(Leila) Giro lo sguardo nella sala che come ogni giorno si sta riempiendo piano piano. Li amo. Mi sento felice quando lavoriamo insieme e insieme ridiamo. Questo è il mio luogo sicuro. Quel posto tranquillo del mondo dove posso nascondermi e trovare un rifugio tra la gente senza che nessuno possa farmi del male. Li guardo e respiro la gioia che ho trovato da poco in fondo al cuore, in mezzo a tante cianfrusaglie.
L’autunno è l’ultima stagione dell’anno, pag 124
L’autunno è l’ultima stagione dell’anno, di Nasim Marashi, Ponte33 2017, traduzione dal persiano di Parisa Nazari, pp. 208
Il romanzo della scrittrice e giornalista Nasim Marashi ci porta a Tehran per raccontare uno spaccato delle vite di tre amiche alla soglia dei trent’anni. Le ragazze si sono conosciute in università, alla facoltà di ingegneria dove si sono conosciute e frequentate insieme ad un gruppo di altri giovani. E’ lì che Leila, Shabane e Rogia hanno stretto una solida amicizia, un legame di sorellanza che le tiene unite per affrontare le difficoltà.

Le ragazze hanno in comune la provenienza borghese, la possibilità di studiare e di lavorare, il legame alle loro famiglie d’origine. Rappresentano la generazione per così dire di passaggio tra l’attaccamento alle tradizioni e alla propria cultura e la curiosità di confrontarsi con qualcosa di diverso e di sfidante. La laurea permette loro di costruirsi un futuro tranquillo ed economicamente soddisfacente. Eppure ciascuna di loro, per motivi diversi, è irrequieta e si sente incompiuta, esattamente come molte ragazze loro coetanee di altri paesi.
(Shabane) In qualunque modo la vivi, la vita è dura, ogni giorno è più dura del giorno prima. Sto vivendo tra le nuvole. Vivo in un’illusione. Sono i libri che mi fanno vivere così. Sono questi libri pieni di eroi, eroi velenosi. Ho fantasticato sui miei eroi per anni. Li ho fatti e disfatti fino a crearne uno su misura per me, uno che non è di questo mondo.
L’autunno è l’ultima stagione dell’anno, pag. 155
L’arco temporale in cui si dipana la storia copre due stagioni, l’estate e l’autunno, un tempo in cui le tre ragazze sono di fronte a scelte da prendere, tra mille dubbi e malesseri, che condividono nei momenti conviviali – in pausa pranzo o a una cena – in cui cercano conforto proprio nella loro amicizia. Se l’estate è il tempo dei pensieri gravosi, delle scelte difficili, l’autunno è il tempo del cambiamento.
Leila si era sposata con il suo grande amore, Misaq, compagno di studi all’università, capace e ambizioso che decide di lasciare l’Iran grazie ad una borsa di studio che gli permetterà un futuro accademico in Canada. Leila non ha voluto seguirlo, anzi ha sperato fino all’ultimo che lui, di fronte al suo rifiuto di lasciare il paese, rinunciasse, che non potesse spezzare così il loro legame. E invece Misaq è partito, ha sperato che Leila capisse il suo desiderio di una vita diversa, di perseguire le sue ambizioni, che volesse condividere le sue aspirazioni e partire con lui. Ma così non è stato. Leila ha dovuto fare i conti con un vuoto che all’i’inizio l’ha quasi annientata; ora, grazie al lavoro che desiderava, in una redazione giornalistica, sta rimettendo insieme se stessa.
Shabane è schiacciata dal peso di una situazione familiare difficile, con un fratellino disabile e una madre depressa che fatica ad accettarlo, e un padre assente. Sente su di sé il peso del destino del fratello, a cui lei è affezionata, e questo vincolo la rende incapace di vivere la propria vita, di prendere delle decisioni sul suo futuro. Lavora in un grande studio di ingegneria insieme a Rogia e a Arsalan, il suo aspirante marito. Se da un lato si sente attratta dal giovane, dall’altro i suoi modi bruschi, la sua mancanza di ambizione, la mandano in crisi e la rendono incapace di prendere qualsiasi decisione riguardo al loro rapporto.
Rogia nutre la stessa ambizione di Misaq, e vuole per sé un futuro promettente in Francia: è riuscita ad ottenere una borsa di studio all’università di Tolosa dove potrà specializzarsi ma per recarvisi deve ottenere il visto. La burocrazia dell’ambasciata francese la mette in difficoltà, facendo vacillare il suo progetto a cui si aggrappa strenuamente. Pur di rincorrere il suo sogno è disposta a partire, a lasciare il paese, sua madre e soprattutto l’amato fratello.
(Rogia) Ero ambiziosa e infelice. Questo era il problema. Non potevo pensarla come Shabane che diceva che non le importava di studiare. Non potevo nemmeno convincermi a proseguire gli studi in Iran. Trovavo rivoltante la sola idea di accontentarmi. Mi faceva sentire vecchia. Perdevo sempre uno a zero contro me stessa. Dovevo correre. Dovevo fare gol nella mia porta. L’ho fatto. Sono stata ammessa.
L’autunno è l’ultima stagione dell’anno, pag. 101
Sulle vite delle tre ragazze – emblematiche di una generazione, a livello globale, non solo in Iran – pesano i legami col proprio paese, con ciò che rappresenta in termini di sicurezza e di affetti, il loro ruolo di figlie e sorelle, di lavoratrici; devono anche confrontarsi con un certo immobilismo, con un accontentarsi di una vita tranquilla che scorre su binari prestabiliti, tra difficoltà conosciute ma, cionondimeno, gravose soprattutto dal punto di vista emotivo. Se da un lato Leila e Shabane sanno che è qui che si compirà il loro destino, Rogia, stimolata dall’esempio di Misaq e di Samira – la sorella di Leila – vuole andarsene per scrivere da sola i capitoli della propria vita futura.
Qualunque cosa riservi loro il destino, però, la loro amicizia rimane un punto fermo, un salvagente capace di tenerle a galla anche nelle acque più tempestose.

Giornalista, scrittrice e sceneggiatrice, Nasim Marashi vive a Tehran dove è nata nel 1984. Autrice di vari racconti, premiati a più riprese, e di fortunate sceneggiature cinematografiche, ha pubblicato nel 2015 il suo primo romanzo, Payiz fasl-e akhar-e sal ast (L’autunno è l’ultima stagione dell’anno), premiato come miglior libro dell’anno con l’assegnazione del premio letterario Jalal Al-e Ahmad.
Saludos Pina. Link
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Ola Juan, buenas días
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Buenos dias Pina. Tutto bene?
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Si, in ripresa lavorativa…
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