All’inizio non c’era nulla. Poi c’era tutto. E poi, in un parco sopra una città occidentale dopo il crepuscolo, piovono messaggi nell’aria. Una donna è seduta per terra, appoggiata a un pino. La corteccia preme contro la sua schiena, dura come la vita. Gli aghi profumano l’aria e un’energia freme nel cuore del legno. Le sue orecchie si sintonizzano sulle frequenze più basse. L’albero sta dicendo delle cose, in parole che precedono le parole.
Il 5 giugno scorso si è celebrata la Giornata dedicata all’ambiente; nel post che ho dedicato alla giornata vi ho suggerito due libri che ruotano attorno a questo tema. Oggi vi segnalo questo:
Il sussurro del mondo, di Richard Powers, La nave di Teseo 2019, traduzione di Licia Vighi, pagg.658
Libro vincitore del Premio Pulitzer 2019 per la narrativa.
Negli ultimi anni, l’emergenza ambientale ha sollecitato molte coscienze, soprattutto tra i più giovani, a cui andrà l’eredità delle nostre scelte. Stiamo assistendo al risveglio di una sensibilità ecologista che si manifesta attraverso i movimenti e la mobilitazione di giovani ai quattro angoli del globo, e che si riflette anche nella produzione letteraria. Spicca, tra i romanzi che mettono al centro il cambiamento climatico dal punto di vista etico e sociale, il libro Il sussurro del mondo; Richard Powers (quarant’anni di carriera e dodici romanzi scritti) costruisce un esperimento narrativo unico nel suo genere.
Il romanzo è diviso in più sezioni, una struttura che s’ispira alle diverse parti che formano gli alberi: Radici, Tronco, Chioma, Semi. La prima parte è una raccolta di racconti apparentemente indipendenti, che seguono nove protagonisti, nove radici che non sanno di essere connesse a un unico fusto. Si tratta di uomini e donne ordinari, tutti residenti negli Stati Uniti, ma dalle origini etniche più varie, dagli alberi genealogici complessi, colpiti da gioie e dolori come tutti, a cui si affiancano le vicissitudini delle foreste, dei boschi, della terra in cui vivono. Gli alberi, infatti, sono i co-protagonisti del racconto, creature più grandi, più lente, più vecchie, più durature che vanno ri-scoperte, perché non sono mai state guardate sul serio, con attenzione e cura, ma più spesso viste come dei meri strumenti.
Si dipana quindi un racconto che, man mano che si procede nelle varie sezioni – Tronco, Chioma, Semi -, incrocia il destino di tutti i protagonisti, tessendo una rete intricata, una polifonia armonica di sentimenti comuni, ideali, condivisioni. Non poteva essere altrimenti visto il rifiuto categorico – e anche la derisione – dell’individualismo esasperante della nostra società. Il sussurro del mondo ha una forte nota politica al suo interno: a essere messo in discussione non è soltanto il capitalismo (per cui ogni pezzo di terra è una proprietà di qualcuno e non il diritto di qualcosa), ma anche il concetto stesso di progresso ed evoluzione.
Dopo secoli di innovazione, siamo comunque vittime dello stesso ciclo di morte e devastazione, forse gli alberi si sono adattati meglio di noi alla sopravvivenza. Powers spiega che ci sono altri modi di pensare al tempo e non solo come una linea retta di progresso continuo ed esponenziale (probabilmente illusorio), ma forse ripensarlo come le vite degli alberi, in maniera circolare, dove la vita si trasforma e si moltiplica, non finisce: “Il tempo non era una corda che si srotolava di fronte a lei. Era una colonna di cerchi concentrici con lei al centro e il presente che fluttuava verso l’esterno lungo l’orlo lontano”.
