Il libro è una nutrita raccolta di racconti (diciotto) che porta la firma di autrici note, come Antonia Arslan, Isabella Bossi Fedrigotti, Isabella Cao, la giornalista (e curatrice) Francesca Visentin, e molte altre. È uno spaccato di vita, declinato nelle diverse sfaccettature che l’essere donna nella società implica; leggendoli, è facile ritrovarsi in uno di essi, o in più d’uno per diversi motivi, perché le esperienze sono comuni: conciliare lavoro e famiglia, la crisi economica che fa chiudere le aziende e il ruolo delle donne imprenditrici, l’avanzare degli anni con tutti i suoi cambiamenti sul fisico e sulla mente, le difficoltà di un matrimonio in crisi, adolescenze difficili, fino alle storie estreme delle schiave del sesso o di chi ha avuto esperienze traumatiche che hanno stravolto la vita (bellissimo il racconto della “Clochard dagli occhi di ghiaccio” di Gabriella Imperatori). Un puzzle che compone un disegno corale e unitario fatto di voci diverse per età e esperienza; tasselli costituiti da identità distintive accomunate dall’essere «donne in prima linea», o, come dice Serenella Antoniazzi in “La crisi”:
“Non si è donna senza osare. Con gusto e un briciolo di fantasia, si può, si deve.”
E lei, nella sua esperienza personale lo sa bene perché è passata attraverso la crisi aziendale, rischiando quasi il suicidio, per rialzarsi ed ottenere dal governo dei fondi a beneficio dell’imprenditoria in crisi.
Il volume porta nel sottotitolo il riferimento ad un territorio, il Nordest, poiché le autrici provengono dalle regioni che lo compongono: una vasta area che sicuramente ha un tessuto sociale ed economico specifico, ma le storie che vengono raccontate si possono allargare a tutto il Paese, sono emblematiche e sintomatiche di un vissuto che supera la realtà regionale.
Dal punto di vista stilistico sono racconti snelli, scritti in modo scorrevole, che nel volgere di poche pagine gettano uno sguardo preciso e tagliente come una lama su realtà comuni, puntando dritto all’essenza, con semplicità e chiarezza, senza falsi moralismi o alibi. Sono pagine intense, che toccano temi dolorosi, talvolta drammatici, voci che alludono ad un vissuto che si rivela attraverso le cicatrici del corpo e dell’anima. Le autrici, ciascuna con la sua personalità e stile, raccontano storie di oggi e di ieri: le proprie vite nell’attualità della crisi, o quelle di nonne e madri negli anni passati (che di crisi e di condizioni difficili ben ne hanno vissute), o ancora storie che si incrociano con la Storia come nel racconto di Antonia Arslan – che apre la raccolta – che si riferisce al genocidio e alla fuga degli armeni dai loro territori (l’autrice è infatti armena e vive a Padova). Racconti di donne che hanno combattuto per ottenere qualche diritto o vantaggio, come le operaie della manifattura tabacchi di Sacco, in provincia di Trento, che riuscirono a costruire un ponte con i loro risparmi per accorciare il tragitto per raggiungere la fabbrica, e che, nel 1923, ottennero il primo asilo nido aziendale, scritto da Isabella Bossi Fedrigotti.
Il filo che lega assieme i racconti è l’approccio femminile alle difficoltà, un’abitudine che si è consolidata in secoli di testa bassa e duro lavoro, in condizioni di sottomissione che poi piano piano sono state ribaltate anche se, a tutt’oggi, nella famiglia e nel lavoro sappiamo che la parità è un traguardo ancora lontano. Ma proprio per questo, per l’avere sempre dovuto lottare col coltello tra i denti, le donne hanno imparato a non arrendersi, a tenere duro, anche nel buio più pesto: rimboccarsi le maniche e cercare di voltare pagina, trovare il proprio modo di resistere o di porre un rifiuto che darà la svolta. Le donne hanno anche imparato a perdonare, e perché no, a fare autocritica e marcia indietro quando serve, come emerge da alcune delle storie narrate.
