Le gocce cadono sui libri con schiocchi secchi, militari. Ad Abdallah viene da pensare che non siamo noi ad abitare i luoghi, ma sono i luoghi ad abitare noi. Ryad torna a leggere le parole sulla grande insegna: «Giovani autori, per giovani lettori, da giovani librai». Non si sente più tanto giovane. Ha la testa piena di tutte le storie che gli ha raccontato Abdallah. Piccole storie, dense e pesanti, che prese tutte assiema compongono il quadro della grande Storia. Non sa cosa pensare. Ha l’impressione di aver fallito la sua missione. Il ritratto di Charlot affoga nell’acqua di Algeri.

La libreria della rue Charras, di Kaouther Adimi, L’orma editore 2018, traduzione di Francesca Bononi. Titolo originale dell’opera: Nos richesses

 Il romanzo di Adimi è narrato da una voce plurale, quella degli abitanti del quartiere in cui la libreria ha preso vita, di coloro che l’hanno vista nascere e palpitare, che l’hanno amata e difesa, e che conducono per mano il lettore per le vie della città di Algeri fino ad arrivare proprio lì davanti, nel giorno più triste, quello che ne vede la chiusura, la fine di una avventura che celebra la cultura, lo spirito combattivo dell’uomo che l’ha creata, e degli ideali libertari che l’hanno sostenuta.

Intrecciando realtà e finzione, il romanzo narra la vita e l’impresa titanica di un uomo, Edmond Charlot, che ha creduto nella possibilità di essere motore e ispiratore di una “casa” della cultura: libreria, casa editrice, luogo di incontro per poeti e scrittori con i loro lettori e sostenitori. Un’avventura quasi romantica, idealista, che anche se sommersa di debiti e ostacolata in mille modi dalle vicende storiche del Paese e della “madrepatria”, la Francia, anche assediata dai mutamenti di prospettiva del divenire socio-culturale, è resistita, mantenendo fede ai suoi principi ispiratori. Perché, nella realtà, la libreria esiste, come succursale della biblioteca nazionale, come è esistito il suo creatore e tutti i letterati che vi sono transitati, e che dall’editore Charlot sono stati pubblicati. A partire da Camus, che sui gradini della libreria correggeva manoscritti.

Ma l’autrice, nella finzione letteraria, ne racconta la chiusura, la trasformazione in negozio di ciambelle, un trend che è tutt’altro che finzione, e lo fa come monito a tutti noi lettori, a ricordarci che la chiusura di una libreria è un evento luttuoso, è la perdita di un motore di libertà.

L’impianto narrativo del romanzo intreccia il diario scritto dall’editore/libraio– fittizio, ma basato sulla lettura di lettere e documenti inerenti la sua vita – al racconto dei personaggi che assistono alla sua fine: il vecchio Abdallah, che ci ha lavorato per una vita, il giovane Ryad, “stagista” chiamato a disporne la chiusura e lo smaltimento di tutto ciò che ancora contiene, e  il quartiere che la ospita.

algeri vicolo casbah

La storia della libreria “Les Vraies Richesses”  (in onore del libro di Jean Giono, dal quale Charlot è rimasto “folgorato”) è il vero protagonista. Nata dalla testardaggine e dallo spirito indomito del suo fondatore, ha un programma ben preciso:

Abbiamo riflettuto lungamente su uno slogan che definisse le nostre ambizioni e alla fine «Giovani autori, per giovani lettori, da giovani librai» ci ha messi tutti d’accordo. È un po’ pretenzioso, ce ne rendiamo conto, ma in fondo è quello che siamo, giovani, e poi suona come una specie di dichiarazione di guerra contro Algeri, sempre così conformista! Ho commissionato una grande insegna bianca sulla quale campeggerà in nero il nostro motto.

E giovane Edmond Charlot lo rimarrà fino alla fine della sua vita, quando quasi novantenne, cieco e senza un quattrino, saluterà il mondo ma non i suoi ideali, che l’hanno mosso sempre, attraverso mille vicissitudini, il tentativo – fallito – di aprire una succursale della casa editrice a Parigi, dove i grandi editori gli hanno fatto la guerra, le difficoltà economiche e gli amici che gli hanno voltato le spalle. Editore realmente esistito, come la libreria/casa editrice: nelle intenzioni del suo fondatore, luogo che si ispira a “una visione mediterranea che non si limiti al porto di Algeri”, che ha pubblicato migliaia di titoli, di autori poi divenuti famosi, come Albert Camus che dell’editore fu compagno di scuola, e Saint-Exupéry, Jules Roy, André Gide, Mouloud Feraoun, Emmanuel Roblès, Jean Amrouche, e anche Federico García Lorca, Gertrude Stein, Virginia Wolf.

Attraverso dei flash back, l’autrice racconta anche la storia del suo paese, l’Algeria, dagli anni Trenta del Novecento fino al 1961: il contributo dei suoi soldati alla Francia durante la Seconda Guerra mondiale, la lotta per l’indipendenza (avvenuta nel 1962), il terrorismo, le incarcerazioni di massa, le torture, il rapporto conflittuale mai del tutto risolto, con la Francia.

Anche in questo livello narrativo, è una voce plurale, quella del popolo algerino che parla al lettore:

Detestiamo l’Europa, le cui fabbriche inghiottono i nostri padri per restituirceli masticati, rotti da fatica e privazioni. Ci arruoliamo nell’esercito. Ci consegnano le uniformi e ci riempiono di garndi discorsi. Allora diventiamo un po’ francesi, ma mai del tutto. (..) Continuano a ripeterci parole come patria, coraggio, onore… ma la verità è che quando siamo al fronte pensiamo più che altro alla fame, al freddo, all’incomprensibilità di questa guerra, e ai caduti.

Dunque, voltata l’ultima pagina di questo bel libro, rimangono i pensieri a vagare su ciò che l’autrice ha voluto trasmetterci: la difesa della cultura indipendente, il rispetto dei popoli e l’ideale di integrazione pacifica ed equa. Tutti concetti che oggi, sono al centro del dibattito internazionale senza trovare risposte capaci di sconfiggere il razzismo dilagante, l’integralismo religioso e la massificazione culturale.

Adimi foto leiKaouther Adimi è nata nel 1986 ad Algeri e, dopo aver vissuto a Orano e a Grenoble, nel 2009 ha scelto di stabilirsi a Parigi. Dei suoi primi due romanzi – insigniti di numerosi premi letterari su entrambe le sponde del Mediterraneo – è già stato pubblicato in italiano Le ballerine di Papicha (Editrice il Sirente, 2017). Caso letterario in Francia, La libreria della rue Charras ha vinto il Prix Renaudot des lycéens, la Liste Goncourt – le Choix de l’Italie e il Prix du Style.

 

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