie, i loro dolori e i loro amori, nella vita di tutti i giorni, nel tumulto dei cambiamenti epocali che hanno cambiato il volto del Paese.

In questi trent’anni di storia, generazioni di artigiani del legno nel Faubourg Saint-Antoine si susseguiranno, passando il testimone da una generazione all’altra, e dovranno diversificare il proprio mestiere ed adattarsi ai nuovi stili e ai nuovi committenti per sopravvivere ai tempi difficili che devono affrontare. Con grande precisione e sensibilità, Jean Diwo prosegue la narrazione dell’epopea familiare, mescolando fatti storici con la vita romanzata di questa comunità di lavoratori che continuano ad esistere e sopravvivere nonostante le difficoltà incontrate. Con la sua grande capacità rievocativa, l’autore ci fa rivivere la vita parigina dalle prime ore della rivoluzione, passando per il sanguinoso Terrore, fino alla caduta del Primo Impero, e la restaurazione di Luigi XVIII sul trono di Francia.

Le storie del Faubourg ruotano questa volta attorno ad Antoinette, figlia del celebre ebanista Oeben, nuora del non meno famoso Riesener, moglie del conte Bertrand de Valfroy e madre della piccola Lucie. La casa di Antoinette, situata in Place d’Aligre, è diventato il luogo di convergenza di un gruppo di personaggi vivaci, amanti delle arti, che, nelle rispettive vite quotidiane, testimoniano le gioie, ma anche i drammi che animano il borgo durante questo periodo cruciale, particolarmente oscuro, che ha visto aprirsi la strada della democrazia con ghigliottine e baionette. Stiamo assistendo all’evoluzione delle mode e degli stili e al progressivo adattamento di un’intera filiera artigianale alla meccanizzazione che prefigura la produzione industriale di massa a scapito dell’artigianato. Questo secondo volume è più intimo del primo, lascia più spazio ai personaggi e alle loro trepidazioni.

I dettagli riguardanti i mobili dell’epoca, il riferimento ai maestri indiscussi del legno catturano la nostra attenzione. Con la rivoluzione, e la decapitazione di Capeto, i vecchi maestri del legno non sono più di moda; ormai alle spalle i cassettoni Boulle, lo stile di Riesener Oeben. La Rivoluzione e poi il Terrore sono una calamità per l’arte nonché per le teste dei cittadini. Tra cui anche quella di Valfroy…

La Rivoluzione, pur avendo quasi cancellato la nobiltà, che aveva rappresentato la parte più importante della clientela del quartiere, aveva arricchito parecchia gente; gli accaparratori, i trafficanti di beni nazionali e quella parte della borghesia che aveva saputo far fruttare i propri capitali. (..) Il nuovo stile, più semplice nelle forme e meno caro nella realizzazione, conveniva ai notabili del Consolato (..) Per il Faubourg, abituato da quasi due secoli ai prodigi dell’intarsio e alle belle curve, si trattava di una vera e propria conversione. 321

Il letto di acajou, pag. 321

Ritroviamo Jacob, il maestro delle sedie Luigi XV e Luigi XVI, Riesener, il vecchio ebanista, Richard e Lenoir, fondatori della filanda sul viale che porterà il loro nome, i falegnami, i doratori, i fabbricanti di specchi, i tappezzieri, tutti attivi dalla Rivoluzione alla Restaurazione, Réveillon… Ma anche personaggi storici del calibro di Robespierre, o Eugène Delacroix (che sarebbe il figlio naturale di Talleyrand), il giovane pittore Eugène Delacroix! Fontaine e Percier: due architetti/decoratori che eseguiranno diversi ordini per l’imperatore Bonaparte, incontreremo anche l’inventore della tecnica rivoluzionaria che permetteva di conservare per mesi il cibo.

Alexandre Lenoir cerca in qualche modo di salvare alcune opere d’arte dalla distruzione dei sans culottes, verrà presto aiutato da Ethis: un bambino abbandonato entrato nella vita di Antoinette in modo del tutto sorprendente, divenuto eroe della Bastiglia, e che seguiremo a lungo… Ogni mercoledì, nella casa di Antoinette, una piccola assemblea di uomini intelligenti, artisti e falegnami si riunisce per cenare e discutere… Presto questi mercoledì sera saranno chiamati i salotti del faubourg.

Diwo è nato in questo quartiere, lo conosce bene e vi è molto legato: il suo amore è percepibile tra le pagine e si concretizza attraverso la precisione delle descrizioni, documentate da una lunga ricerca storica. Si resta colpiti dalla sua rievocazione di Place d’Aligre, con il suo mercato di Beauvau fondato dalla badessa di Saint Antoine des Champs, ma anche dalla precisione con cui riesce a descrivere il lavoro degli ebanisti. Molto vivide anche le pagine in cui gli eventi storici vengono calati nella quotidianità dei personaggi: si percepisce l’atmosfera tesa, il fermento che sottende al fluire della storia.

la splendida copertina di Jacopo Starace

Un romanzo che piacerà a tutti gli amanti della storia francese, di Parigi e dell’arte in generale. Una lettura piacevole ma anche istruttiva, molto più di un manuale di storia…

Qui potete leggere l’incipit.

Rue de Faugourg Saint-Antoine

La vita, imperniata sulla nuova generazione, proseguiva. Antoinette svolgeva con gioia il suo ruolo di nonna, che non le impedì di continuare a essere l’attenta animatrice del clan. (..) In modo del tutto spontaneo, senza che fosse dichiarato apertamente, gli artigiani del legno cercavano in Antoinette la tutela disinteressata che le badesse di Saint-Antoine-des-champs avevano accordato loro nel corso dei secoli. Quel titolo di dama del Faubourg, che i suoi cari le avevano dato per scherzo, stava a poco a poco diventando realtà. Nonostante l’abbazia fosse stata distrutta, il quartiere rimaneva legato alle proprie radici.

Il letto di acajou, pag. 553