I sospetti e le spiegazioni possibili erano così tanti e complessi, così scollegati da prove decisive, che la pubblica inchiesta girò fiaccamente a vuoto, in un cerchio ampio e crepitante, finché, senza clamore, non fu archiviata. Nessuno venne mai incriminato o condannato, e le ventotto vittime ignote furono sepolte ai piedi di un monumentale angelo alto tre metri che piano piano divenne nero, dopo anni e anni di freddo e caldo e pioggia battente.

La versione della cameriera, di Daniel Woodrell, NN Editore 2019,  traduzione di Guido Calza, pagg. 188

È da poco uscito per NN Editore il primo volume della Serie di West Table, dello scrittore americano Daniel Woodrell, autore di grande fama nel suo paese, che ora possiamo leggere nella eccellente traduzione di Guido Calza. L’ho scelto durante Book Pride, un po’ ammaliata dalla bellissima copertina, lo ammetto, ma, soprattutto, conquistata dalle prime dieci pagine che ho letto lì, in piedi, davanti allo stand.

Il romanzo si presenta con un titolo e parte con uno spunto narrativo – l’esplosione di una sala da ballo in cui persero la vita una quarantina di persone – che sono facilmente collegabili alla definizione che l’autore stesso ha dato delle sue opere: country noir. Quindi, iniziando la lettura, ci si aspetta di imbattersi in un tragico episodio, probabilmente non fortuito, per cui esistono varie spiegazioni, tra cui la versione della cameriera, appunto.  E tutto questo naturalmente c’è nel romanzo, è l’ossatura su cui si costruisce tutto il dispositivo narrativo; ma in realtà l’episodio e tutte le persone che ne sono state direttamente o indirettamente toccate – cioè tutta la comunità della cittadina – fanno parte di una narrazione dai connotati epici, una narrazione “densamente popolata”, mi verrebbe da dire, in cui facce e storie si sommano, a costruire un reticolo di micro-storie, che dal particolare sfociano in un afflato generale.

Il racconto si apre con la voce narrante, il dodicenne Alek, che sta trascorrendo dei giorni di vacanza dalla nonna Alma, la cameriera. Alma, dai capelli lunghi fino ai piedi, eccentrica e scorbutica, ha molte cose da raccontare: storie di persone, di fatti, che ruotano attorno alla vicenda chiave, l’esplosione della sala da ballo, perché per capire cosa sia veramente successo e perché, bisogna conoscere uno ad uno coloro che ne furono coinvolti. In quella vicenda tutti hanno una parte: chi ha perso una persona cara, chi ha dei sospetti sui responsabili, chi aveva da perdere e chi da guadagnare da quella tragedia.

Allora ci sono capitoli in cui si torna molto indietro nel tempo e nelle generazioni, per poi tornare al presente, a cosa ne è di quelle persone, chi sono diventate e come hanno provato a superare quel trauma.

I ricordi di Alma sono come un fiume che trascina tutti verso la foce, verso l’epilogo in cui si capiranno i nodi della vicenda. Ma ci si arriva poco a poco, per sommatoria di indizi. Lei è stata per tutta la vita una cameriera al servizio di famiglie facoltose, ha sentito racconti, pettegolezzi, ha perso la sua amata sorella Ruby in quella tragedia e da quel momento non si è più data pace. E non vuole che tutto finisca nel dimenticatoio, e per questo decide di raccontare al nipote la storia fin dagli inizi.

Ozark Talimena-scenic-byway
Ozark – Talimena scenic drive – Listosaur

Woodrell utilizza questo espediente per dipingere un quadro ampio: racconta una comunità intera, la cittadina di West Table, adagiata nella regione montuosa di Ozark, dove convivono persone affossate nella peggiore indigenza – Alma stessa, che sfama i suoi figli con gli avanzi del padrone e che vive in una baracca fatiscente – e che vivono alla giornata, anche grazie a qualche furtarello, e le famiglie ricche, che abitano in grandi case eleganti e che spesso nascondono i loro peccati dietro la maschera del perbenismo. Ci racconta tutto questo con umorismo cupo, coprendo un secolo di storie, di vite, dove si vedono i cambiamenti della modernizzazione, dove si muore o si torna dalle due grandi guerre, mutilati nel fisico e nell’animo. Il racconto mette insieme ogni singolo episodio, anche quelli che all’inizio appaiono scollegati, dando così forma, nello sviluppo narrativo, all’epica della collettività. Il romanzo è composto da capitoli che alternano il racconto in prima persona – di Alek – quando siamo nel presente, alla terza persona quando si ripesca dal passato, dando così un ritmo cadenzato alla narrazione; le descrizioni sono molto realistiche, senza risparmio di particolari truci, così come si conviene nella crime fiction.

Il Midwest che racconta Woodrell è quello mitizzato, dove ognuno ha una storia bizzarra da raccontare, dove le vite non scorrono in modo lineare ma sono piene di inciampi, dove anche ai fatti semplici si deve dare una spiegazione, che a sua volta risale ad un’altra e così via. Dove luci e ombre, forse più ombre che luci, connotano il vissuto dei personaggi.

Personalmente, ho apprezzato molto questo romanzo, mi sono piaciute le atmosfere, l’umorismo un po’ nero e la capacità di mettere a fuoco i personaggi anche con pochi, ma significativi, dettagli. Mi ha un po’ ricordato i racconti di John Cheever.

Qui potete leggere l’incipit.