Continua la rassegna di libri per gli acquisti natalizi (beh, anche dopo…); vediamoli per genere, così potrete più facilmente navigare verso il porto che ritenete più sicuro per i vostri (o dei vostri destinatari) gusti. Ve li propongo divisi per tematiche e tipologia, così da velocizzare la scelta.

Al momento sto leggendo due romanzi molto diversi tra loro ma ugualmente affascinanti; in breve pubblicherò le recensioni, ma vi posso già dire che mi piacciono molto e credo che se scelti per la persona giusta, faranno sicuramente centro, successo assicurato. Vediamoli:

Dopo L’annusatrice di libri e La ragazza con la macchina da scrivere, Desy Icardi torna in libreria con un emozionante romanzo di formazione, costellato di personaggi davvero indimenticabili, su cui spiccano la protagonista e narratrice Dora, una curiosa ragazzina di 6 anni che seguirete fino dopo l’adolescenza, e la prozia Dorina “degli Spifferi”, una settantenne che sprigiona energia vitale e che sa donare equilibrio e saggezza alle situazioni più inspiegabili (apparentemente) e che condivide con la pronipote, crescendola consapevole dei suoi doni. Ma non potrete non innamorarvi dell’avvocato Ferro, il centenario mentore di Dora. Qui potete leggere la mia recensione.
Un romanzo che potreste regalare a chi ama le storie di famiglia movimentate, condite con un pizzico di insondabile magia, a chi ama i libri e le biblioteche, e a chi crede che prima o poi tutto torna al suo posto.
Nella periferia di Torino, c’è una casa sul fiume dove ogni cosa viene fatta il più rumorosamente possibile: le pentole sbatacchiano sui fornelli, i passi riecheggiano nei corridoi, la radio gracida, i mobili scricchiolano. Siamo negli anni Settanta e la piccola Dora vive in questo ambiente chiassoso insieme a tutta la sua famiglia, fra cui spicca l’eccentrica prozia. Un giorno, però, questo equilibrio bizzarro ma confortante viene incrinato dal lutto; la casa, di colpo, si fa triste e silenziosa e, altrettanto improvvisamente, Dora comincia a udire dei rumori sinistri.
Per sfuggire a questa atmosfera opprimente, la bambina trova rifugio in un luogo dove il silenzio regna sovrano ma non è espressione di malinconia bensì di rispetto e raccoglimento: la biblioteca. Qui Dora farà la conoscenza del “lettore centenario”, l’avvocato Ferro, che ha dedicato l’intera esistenza ai libri e che decide di prendere la ragazzina sotto la sua ala per educarla al piacere della lettura.
Nella vita di Dora, però, continuano a susseguirsi eventi inaspettati; la sua famiglia si divide inevitabilmente e la casa sul fiume diventa solo un ricordo. Sarà proprio grazie agli insegnamenti dell’avvocato Ferro e al grande amore per i libri che Dora deciderà di far pace con il proprio passato per riavvicinarsi a coloro che ama di più.

Sto leggendo anche l’ultimo romanzo di Richard Wagamese, scrittore e giornalista canadese originario della tribù Ojibway, morto nel marzo 2017, uscito postumo per i tipi di La nuova Frontiera: un commovente romanzo, pieno di umanità, ambientato nel nord del Canada; un libro da regalare a chi ama le ambientazioni selvagge del nord innevato, e i complessi rapporti tra padre e figlio. Un romanzo che ci racconta del coraggio di un ragazzo che ritrova suo padre e di una cultura, quella degli autoctoni del Nord America, che vede nella natura una forza in grado di curarci. Qui potete leggere la mia recensione.
Le stelle si spengono all’alba narra la storia del sedicenne Franklin Starlight, che non vede da anni suo padre, Eldon. Egli, ormai sul punto di morte, chiede al figlio di aiutarlo a realizzare il suo ultimo desiderio: essere sepolto come un guerriero Ojibwe. Franklin esita, nell’uomo morente vede uno sconosciuto e non suo padre, ma poi decide di assecondarlo. Inizia così un viaggio per il selvaggio Canada, un viaggio in cui padre e figlio cercheranno di ricucire i loro rapporti.
Quando il sedicenne Franklin Starlight giunge al capezzale di suo padre Eldon, trova un uomo segnato dall’alcolismo. Sentendo che la sua fine è vicina, Eldon ha chiamato il figlio – che non vede da anni – perché lo aiuti a esaudire un ultimo desiderio, quello di essere sepolto come un guerriero Ojibwe. Franklin all’inizio esita, perché quell’uomo che ha davanti per lui è uno sconosciuto, ma poi decide di assecondarlo e così padre e figlio iniziano un difficile viaggio attraverso le bellissime e selvagge foreste del Canada per giungere al luogo adatto alla sepoltura. Avanzano a piedi e a cavallo e mentre si avvicinano alla meta ripercorrono le loro difficili vite e riscoprono la comune eredità delle origini indiane. Durante questo percorso iniziatico Eldon svelerà a Franklin un mondo che non aveva mai visto e una storia che nessuno gli aveva mai raccontato.

