«L’Istria è una tavola apparecchiata alla buona, una fetta di prosciutto salato, un’oliva e un bicchiere di malvasia»
Il 2 settembre, in tutte le librerie, arriva Vento di terra, di Paolo Rumiz, edito da Bottega Errante Edizioni.
Torna in libreria un reportage che racconta l’Istria, Fiume e un confine ancora aspro. Una regione d’Europa fondamentale, crocevia di nazionalismi e condivisioni, di confini e lingue che si mescolano, diventa paradigma di quello che siamo oggi. In tempi di giornate del ricordo, ipotesi di muri che si rialzano, rotte balcaniche, questo libro dipinge l’Istria subito dopo il conflitto nella ex Jugoslavia e ci racconta di come quel pezzo di terra sia stato e sia tuttora laboratorio per l’intera Europa. “Chiudo gli occhi e ne sento l’odore. Salvia, santoreggia. Fichi. Bietole all’aglio. Brughiera. Salsedine. Istria. Inconfondibile. Refrattaria all’idea di nazione, che le ha portato solo sventura. Molto è cambiato dall’uscita di questo libro. Ma l’Istria eterna non molla. Il profumo rimane. L’Istria è il suo profumo“.
È un diario di viaggio che nasce da una constatazione: l’Istria, come la Bosnia, è uno spazio multietnico violentato, dunque può diventare un moltiplicatore di pressioni nazionalistiche esterne. Ma il libro trae alimento dalla convinzione antitetica che l’Istria ha in sé i numeri per diventare, al contrario della Bosnia, uno spazio di riavvicinamento fra le due Europe. Nei Balcani l’orrore nasce dalla paranoia di far coincidere Stato e Nazione; in Istria il riconoscimento pieno delle autoctonie può diventare invece elemento di forza, anziché di debolezza, delle diverse sovranità statali.
Lo comprerò sicuramente!
"Mi piace"Piace a 1 persona
e siamo in due…..
"Mi piace"Piace a 1 persona
👍👍👍
"Mi piace""Mi piace"