I protagonisti de Il sussurro del mondo all’inizio del libro sono dei disillusi, non credono a niente. Cercano qualcosa che vada oltre loro stessi: “Stiamo vivendo un’epoca in cui si reclama un’autorità morale che vada al di là dell’orizzonte umano”. La risposta che gli dà Powers è il biocentrismo che lotta per far retrocedere l’uomo di un passo, a favore di esseri millenari che stanno al mondo da prima di noi. Tutti i protagonisti si ritrovano a lottare in maniera radicale come attivisti per un bene comune, in procinto di sparire: la foresta vergine e, in particolare, una sequoia che diventa un baluardo, l’avamposto di una nuova civiltà. Lo scrittore non fa mai mistero del fatto che questo sia un libro di lotta, un romanzo politico fino al midollo che vuole far cambiare idea a chi lo legge. Non con le sentenze del pamphlet, ma con le storie. Perché sono solo le storie che possono cambiarci.
I nove personaggi umani della storia rappresentano nove archetipi, ciascuno dei quali è accoppiato a un “tipo” arboreo: a Nicholas Hoel, artista ambientale di origini norvegesi, corrisponde il castagno americano, albero che sopravvive alla morìa che investe la fattoria di famiglia nell’Iowa; l’ingegnere Mimi Ma, per metà cinese, è legata al gelso, albero con due sessi che il padre pianta nel giardino dietro casa; ad Adam Appich, studente di psicologia, è assegnato l’acero; Douglas Pavlicek, pilota abbattuto nella guerra del Vietnam, si salva cadendo su un baniano; Neelay Mehta, figlio di un ingegnere della Sylicon Valley e genio dell’informatica a sua volta, è costretto su una sedia a rotelle dopo essere caduto da una quercia; a Patricia Westerford, botanica visionaria, si deve la scoperta di un sistema di comunicazione delle piante e di altri segreti inscritti sul tronco di un faggio.
Sinossi:
Patricia Westerford – “Patty-la-Pianta” – comincia a parlare all’età di tre anni. Quando finalmente le parole iniziano a fluire, assomigliano piuttosto a un farfugliare incomprensibile. L’unico che sembra capire il mondo di Patricia, sin da piccola innamorata di qualsiasi cosa avesse dei ramoscelli, è suo padre – “la sua aria e la sua acqua” – che la porta con sé nei viaggi attraverso i boschi e le foreste d’America, a scoprire la misteriosa e stupefacente varietà di alberi. Cresciuta, dottorata ribelle in botanica, Patty-la-Pianta fa una scoperta sensazionale che potrebbe rappresentare l’alfa e l’omega della natura, il disvelamento del mistero del mondo: il compimento di una vita spesa ad ascoltare e guardare gli alberi, sin dalla nascita. Ma in realtà questo è solo l’inizio. Intorno a Patty-la-Pianta si intrecciano i destini di nove indimenticabili personaggi che a poco a poco convergono in California dove una sequoia gigante rischia di essere abbattuta da uomini sordi e ciechi. Il sussurro del mondo è un’opera immensa, un appassionato atto di resistenza e impegno, un inno d’amore alla letteratura, al potere delle storie, alla grandiosità della natura.
Vi segnalo questo articolo:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/sussurro-del-mondo-romanzo-richard-powers/
Letto. A me è piaciuto moltissimo…. tutte quelle storie.
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Nonostante la lunghezza, è uno di quei libri che sanno tenere alta l’attenzione e che coinvolgono.
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Mi hai rubato il commento dalle mani!! Il libro è lungo ma sì legge “voracemente” ed è verissimo quel che dici è un libro politico nel senso più nobile del termine perché si occupa proprio del nostro mondo !! Bellissima la tua recensione
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grazie Matilde, mi fai sempre sentire in buona compagnia….
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Anche tu per dire la verità!!’😊
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Grazie per il tuo consiglio!😊
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A te! e buone letture, e scritture….
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Grande autore. Questo devo recuperarlo al più presto. Ho letto, di lui, “Il fabbricante di Eco” e lo splendido “Il tempo di una canzone” (The time of our singing ), forse il libro sul razzismo – su tutte le sue implicazioni – più profondo che abbia mai letto, un DeLillo meno sintetico e più interessato alla trama.
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Grazie per questi suggerimenti che condividi, saranno utili a tutti!
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