Dunque un volume che si legge con interesse, che dovrebbero leggere soprattutto gli uomini, e che aggiunge un importante contributo alla riflessione sulla parità di genere. Riporto le parole di Francesca Visentin – coordinatrice del progetto, autrice non solo della presentazione ma anche del bel racconto “Betty la Bella” – rilasciate alla testata “SugarPulp”:
Il ritardo sul tema della parità di genere è principalmente una questione culturale. Fino a quando ci sembrerà normale che in ogni ambiente di lavoro gli stipendi delle donne siano inferiori a quelli degli uomini, la società non farà passi avanti in termini di parità. C’è qualcuno che si sta battendo per il gender pay gap? Non mi risulta. Fino a quando atteggiamenti e battute sessisti (dalla scuola ai luoghi di lavoro) saranno considerati qualcosa su cui farsi due risate, resteremo inchiodati a una disparità di fatto. Le leggi ci sono anche, manca la pratica quotidiana alla parità, l’educazione al rispetto e alla differenza di genere. Ma anche l’educazione sentimentale.
I 18 racconti sono scritti da: Antonia Arslan, Isabella Bossi Fedrigotti, Irene Cao, Mary B. Tolusso, Gabriella Imperatori, Barbara Codogno, Federica Sgaggio, Michaela K.Bellisario, Francesca Diano, Elena Girardin, Anna Laura Folena, Annalisa Bruni, Antonella Sbuelz, Micaela Scapin, Maria Pia Morelli, Serenella Antoniazzi, Irene Vella, Francesca Visentin.
Il volume è edito dalla casa editrice Apogeo di Adria, voluto dall’editore Paolo Spinello e sostiene il Centro Veneto Progetti Donna Onlus, che aiuta le donne vittime di violenze e maltrattamenti, italiane e straniere. L’immagine di copertina è dell’art director Giorgio Maggiolo e ritrae Maria Giulia Zorzato, ragazzina di 11 anni di Padova, simbolo di forza, entusiasmo e fiducia nel futuro.
Questo è il link all’editore: http://www.iosonoilnordest.it/
Qui potete leggere la presentazione di Francesca Visentin.
Prendo nota, mi interessa. Grazie.
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Grazie a te, Enrico
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Mi è tornata in mente una riflessione di una professoressa dell’università durante un laboratorio di scrittura che ho seguito; si parlava di un’iniziativa in cui a scrivere racconti erano donne immigrate ed era venuta fuori una differenza fra narratori e narratrici che hai evocato anche tu, in qualche modo: pare infatti che le donne siano molto più capaci di andare dritte al punto, che abbiano più praticità da certi punti di vista. È forse la ragione dello stile con ciò scrivono e della loro forza; ma non sono un esperto, quindi chiedo conferma 😉
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Le donne hanno una componente caratteriale molto pratica, è vero, e questo può darsi che emerga dal punto di vista stilistico. L’altro aspetto che le donne riescono (forse: ma potrei fare molti esempi di uomini che ci riescono benissimo) a fare emergere con più forza sono i sentimenti. In queste storie ci sono tutti e due questi aspetti.
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Ottimo lavoro allora 😀
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Sono d’accordo con Visentin nel dire che manca totalmente l’educazione sentimentale, purtroppo!
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Mi sembra, da quello che scrivi, che questo libro racconti un tema che riguarda tutte le donne, al di là del territorio. Anche tenendo conto delle diverse realtà regionali c’è un comune denominatore che metti in evidenza nella tua recensione e cioè una politica e una cultura che non tengono ancora conto del gender gap. Interessante la tua segnalazione.
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Infatti, i temi toccati vanno al di là della provenienza regionale delle autrici. Uno degli aspetti postivi di questa raccolta è la coralità: le autrici sono diverse per esperienza, per età, per provenienza e quindi le storie sono tutte diverse, non ci sono sovrapposizioni. Come dicevo, è un puzzle fatto da tanti tasselli diversi tra loro, ma compongono un unico disegno, mettendo al centro la condizione femminile nella società.
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Splendido! Non conosco questo libro e ora lo “pretenderò” dalla libreria, nel caso non vi si trovi. Interessante anche l’editore. Adria è, qui nel nordest, un territorio molto particolare, periferico, carico di difficoltà e risorse.
Davvero grazie della segnalazione e dell’interessante recensione
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Grazie a te per la curiosità che ti ha portato fino a qui.
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