Rimanendo a contatto con la natura nei paesaggi di montagna, questo è un romanzo che piacerà a chi ha già apprezzato la penna di Cognetti: se le sue opere precedenti erano romanzi di formazione, questo invece ha come protagonisti degli adulti, e racconta una storia d’amore. La felicità del lupo è un breve romanzo delicato, pieno di pensieri, riflessioni, pieno di natura, di selvaticità: una ventata di aria montana, gelida e allo stesso tempo energetica, vitale. Qui potete leggere la mia recensione.
Fausto ha quarant’anni, una separazione e una casa da vendere, Silvia ne ha ventisette, una gran voglia di esplorare e la necessità di elaborare un lutto. Ci sono poi Babette, la proprietaria di un ristorantino frequentato da montanari e occasionali turisti e Santorso, un burbero ex–forestale che guida i gatti delle nevi. A far loro da sfondo c’è Fontana Fredda, una paese di montagna, a 1800 metri sul livello del mare. Un luogo dimenticato anche da chi una volta ci abitava, frequentato da alcuni turisti che usufruiscono di una pista da sci non particolarmente emozionante. E poi, naturalmente, c’è il lupo.

Se avete amici che amano la Londra anni Settanta e le frizzanti ed ironiche commedie, questo è il libro giusto. Firmato dall’autrice della Saga dei Cazalet, La ragazza giusta è il libro giusto per chi cerca una lettura piacevole e intelligente, una storia d’amore non scontata.
In una Londra di fine anni Settanta trascina i suoi giorni il giovane Gavin, un timido e sensibile parrucchiere di modesta estrazione. Il suo mestiere lo porta a essere il confidente di molte donne: con loro Gavin è brillante e prodigo di consigli, mentre è assai goffo con le ragazze che gli piacciono. Ha anche un caro amico, un ragazzo omosessuale di nome Harry. È proprio lui a rimescolare le carte della vita del giovane aprendogli le porte della mondanità e portandolo a una festa presso una casa aristocratica. La padrona di casa, Joan, è una donna adulta molto carismatica, colta, capace di sfidarlo intellettualmente, e Gavin ne è subito irretito. Quella sera, però, conosce anche la giovanissima Minerva: ricca e infelice, cresciuta in un ambiente indifferente e anaffettivo, ha un disperato bisogno di attenzioni. Dopo aver sperimentato, non senza scottarsi, i due opposti modelli femminili, Gavin sembra finalmente accorgersi dell’esistenza di una ragazza che gli è sempre stata molto vicina…

Per chi ama le saghe familiari calate negli avvenimenti storici, il romanzo della scrittrice e traduttrice croata, pieno di vitalità, di emozioni e di colpi di scena è l’ideale.
Qui potete leggere la mia recensione.
Un romanzo sulle turbolenze e i cambiamenti storici del XX secolo, sull’ingiustizia, la morte, la paura, l’amore e la gioia, narrati attraverso le vite di quattro generazioni di donne. Fine anni ’90. Katarina torna da Zagabria per incontrare la madre che, malata da tempo, muore prima di rivedere la figlia. Sola in una casa ormai vuota, Katarina riscopre a poco a poco la storia della sua famiglia con l’aiuto di vecchie fotografie e dei racconti di un’amica della nonna. In una alternanza di piani temporali, alle vicende della bisnonna Viktorija e del marito Rudolf, abbandonatosi all’alcol dopo aver combattuto nelle trincee durante la Prima guerra mondiale, si affiancano quelle della nonna Klara e dei due fratelli schierati su versanti opposti, uno con i nazisti, l’altra con i partigiani.

