Eccoci ad un altro appuntamento con il nostro 3X3: tre case editrici, tre nuove pubblicazioni; una nuova tappa del nostro viaggio libresco alla ricerca delle novità più intriganti. Questa puntata ci porta verso il continente americano, da nord a sud, con particolare attenzione all’area latino-americana, ma facendo anche un salto indietro verso il vecchio continente.

Partiamo con Sur edizioni: SUR è una casa editrice indipendente nata nel 2011, che pubblica autori di oggi e classici contemporanei. Inizialmente specializzata solo in letteratura latinoamericana, da fine 2015 propone, con la collana BIG SUR, anche traduzioni di narrativa e saggistica dall’inglese. Ha scelto una via indipendente alla distribuzione: i suoi libri (oltre che nelle principali catene e negozi online) sono presenti in 200 librerie indipendenti, con cui SUR ha stretto un rapporto di collaborazione e fiducia. Al Salone di Torino li trovate al Padiglione 2, Stand M48.

Il progetto culturale di SUR si completa con l’offerta formativa della Scuola del libro; con la pubblicazione del blog letterario Sotto il vulcano; e con l’organizzazione (insieme alla Galleria del libro) del Festival della lettura di Ivrea La grande invasione. Sur aderisce anche all’iniziativa Bookrave di cui vi ho già ampiamente parlato.

Il primo libro che vi segnalo è della scrittrice ecuadoregna Natalia García Freire:

Hai portato con te il vento, di Natalia García Freire, traduzione di Lara Dalla Vecchia, pp. 130

Cocuán è un paesino battuto dal vento freddo delle Ande e sul punto di essere cancellato dalla memoria. Lì vive Mildred Capa, una giovane che alleva maiali al limitare del bosco. In seguito alla prematura morte della madre e alla scomparsa del padre, Mildred viene depredata della casa e dei terreni e rinchiusa dal parroco in un monastero finché di lei non si perdono le tracce. Anni dopo, una serie di sparizioni, episodi di follia collettiva e strani avvenimenti sconvolgeranno Cocuán e, gettando oscuri presagi, rievocheranno nei suoi abitanti la leggenda della vecchia Mildred.

Le voci di nove personaggi si alternano nel raccontare il passato e il presente di questo villaggio maledetto in cui l’immaginario andino risplende in tutta la sua poetica inclemenza. Con sapienza e misura, Natalia García Freire costruisce una nuova mitologia per un luogo magico e remoto, che non appare su alcuna mappa, dando vita a un racconto gotico e suggestivo, una meravigliosa allucinazione in cui il confine fra sogno e realtà si fa sempre più labile.

Con il secondo libro ci spostiamo a nord, negli Stati Uniti, per Il nuovo libro di Jessa Crispin:

I miei tre papà, di Jessa Crispin, traduzione di Giuliana Lupi, pp. 364

Il nuovo libro di Jessa Crispin è una meditazione libera sul tema dei «padri». Intrecciando ricordi e letture, fatti storici e riferimenti all’attualità, l’autrice indaga i sistemi di valori maschili che plasmano la nostra vita e la nostra società. Dall’osservatorio del Midwest americano di cui è originaria, terra di conservatorismo politico e di estremismi religiosi, Crispin applica il suo sguardo di femminista contemporanea, radicale e antiaccademica, ai mille modi attraverso cui il patriarcato si manifesta – nel matrimonio e nella famiglia, nella scuola e nella chiesa – fino ad affrontarne le espressioni più violente ed estreme, come il femminicidio, i movimenti antiabortisti e suprematisti, il terrorismo.

Al tempo stesso prova a indicare modelli alternativi. Rivendica il cosmopolitismo come antidoto alle chiusure identitarie; contrappone la spiritualità intimamente vissuta alla rigidità dei dogmi delle religioni ufficiali, la cooperazione e l’autogestione femminile alla famiglia tradizionale; esalta il valore della solidarietà, della cura, invitandoci a uno sforzo collettivo di ascolto e riflessione per interrompere il ciclo della violenza e silenziare una volta per tutte i fantasmi del passato.

Il terzo libro che vi segnalo è dello scrittore Juan Carlos Onetti (1909-1994): uruguayano, ha ricevuto nel 1980 il Premio Cervantes, massimo riconoscimento della cultura ispanica, per la sua carriera letteraria. Il romanzo breve La morte e la bambina, è ambientato, come gran parte delle sue opere, nella città immaginaria e mitologica di Santa María e viene pubblicato ora per la prima volta in italiano.

