Cominciai a interessarmi delle mie origini, ma per molto tempo non lo ammisi. Mi sembrava retrogrado, addirittura distruttivo, parlare delle mie o delle nostre origini in un’epoca in cui discendenza e luogo di nascita erano tornati a essere segni distintivi, in un’epoca in cui i confini venivano nuovamente rinforzati e dalla palude prosciugata della divisione politica emergevano i cosiddetti interessi nazionali. In un’epoca in cui l’emarginazione diventava programmatica e poteva di nuovo essere votata. (Pag. 72)

Origini, di Saša Stanišić, Keller editore 2021, traduzione di Federica Garlaschelli, pagg. 383

Come si fa a parlare di un libro come questo? Profondo, originale, poetico: bastano tre aggettivi? No, non bastano, forniscono qualche indizio, mettono su una buona pista, ma sono riduttivi. Origini è un libro che vi consiglio di leggere, perché è difficile descriverlo senza perdere in bellezza. È un libro che tocca delle corde profonde, che fa meditare; anche se la nostra esperienza di vita ha seguito percorsi diversi da quelli dell’autore, le riflessioni sul significato di “origini” sono universali.

Di cosa parla? Parla di memoria esperienziale, di luoghi reali e costruiti col ricordo, parla di persone che hanno popolato le fasi di una vita, parla di cibi, di accoglienza, di straniamento, di salti nel buio, di affetti. Tra divagazioni, inizi presi e lasciati, finali a scelta, un flusso costante di pensieri trascina il lettore attraverso la memoria di un uomo.

Nel romanzo/memoir di Stanišić tutto inizia e finisce con nonna Kristina, ottantenne e bambina, fulcro delle esistenze e degli avvenimenti che le sono ruotati intorno, lei sì origine di tutto, fonte alla quale si torna per indagare chi si è, chi si è diventati nello scorrere impetuoso della vita. Attraverso una narrazione che si muove nella memoria dei tempi e dei luoghi, Stanišić racconta la sua vita e la sua famiglia prima e dopo la dissoluzione della Jugoslavia, la fuga in Germania, e tutto quello che ne consegue. Una narrazione che esplora la memoria, e come spesso accade a distanza di tempo, i ricordi veri si confondono con la visione dei ricordi, con qualche licenza che applichiamo alla realtà. Un passo narrativo che si snoda attraverso una serie di collegamenti imprevedibili, un ricordo ne evoca un altro, un volto riporta alla memoria episodi dimenticati, un’immagine o un odore solleticano la percezione.

Nato nel 1978 nella piccola Višegrad, città della Bosnia Erzegovina, da madre bosniaca e padre serbo, costretto ad emigrare in Germania quando era un adolescente, Stanišić è senza dubbio uno degli scrittori tedeschi più interessanti della scena contemporanea: vincitore del German Book Prize 2019 proprio con questo libro e premiato per la sua produzione letteraria con lo Schillerpreis 2021, ha il dono di uno stile che ha in sé la sintesi di dramma e commedia e che spiazza continuamente il lettore cambiando registro a ogni pagina. Tenuti insieme da un robusto filo narrativo, sostenuti da ironia e sentimento, si srotolano i tanti inizi, i tanti sviluppi, le tante storie, i diversi piani temporali che si intersecano, i diversi finali a scelta del lettore. Quello che colpisce è la grande capacità affabulatoria dell’autore, che ti intrattiene e ti racconta la sua vita ma in un contesto in cui il dato biografico personale si eleva ad universale: il suo esser stato sradicato dalla terra natia per scappare dalla brutalità della guerra diviene emblema di ogni fuga per la salvezza, di tutti quei milioni di persone che hanno dovuto lasciare le proprie case e affetti e fuggire. Un sentimento comune che ti fa sentire sempre un po’ un pesce fuor d’acqua nel luogo che ti ha accolto, non importa dove esso sia. Per lui è stata la Germania, ma quello che ha provato è lo stesso sconcerto di ogni migrante.

Fuori dalla scuola continuai ancora per molto tempo a sentirmi non solo identificabile, ma anche attaccabile in quanto migrante. Come se avessi stampato in faccia ciò che io stesso non riuscivo a sopportare, gli inciampi linguistici, la precarietà anche, e in effetti erano cose che la mia insicurezza, il mio accento e i miei vestiti rendevano evidenti. (Pag. 167)

Stanišić offre al lettore una serie di ricordi e pensieri personali per spingerlo a interrogarsi su temi quali la memoria, le radici, le tradizioni, le frontiere, per mettersi nei panni di chi queste vicende le ha dovute subire suo malgrado. Ben si rappresenta il dilemma di chi deve scegliere se lasciarsi tutto alle spalle per arginare il dolore e per ambientarsi nella nuova realtà, oppure mantenere la memoria dei luoghi e delle persone che hanno fatto parte della propria vita. E questo affastellarsi di pensieri è ben riflesso nel racconto della vita della nonna, che lo spinge a considerare quanto nella vita sia decisivo il ruolo del destino, a partire dalla prima, fondamentale “casualità” che segna la nostra biografia, quella che determina il luogo e il tempo della nostra nascita e tutto ciò che avverrà dopo.

Non capisco che le origini dovrebbero portare con sé determinate caratteristiche, e non capisco che alcuni siano pronti a ingaggiare battaglie in loro nome. Non capisco le persone che credono di poter essere contemporaneamente in due luoghi (nel caso in cui qualcuno sia davvero in grado di farlo, però, mi piacerebbe imparare). Io preferirei essere contemporaneamente in due tempi. Mi piace chiedere a mio figlio quali sono le cose che preferisce. «Il lilla è il mio colore preferito» ha detto di recente. «E anche il tuo». Questo lo capisco. Sotto l’albero della conoscenza, le cui radici affondano fino alla tomba dei miei bisnonni, e tra i suoi rami non sibila più alcun serpente e alcun simbolo. Ci sono semplicemente fiori, niente di più. (Pag. 304)

Saša Stanišić è nato a Višegrad ( Jugoslavia) nel 1978 e vive in Germania dal 1992. I suoi racconti e romanzi sono stati tradotti in oltre trenta lingue e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra questi il Deutscher Buchpreis 2019 per Origini, l’Eichendorff Literaturpreis, l’Hans Fallada Preis della città di Neumünster e lo Schillerpreis 2021 per la sua produzione letteraria.