Eccoci a quello che secondo me è il più particolare della rassegna, un romanzo che piacerà a chi ama le ambientazioni da realismo magico, nella steppa kazaka: Hamid Ismailov, con insuperabile maestria, racconta la violenza della Storia attraverso la tenera vita di Eržan.
La delicatezza dell’autore attraverso le fiabe e le leggende non fa mai provare pena al lettore per il protagonista e non sminuisce mai il suo dolore, ma riesce a scatenare un senso di rivalsa che pochi autori sono riusciti a trasmettere. Restiamo così sbalorditi dalla storia di Eržan che non possiamo non fare a meno di ascoltare, come quel viaggiatore sul treno.
Giada Marzocchi, Critica letteraria
Nella carrozza di un treno che corre attraverso la sconfinata e monotona steppa kazaka, un viaggiatore si imbatte in un venditore che suona magistralmente il violino. Si chiama Erzhan e, malgrado sia un giovane adulto, conserva un aspetto da bambino. Per ingannare il tempo, il passeggero lo prega di parlare della sua storia. Si dipana così il misterioso racconto dell’uomo bambino, nato negli anni della guerra fredda in un villaggio sperduto, nei pressi di una stazioncina di transito. Erzhan è cresciuto in una piccola comunità, in un microcosmo scandito da riti magici e credenze remote, con la rigida educazione del nonno e da sempre innamorato della piccola vicina di casa, Ajsulu. Un’infanzia serena su cui si addensa una sola ombra minacciosa, quella che si proietta dalla Zona, una impenetrabile area recintata al centro della steppa. Detonazioni intermittenti oscurano il cielo e fanno tremare la terra, provocando violenti uragani e generando timori nel villaggio di Erzhan. Violando le raccomandazioni della famiglia, un giorno il bambino si immerge nel Lago Morto, un bacino color smeraldo che si è formato in seguito a un’esplosione nucleare. E smette di crescere.


Per chi ama il romanzo storico, Melania Mazzucco disegna un grande ritratto di donna tornando alle sue passioni di sempre, il mondo dell’arte e, appunto, il romanzo storico.
Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell’arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto più di ciò che il padre aveva osato immaginare.
Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, Melania Mazzucco ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l’impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.

Ecco il libro che piacerà a chi ha amato L’amante di Lady Chatterley, e in generale i grandi romanzi dell’Ottocento! A novant’anni dalla scomparsa di D. H. Lawrence, un romanzo evocativo e coinvolgente sulla donna che ha ispirato il suo capolavoro: Frieda Von Richthofen, la vera Lady Chatterley.
Nottingham, 1907. I coniugi Weekley formano una coppia insolita. Il mite Ernest non spicca per il suo fascino, ha origini umili ed è uno studioso di etimologia barricato in un mondo di prevedibili radici e desinenze. Frieda – la baronessa Von Richthofen – è di una bellezza straordinaria, discende da una famiglia di aristocratici tedeschi, e la sua personalità non potrebbe essere più lontana da quella del marito: è raffinata, brillante, spontanea. Ernest e Frieda hanno tre bambini, Monty, Elsa e Barby, e convivono serenamente nella loro modesta dimora a due passi dalla foresta di Sherwood. Ultimamente, però, Frieda è giù di tono. Ernest le suggerisce allora di andare a trovare sua sorella a Monaco per distrarsi un po’. Monaco, 1907. Quando arriva nella città bavarese, Frieda ha l’impressione di aver riacquistato la vista dopo anni passati al buio di un’esistenza mediocre. Nei caffè bohémien scopre le idee radicali di anarchici e artisti d’avanguardia, nel salotto della sorella Elisabeth una nuova teoria rivoluzionaria, la psicoanalisi, e una prassi dissoluta, il libero amore. Frieda si innamora perdutamente dell’amante di Elisabeth, il medico Otto Gross – seguace di un certo Freud –, e sogna di trasferirsi con lui nella comunità utopica di Monte Verità. Al termine del suo soggiorno a Monaco, seppur ripiombata nello squallore del suo ménage familiare, Frieda rinuncia alla fuga: non può abbandonare i suoi figli. Nottingham, 1912. Sono passati cinque anni, ma Frieda non ha dimenticato Monaco e quel turbinio di emozioni che la faceva sentire viva. La relazione con Ernest la avvilisce e il suo ruolo di madre devota le sta stretto, nonostante l’amore incondizionato che nutre per i bambini. Frieda ancora non sa che l’incontro casuale con un giovane poeta dai capelli rossi è destinato a cambiare il corso della sua vita. E la storia della letteratura.
Vi ricordo che in questo mio post ne potete trovare altri.

