La quarta compagna, di Orsola Severini, Fandango libri 2024, pp. 176

Il racconto prende avvio nel 1978 quando Ada, ormai ottantenne, si guarda allo specchio e non si riconosce; è ormai vecchia, rimpicciolita, quasi invalida.
Una persona anziana, come tante. Ma Ada è stata molto altro; è pur sempre lei, la coraggiosa, pazza e incosciente, che ha rischiato tutto per la sua idea, che ha preso un sacco di botte, che è stata mille volte sul punto di essere ammazzata ma che l’ha sempre scampata.

Milano, primi del Novecento. Ada, figlia giovanissima di un piccolo ristoratore socialista, inizia a occuparsi di politica. La sua vita è scandita dalle manifestazioni e dalla gestione della famiglia, fa parte della classe operaia e immagina un sole dell’avvenire che illumini e corregga le ingiustizie intorno a lei.

Frequenta i capi del partito comunista clandestino, ma sa di non avere molto in comune con loro, istruiti e borghesi, quasi tutti maschi, che la interpellano per conoscere la “voce del popolo”.

Nei primi anni del regime fascista collabora alla diffusione dell’Unità a Milano e raccoglie fondi per il Partito comunista. Fino al giorno in cui, nel 1927, viene seguita, la sua casa perquisita, il padre minacciato e lei condotta verso un luogo sconosciuto.

Imprigionata e sottoposta a indicibili torture, in balia di un potere oppressivo e violento, dopo anni di abusi viene finalmente interrogata dallo stesso giudice istruttore del processo contro Gramsci, che le dà uno spiraglio (forse): un modo, per quanto doloroso, potrebbe esserci per evitare un processo politico come nemica dello Stato.

Ispirato a una storia vera, La Quarta Compagna rende omaggio alle tante donne combattenti italiane che, durante il regime fascista e per tutto il secolo scorso, hanno lottato per difendere il proprio senso di giustizia, a costo di perdere tutto ciò che avevano.

La quarta compagna, ci consegna Ada, personaggio ispirato ad una donna realmente esistita “che ha incarnato tutte le grandi lotte politiche e sociali del Novecento italiano” e che “è stata una delle fondatrici dell’antifascismo“, come spiega l’autrice nelle note finali e aggiunge che Ada era presente “nella villa ad Angera dove i principali dirigenti del Partito comunista – Ravera, Togliatti e Terracini – hanno gettato le basi della Resistenza antifascista nel 1923“.

Un racconto per tornare alle matrici della lotta per un mondo più giusto.