Febbre da fieno, di Stanisław Lem, Voland 2020, traduzione di Lorenzo Pompeo, pp. 203

Febbre da fieno (1976), tradotto e edito da Voland, è la prima traduzione italiana dell’opera dello scrittore polacco Stanisław Lem. Si tratta di un romanzo realistico che si discosta dalle sue altre opere di genere fantastico o di fantascienza come Solaris; infatti Lem abbandonò per diversi anni il genere che gli aveva regalato una fama planetaria (fonte di ispirazione anche di film); ci ritornò solo negli anni Ottanta. Con toni filosofici e visionari (come non pensare all’uso di armi chimiche che, a partire dagli anni della Guerra Fredda ai giorni nostri hanno terrorizzato l’opinione pubblica?) e uno stile che sfocia nel sarcasmo, Lem ci porta in una vicenda molto verosimile.

Un ex astronauta viene assunto dai servizi segreti americani per aiutare nelle indagini su un caso di morti misteriose. Supportato da un team, monitorato a distanza e fornito di elettrodi applicati sul corpo, il protagonista si presta all’operazione.
Il mistero da risolvere è una serie di morti misteriose causate da un inspiegabile stato di panico tra la clientela maschile in diversi stabilimenti termali di Napoli. Il profilo delle persone che perdono la vita in circostanze decisamente innaturali è piuttosto peculiare e si sovrappone alle caratteristiche del nostro protagonista, un astronauta prematuramente in pensione a causa delle allergie, come suggerito dal titolo. Secondo i risultati preliminari degli investigatori, l’elenco delle caratteristiche delle vittime di “psicosi acuta di eziologia sconosciuta” comprende: lo stesso sesso, la stessa età, la stessa corporatura, malattie e condizione materiale. Si presume che il caso sia un omicidio seriale per avvelenamento, sebbene non sia mai certo (se esiste) il reale collegamento tra le vittime.

Nel corso dell’indagine si scopre che alcune sostanze chimiche innocue possono essere combinate in un potente depressore, una sorta di arma chimica. Uno dei composti chimici coinvolti nella miscela mortale proviene da un farmaco antiallergico, che l’eroe prende per la rinite allergica. Il protagonista ne sperimenta gli effetti, ma il suo addestramento lo aiuta a sopravvivere e a risolvere il caso.

Stanisław Lem, uno scrittore con una formazione medica, era perfettamente consapevole dell’impatto delle sostanze chimiche o farmacologiche sul corpo umano, cosa che lo ha aiutato a creare un romanzo poliziesco con un assassino che agisce perfettamente e che non può essere assicurato alla giustizia.

La realtà in cui si muovono i protagonisti di Febbre da fieno (come anche nelle altre opere di Lem) è fortemente segnata dall’innovazione tecnologica. Certo, dobbiamo contestualizzare queste innovazioni nel periodo in cui il romanzo è stato scritto, consci del fatto che oggi – soprattutto dopo l’11 settembre – le tecnologie sono molto più sofisticate, ma il succo del discorso non cambia.

Il modo in cui Lem tratta il genere poliziesco introduce molti elementi non tradizionali. Il lettore è spinto non solo a considerare diversi sospettati come possibili colpevoli degli omicidi, ma anche la possibilità che essi siano tutti avvenuti per puro caso. In questo modo, le leggi naturali della probabilità e la teoria del caos svolgono il ruolo di sospettati in un giallo, conferendo al romanzo elementi distopici. Personalmente ho trovato la costruzione del romanzo piuttosto macchinosa e, pur comprendendo il valore dell’opera, non l’ho del tutto apprezzata, probabilmente non essendo un genere che mi è congeniale.

In generale, le opere di Lem esplorano temi filosofici: speculazioni sulla tecnologia, sulla natura dell’intelligenza, sull’impossibilità di comunicazione e comprensione reciproca, riflessioni sui limiti umani e sul posto dell’umanità nell’universo. Queste tematiche vengono elaborate nelle opere di fiction, ma anche sotto forma di saggi o libri filosofici.

Nel romanzo c’è tanta Italia vista con gli occhi di uno straniero: l’ambientazione tra Napoli e Roma, i riferimenti alla società del tempo, i termini in lingua italiana che l’autore inserisce direttamente nel testo originale.

QUI potete leggere l’incipit del romanzo. Lorenzo Pompeo, traduttore del libro e saggista, è anche l’autore della nota finale in cui viene riassunta la genesi dell’opera. Vi consiglio di leggerla subito, soprattutto se non conoscete lo scrittore, vi aiuterà a contestualizzare il romanzo.

Stanisław Lem (Leopoli, 1921-Cracovia, 2006) è considerato uno dei maggiori autori polacchi contemporanei, nonché il più importante scrittore non angloamericano di fantascienza. Nel 1972 il regista russo Andrej Tarkovskij si è ispirato al suo romanzo Solaris (1961) per girare l’omonimo film, riproposto nel 2002 in una nuova versione dal regista statunitense Steven Soderbergh. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: L’indagine del tenente GregoryCyberiadeMemorie di un viaggiatore spazialeIl pianeta del silenzioMicromondi

Lem divenne veramente produttivo dopo il 1956, quando il periodo di destalinizzazione portò all'”Ottobre polacco”, quando la Polonia sperimentò un aumento della libertà di parola. Tra il 1956 e il 1968, Lem scrisse 17 libri. Molta della sua fame è legata a Cyberiade, una serie di racconti pubblicati nel 1974 che narrano un universo meccanico governato da robots.

Il romanzo è anche contenuto nella Box 16 “Caro, vecchio Continente“, di Romanzi.it dedicata a Voland. Link per l’acquisto della Box, codice sconto esclusivo del valore di 5 euro riservato al mio blog.