Per chi sente forte il fascino del paese del Sol Levante, ecco due libri appena usciti. (per altri suggerimenti, vi rimando anche al mio post dedicato al Giappone). Il primo libro è un racconto post-apocalittico, che piacerà a chi ama le distopie e la fantascienza; il secondo è una selezione di racconti di grandi autori curata dalla traduttrice italiana di Murakami Haruki.

Il Giappone ha chiuso i propri confini separandosi dal mondo, dopo aver subito un enorme disastro nucleare che ha compromesso irrimediabilmente la salubrità del suolo e dei mari che lo circondano. Isolati in questa realtà postatomica senza contatti con l’esterno, i bambini nascono con corpi deboli e deformi mentre gli anziani sembrano destinati a non dover subire alcun logoramento fisico o malattia. Mumei è uno scolaro fisicamente fragile, ma dotato di uno spirito acuto, spensierato e resiliente; come tutti i bambini nati dopo il disastro ha i capelli già grigi, ma è incredibilmente compassionevole e saggio, libero da autocommiserazione o pessimismo. Vive con suo nonno Yoshiro che si prende cura di lui con costante dedizione. La generazione di Yoshiro è responsabile degli errori che hanno portato il paese alla catastrofe, ma i bambini sono gli “emissari” che traghetteranno il Giappone verso “la bellezza del tempo che deve ancora venire”.

Per noi che lo guardiamo da questa parte del mondo il Giappone è una vertigine, il luogo delle contraddizioni in equilibrio, dove gli antichi templi buddisti riposano all’ombra dei grattacieli e i ciliegi in fiore splendono dal finestrino di un treno che sfreccia veloce. Il Giappone ci seduce con i suoi giochi di prestigio, pensiamo di afferrarlo e un attimo dopo è già scomparso. Ma questi venticinque grandi racconti regalano occhi nuovi: ci ritroviamo a passeggiare per le vie di un paesino di pescatori o tra le luci al neon della notte di Tokyo, rapiti dallo sfarzo della corte imperiale e dalle atmosfere fumose di vecchie case da tè. Eppure non c’è scampo, storia dopo storia il mistero del Giappone rimane insondabile e noi finiremo per perderci ancora nei suoi cerchi infiniti.
Angela Carter racconta la fine di un amore nella città ostile, Buzzati mette in scena un continuo sciamare di spiriti e fantasmi, Italo Calvino prova a decifrare l’enigma di un’anziana signora durante un viaggio in treno. E se la Tokyo di Yoshimoto Banana è imprevedibile come un incontro notturno in metropolitana, quella di Hayashi Fumiko accoglie le piccole vite che si snodano intorno a un quartiere di baracche e vento gelido. Lafcadio Hearn ci rivela la bellezza di Kyoto e dei suoi templi, ma subito dopo Cees Nooteboom ne smaschera l’inafferrabilità per noi che siamo di passaggio. E ancora, Marguerite Yourcenar intervista un attore di teatro kabuki che impersona una geisha, Léna Mauger indaga su chi sceglie di far perdere le proprie tracce, Ercole Patti e Alex Kerr sbirciano gli interni delle case tradizionali… A voi la possibilità di perdervi tra queste pagine.

Il primo saggio che vi presento rientra nell’ambito della psicologia/filosofia: con la guida di Umberto Galimberti ritorniamo alla natura delle emozioni e ritroviamo questo spazio essenziale, liberandolo dalle esigenze del successo e del mercato.

