Il senso di colpa è fatto degli stessi rifiuti di cui è fatta la memoria, nessuna delle due cose serve a nulla. (pag. 147)

Gli anni invisibili, di Rodrigo Hasbún, Edizioni Sur 2020, traduzione di Giulia Zavagna, pagg. 187

Ventuno anni dopo e in un altro emisfero, due amici dell’adolescenza si incontrano per rivedere il loro passato comune, il passato che uno di loro sta trasformando in un romanzo. Questo incontro avviene nella seconda parte del libro, mentre nella prima si assiste in presa diretta alle vicende che animano la storia poi via via narrata. Le parti in cui è suddivisa la narrazione sono cinque e alternano questa struttura di romanzo e meta-romanzo.

Gli amici ritrovati si impegnano in una conversazione implacabile sulle bugie e sulla verità di quel tempo. Il narratore scava in quella “spazzatura di cui è fatta la memoria” per confermare che il suo sé adulto ha iniziato a essere forgiato nell’adolescenza degli anni Novanta, con i suoi compagni del liceo di una città boliviana, Cochabamba, dove insieme si sono affacciati dolorosamente alla vita.

Credevo che scrivendo di quel periodo me ne sarei liberato, che avrei alleggerito il peso di quegli anni invisibili, ma spesso sento che è successo proprio il contrario. (pag. 74)

Andrea e Julián, con i falsi nomi usati in quella fiction, bevono e parlano mentre si spostano da un bar all’altro, a Houston, dove Julián vive con sua moglie. I due ex compagni di scuola passano l’intera giornata ubriacandosi e parlando del passato e degli anni invisibili, imparando cosa è successo alla vita degli altri amici, in particolare del suo caro amico che lui chiama Ladislao, quello che ha sempre voluto essere regista. Con il passare delle ore, l’incontro porta alla luce quella tragica notte che nessuno poteva dimenticare e che ha segnato per sempre il gruppo di ricchi compagni di classe a Cochabamba, la città da cui volevano partire e alla quale non intendono tornare. Ciò che si fa strada è l’idea che la letteratura, per quanto possa essere usata come esercizio di riflessione e comprensione di un tempo o di una situazione, alla fine non sarà in grado di misurarsi con la vita reale. Ciò che è realmente accaduto e ciò che si immagina non coincideranno mai; l’abisso tra la vita e la finzione è insormontabile. 

Nel passato però è impossibile trovare una sola risposta, non c’è una sola chiave per nulla, soltanto inganni e cose che noi continuiamo a conservare lì. Mi dice: Quello che ognuno di noi ha finito per diventare ha poco a che vedere con quello che siamo stati prima. Ciò che definisce quello che finiamo per diventare è ciò che non vediamo arrivare, gli imprevisti sono ciò che incide di più. (pag. 73)

Il romanzo è un’estensione del racconto “Ladislao”, incluso nel suo libro I giorni più felici , pubblicato nel 2011. In una intervista, Rodrigo Hasbún, a tal proposito, dice:

È una storia che ha continuato a girare intorno a me da allora, e affrontarla questa volta in un romanzo e non in un racconto, mi ha offerto la possibilità di approfondire i personaggi, le loro avventure esteriori e le loro guerre interiori, in tutto ciò di cui si preoccupano di più e fa più male. Soprattutto, mi ha offerto la possibilità di vedere cosa fosse successo ai personaggi vent’anni dopo. Perché Gli anni invisibili è per me più di ogni altra cosa un contrasto tra ciò che chiamiamo passato e ciò che chiamiamo presente, un’indagine sul tempo e sulla memoria e su come affrontiamo entrambi.

Il nuovo romanzo di Rodrigo Hasbún ci immerge nel periodo silenzioso dell’adolescenza. Gli anni invisibili  sono un’indagine dolorosa e bella sul passato e su come lo ricordiamo, sul posto inespugnabile che ha nell’adesso. Un romanzo generazionale sulle incognite e le incertezze del passaggio all’età adulta.

Siamo le domande che ci facciamo? O meglio siamo le domande che non abbiamo il coraggio di farci? (pag. 104)

Hasbun foto

Rodrigo Hasbún (Cochabamba, Bolivia, 1981) nel 2007 è stato selezionato dall’Hay Festival come uno dei migliori scrittori latinoamericani sotto i 39 anni, e nel 2010 la rivista Granta l’ha scelto come uno dei 22 migliori giovani scrittori in spagnolo.
È autore del romanzo El lugar del cuerpo e di due raccolte di racconti. Andarsene è il suo primo titolo pubblicato in Italia.

Qui potete leggere l’incipit.

Per approfondire la conoscenza con l’autore, vi suggerisco questa intervista pubblicata su Minima & Moralia.