La nostra lingua è come uno scrigno del tesoro: nasconde gioielli SSStupefacenti, come questi due termini SSStupendi.

Sagittabondo, /ṣa·git·ta·bón·do/: è un attributo riferito a chi è in grado di scoccare sguardi che sono come saette, o per meglio dire in grado di fare innamorare chiunque. Il termine deriva dal latino sagittare (lanciare frecce). Difficile trovare un sinonimo adeguato; forse rubacuori? Mah… L’immagine a me fa venire in mente un verso del brano Station to station, di David Bowie:

The return of the Thin White Duke
Throwing darts in lovers’ eyes

In effetti, il Duca Bianco era in grado di lanciare sguardi che fanno innamorare…

Fino a qualche anno fa, questa parola era un hapax legomenon, cioè un termine usato in una singola opera della nostra letteratura. Tale opera è un libro rinascimentale molto famoso, stampato nel 1499, l’Hypnerotomachia Poliphili del frate Francesco Colonna, un romanzo allegorico a tema amoroso. In un passaggio del libro Cupido viene chiamato ‘sagittabondo’, e in un altro vengono chiamati ‘sagittabondi’ degli occhi.
Negli ultimi anni molti articoli e interventi radiofonici l’hanno raccolta e rilanciata. Vi è capitato di sentirla?

Smargiasso, /ṣmar·giàs·so/: un termine altisonante e dal senso ironico. Ha un’etimologia incerta, lo si usa – specialmente nella lingua scritta e letteraria – per definire chi si vanta di avere chissà quali qualità, senza poi riuscire di fatto a dimostrare il proprio valore o a portare a termine le imprese decantate, un po’ come fanfarone e spaccone ma più negativo, tipo borioso millantatore delle proprie presunte capacità.

Le usate? Vi piacciono?