Viviamo in un’epoca di esibizione delle nostre emozioni. Crediamo che l’unico spazio autentico sia quello dei nostri vissuti emotivi, che da tempo, però, non ci appartiene più. Oggi dobbiamo sorvegliare il futuro dei nostri figli, sempre più connessi, che frequentano una scuola incapace di educare, perché ignora l’apparato sentimentale dei nativi digitali, e la politica che, soprattutto nella sua versione populista, ha fatto delle nostre reazioni emotive il proprio linguaggio.
La mente e il cuore. Platone invita a privilegiare la mente razionale capace di governare le passioni del cuore. Ma noi non possiamo dimenticare che anche il cuore ha le sue ragioni. Anzi, prima che la mente giungesse a guidare la vita dell’uomo, per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni giungeva a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa è vantaggioso e che cosa è pericoloso per il mantenimento della vita. Il cuore promuove le azioni più rapidamente della ragione e senza troppo indugiare sul da farsi, perché il mondo non è ospitale e i pericoli, che sono a ogni passo, richiedono decisioni immediate. Le decisioni del cuore sono promosse dalle emozioni come la paura che il cuore avverte di fronte al pericolo, o come il desiderio che approda all’accoppiamento per la preservazione della specie. Tutto questo senza riflettere, perché la luce della ragione ancora non c’è. La nostra è un’epoca di spaventosa espansione della razionalità tecnica. Da un lato, questa espansione impone la rimozione delle emozioni e dall’altro innesca una reazione di ritirata emotiva nel proprio sentimento, assunto come unica legge di vita. A questo si aggiungono la ricerca costante di visibilità e di notorietà, che trasformano le nostre emozioni in merci. Ma allora siamo ancora capaci di riconoscere che cosa sia un’emozione? Umberto Galimberti costruisce un cammino straordinario nelle profondità del nostro vissuto e ci insegna a ritrovare il nostro spazio intimo, cioè lo spazio che si nega al pubblico per concederlo a chi si vuol fare entrare nel proprio segreto profondo e spesso ignoto a noi stessi.
Il secondo saggio ci porta nella grande sfera della geo-politica, partendo dalle premesse storiche. Un saggio che fa irruzione nell’attualità spiegando in modo lucido come ci siamo arrivati.

Recenti sondaggi confermano che, secondo molti, gli USA esercitano la più forte influenza destabilizzante sugli eventi mondiali e rappresentano quindi la più grande minaccia alla pace mondiale. Come mai? A partire dal 1945, nessun’altra nazione ha bombardato così tanti Stati stranieri e rovesciato così tanti governi quanto gli USA. Nessuna altra nazione ha più avamposti militari (parliamo di centinaia di installazioni in tutto il mondo), esporta più armi e possiede una quantità maggiore di armamenti.
Per tutte queste ragioni – scrive Daniele Ganser, storico e ricercatore svizzero specializzato in storia contemporanea e politica internazionale – nessuna nazione più degli USA costituisce oggi una minaccia per il principio della “famiglia umana”, secondo cui l’umanità è caratterizzata da relazioni reciproche fondamentali intrasgredibili, alla luce delle quali l’altro «può certamente essere trattato in maniera diversa, ma non può essere ucciso». Nel corso della storia, però, tale principio è stato ripetutamente trasgredito. Alcuni membri della famiglia umana ne sono stati esclusi a causa della loro provenienza geografica, della loro religione, del colore della loro pelle o del loro genere. In base a questo principio, assunto come stella polare del movimento pacifista, Ganser valuta gli sviluppi della politica americana, dalle sue origini fino ai giorni nostri, ripercorrendone i momenti fondamentali. Dallo sterminio degli indiani fino ai più recenti scandali legati a Cambridge Analytica (che possono annoverarsi in quello che Ganser definisce “imperialismo digitale”), la politica americana sarebbe caratterizzata non tanto da una specifica ideologia o da conflitti culturali, ma da una mera volontà espansionistica motivata da puri interessi economici. Secondo l’autore, tale volontà si è concretizzata nel corso della storia con strategie diverse che vanno dalla moderna guerra espansionistica e coloniale alle guerre occulte condotte dai servizi segreti per destabilizzare nazioni strategicamente importanti (tra cui, ovviamente, l’Italia), fino ad arrivare alla manipolazione interna del consenso attraverso le nuove tecnologie. Ganser riesce così a definire un quadro storico che riflette pienamente lo strutturarsi della società americana, la quale, ben lungi dal rappresentare un esempio di democrazia, si delinea come un’oligarchia sostenuta da forti interessi economici e caratterizzata dalla quasi assoluta assenza di valori etici. Ma come tutti gli imperi, dopo un periodo di espansione e di fioritura, anche gli usa sono destinati a cadere, avverte Ganser. Scritto in uno stile molto agile e accattivante e basato su un’analisi rigorosa e approfondita, che non si abbandona mai alla dietrologia, Breve storia dell’impero americano descrive in modo impressionante i retroscena, i motivi e gli strumenti della lotta americana per il potere mondiale – una lotta in cui la violenza è un elemento centrale.
Il terzo saggio parla di economia green e eco-sostenibilità, temi quanto mai attuali, che riguardano tutti noi.