La morte e la bambina, di Juan Carlos Onetti, traduzione di Gina Maneri, pp. 112

Díaz Grey è da molti anni il medico della città. La sua vita all’apparenza insignificante è avvolta dal mistero, un passato oscuro del quale non parla, ma che ripercorre ogni sera sfogliando un mazzo di fotografie. Quando Augusto Goerdel, ex seminarista protetto da padre Bergner, si reca da lui dopo la nascita del suo primogenito, il dottore lo avverte che una seconda gravidanza risulterebbe fatale per la moglie Helga. Quasi inevitabilmente, di lì a poco Helga morirà dando alla luce una bambina, e l’intera comunità di Santa María riterrà Augusto responsabile della sua morte: lo vedremo alle prese con la disperazione per il lutto ma anche con uno strenuo tentativo di difendersi dall’accusa collettiva. Solo molti anni dopo, grazie al ritrovamento di un fascio di lettere, si scoprirà la verità. Ma sarà ormai troppo tardi per tutti.

Una novella dalla scrittura cristallina in cui ancora una volta uno dei più importanti scrittori latinoamericani di tutti i tempi esplora i concetti di colpa e vendetta, sondando gli abissi della natura umana.

Passiamo a Marcos y Marcos, una realtà editoriale presente in Italia da oltre quarant’anni. Marcos y Marcos offre libri di qualità scelti, tradotti e realizzati con cura. Libri di tutti i Paesi che ne rispecchiano culture, voci e atmosfere. Narrativa e poesia classica e dei nostri giorni, libri per bambine e bambini.
Offrono corsi di formazione per tutte le età legati al libro, alla lettura e alla voce; inoltre, incontri con autori, traduttori, lettori in collaborazione con biblioteche, librerie, scuole, fondazioni, circoli di lettura.
Conoscenza, ascolto, accoglienza sono le parole chiave della loro linea editoriale.
Al Salone di Torino li trovate al Padiglione 2, Stand J51.

Il primo libro di cui parliamo oggi esce nella collana Alianti ed è un libro di poesia:

“L’alta montagna ci ha insegnato la forza della storia e la forza dell’acqua”.
Nel suo nuovo libro, con versi di commossa limpidezza, Cristiano Poletti contempla l’origine, il legame con il padre in un senso molto largo, anche linguistico. Con maestria scarta a tratti nell’espressione dialettale, senza strappi, quando è l’unica possibile nel contatto più intimo con la realtà. Interpella i maestri, siede alla locanda dei balenieri e con Samuele passa “portando il peso di una voce, / amando moltitudini sapendo / che quella voce non è mia”. La tensione emerge così sempre più nello sguardo, aperta al colore, alla luce, alla “cassa di risonanza di un viale” a immagini nitide dove affrancarsi dal “sonno delle parole”. “C’è uno spazio tra parola e falsità”; un “miracolo di fiore e aria” dove la poesia di Poletti si slancia, in cerca d’altro.
Allora diventa “puro sguardo amoroso che percepisce la bellezza e pura bellezza lieta di essere percepita”, come ebbe già a dire Milo De Angelis a proposito della raccolta precedente, Temporali. L’emblematica sezione “America”, che chiude il libro, esce in un campo aperto, luminoso, lasciandosi alle spalle la verticale di scale, “il lavoro di capire perché / avere male”. E nell’odore di cascata del New Jersey segue il lavorìo dell’acqua; il fiume riporta in vita i fratelli perduti di Elmira, rimossi dalla Storia, che parlano di noi.

Il secondo libro è uscito nella collana Gli scarabocchi ed è un libro per ragazzi:

A Sbafo, capitale della Malsazia, nessuno esce più di casa. Gite e sport sono solo virtuali, scuola e lavoro online: ogni desiderio viene subito esaudito da consegne robotizzate della TuttoPer.
Luca ha dodici anni e vorrebbe recuperare il vecchio pallone da basket ereditato da nonno Taddeo. Il babbo dice sempre domani, ma questo domani non arriva mai. Arriva, invece, nascosto nell’imballo di una SuperSorpresa della TuttoPer, un messaggio in codice, scritto a mano. Qualcuno lo cerca, lo sta chiamando: ma per rispondere all’appello, Luca dovrà scollegarsi da tutto e uscire nel mondo. Quello vero.