È una menzogna che va avanti da anni, da generazioni, da secoli, ormai elevata a verità inconfutabile: il sistema capitalistico, la continua crescita del mercato, la costante ricerca di nuovi profitti sono l’unica realtà possibile, l’unica soluzione per mantenere uno standard di vita e salute a cui non possiamo più rinunciare. Ma è ormai chiaro che questa visione del mondo ci sta portando verso il collasso ecologico definitivo, alimentando al tempo stesso la disuguaglianza e lo sfruttamento di gran parte dell’umanità a favore di un meccanismo inumano e insaziabile.
L’unica speranza di salvare noi e il pianeta è capovolgere non solo il nostro modo di produrre, ma anche il rapporto con la natura: non più entità autonome, ma parte di essa; non sfruttatori, ma collaboratori. È necessario sì ridurre lo spreco di risorse, ma soprattutto ridistribuirle equamente e iniziare a produrre beni durevoli ed effettivamente necessari, spegnendo le sirene della pubblicità e del consumismo. La proposta di Jason Hickel non è sinonimo di decrescita negativa, stagnazione e perdita di posti di lavoro: comporta il passaggio a un tipo di economia completamente diverso, un’economia fondata sui principi della prosperità umana e della stabilità ecologica anziché sull’accumulazione costante del capitale.
Siamo ancora in tempo! non è l’ennesimo grido di allarme per la catastrofe imminente: Hickel ci invita a immaginare un futuro diverso – più giusto e a misura d’uomo – e a lavorare concretamente per realizzarlo, non solo attraverso i nostri comportamenti quotidiani ma cambiando radicalmente il nostro modo di vedere il mondo.

Chiudiamo la rassegna di oggi con due romanzi nel genere amato da tantissimi lettori e che quindi potrebbe facilitarvi nella scelta del regalo da fare. Il primo autore arriva dalla Russia, il secondo è italiano.

Cosa accomuna le azioni di Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Paolo I? Perché, secondo gli autori della Cronaca degli anni passati, l’apostolo Andrea ha intrapreso un cammino di oltre duemila chilometri per raggiungere le rive del lago Ladoga? È ciò che cercheranno di scoprire l’ex maggiore Odincov, addetto alla sicurezza del museo al Castello Michajlovskij, nel centro di San Pietroburgo, e il giovane studioso di storia Muninn, che nel suo studio intitolato Urbi et Orbi sembra avere individuato una chiave che potrebbe schiudere questi antichi enigmi. Lungo il difficoltoso percorso alla ricerca della verità, tra alleati pronti ad aiutarli e avversari che li vogliono morti, incontreranno una femme fatale e un vecchio miliardario, un capo di un’organizzazione internazionale e un leader spirituale, adepti di ordini mistici e funzionari dei servizi segreti, fino a giungere al momento della rivelazione finale, che segnerà l’inizio di un nuovo corso per l’umanità.
Dopo L’ultimo inverno di Rasputin, Dmitrij Miropol’skij torna nelle librerie italiane con un avvincente giallo in pieno stile Codice da Vinci che in patria è stato un successo da centinaia di migliaia di copie procurando all’autore la nomea di “Dan Brown russo”: un congegno narrativo dagli ingranaggi perfetti, in cui si fondono poliziesco, affresco storico, thriller, avventura, esoterismo.

Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.

Con questo è tutto. Alla prossima vetrina! La prima la trovate qui., la terza qui.
Vedi che sono proprio golosa, quando ho visto la copertina di “Siamo ancora in tempo” ho pensato a un trattato sul gelato. 😉
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🤣🤣🤣🤣
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Non ne ho letto nessuno, grazie. Tranne Carrisi mi sembrano tutti interessati 😁
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Ho cercato di fare una selezione su vari generi per dare suggerimenti ad ampio raggio. Tra questi e quelli della prima vetrina, io ho già fatto la scelta per la lista di babbo natale… 🎅
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Con tutti questi consigli mi farai andare in bancarotta hahahahhaha Grazie dei titoli, sempre molto interessanti.
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Prova con 🎅… Ciao!!!
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heheheheh già è super carico 😉
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