Il terzo libro, sempre nella collana Alianti, ci porta molto lontano, grazie allo scrittore Usama Al Shahmani: nato a Bagdad nel 1971, si è dedicato alla letteratura e alla poesia araba, pubblicando alcuni saggi. Attualmente è rifugiato in Svizzera.

Coltivava l’arte di ridere contro il fumo nero della dittatura. Beveva birra in riva all’Eufrate, tè nei vicoli antichi di Bagdad. Ricercato dai servizi segreti dopo aver messo in scena un testo teatrale politicamente trasgressivo, deve fuggire senza voltarsi indietro.
La speranza come unica strada, l’unica porta dei suoi pensieri. Attraversando i torrenti del Kurdistan, rimpiange di non saper nuotare. Conosce la paura, quella vera, che di colpo dà un sapore al tempo. Gli sguardi gelidi di certi svizzeri, il bunker per richiedenti asilo sono altre prove di resistenza. Sono i sentieri lungo i fiumi, i boschi, le montagne a rimettere la sua vita in movimento.
Una nuova lingua è una nuova terra: parole nuove e antiche rifioriranno.

Il terzo editore di oggi è gran vía: nasce nel gennaio del 2006 pensando a un lettore interessato al mondo che lo circonda e attento a una narrativa di alto ed elegante intrattenimento.
Sin dagli esordi, la casa editrice ha rivolto la propria attenzione alla letteratura latinoamericana e spagnola contemporanea, quest’ultima seguita in tutte le sue differenti lingue − castigliano innanzitutto, ma anche catalano, basco e galego.
Dopo cinque anni dal suo esordio in libreria, il marchio a fine 2011 si rinnova, anche nella veste grafica, ampliando con la collana altrevie i propri orizzonti linguistici e di genere e proponendo narrativa contemporanea da nuovi territori, ma anche nonfiction novel, memoir, reportage, testi che alla struttura saggistica uniscono l’eleganza del registro narrativo. 

Il primo libro è della scrittrice boliviana Liliana Colanzi, di cui vi ho già parlato nella recensione della sua raccolta di racconti Il nostro mondo morto. Vincitrice di numerosi premi, insegna letteratura latinoamericana e scrittura creativa presso la Cornell University, nello Stato di New York.

Al buio brillate, di Liliana Colanzi, traduzione di Olga Alessandra Barbato, pp. 112

C’è una soglia dove si intrecciano i tempi geologici, mitologici e storici. Il passato ancestrale fatto di vulcani e stelle, leggende e folklore, si ibrida con un presente caratterizzato da rivoluzioni e dittature, disastri ambientali ed energetici, tecnologia e comunicazione, che a sua volta si apre verso un futuro incerto. I racconti di Liliana Colanzi, premiati da uno dei più importanti riconoscimenti internazionali dedicati alla forma breve, risplendono da quel centro andino che è la Bolivia, meticciato di culture e tradizioni, per trasportarci in un tempo che si dilata e si contrae, unendo fantascienza, distopia e realismo, per porre infine il lettore di fronte al dolore e all’inquietudine della vita, esplorati tuttavia come spazio di resistenza, come luce che si irradia nell’oscurità.
Con una scrittura fortemente sensoriale e dalla grande potenza espressiva, Liliana Colanzi crea mondi che muovendosi tra passato, presente e futuro colgono l’essenza dell’essere umano come eterno mutante.

Il secondo libro ci porta nella penisola iberica, in Cantabria, con lo scrittore Juan Gómez Bárcena; nato a Santander, vive a Madrid.

Il resto è aria, di Juan Gómez Bárcena, traduzione di Matteo Lefèvre, pp. 544

Toñanes è il paese della Cantabria dove Emilio e Mercedes hanno appena comprato una seconda casa. Hanno qualche risparmio, due bambine e un terzo in arrivo, e una casetta vicino al mare sembra loro una buona idea. Ancora non sanno che la gravidanza presto si complicherà e che quel figlio potrebbe non correre mai nel giardino in riva alle scogliere. È il 1984 quando accade tutto questo, ma è anche l’inverno del 1633, e Juan e Juliana hanno da poco perso loro figlio; ed è il 1947, e Luis e Teresa si sono appena conosciuti ballando alla sagra del paese; mentre è durante il Cretaceo che un’ammonite muore affinché un bambino possa trovarla nel 1995. Tutto avviene nello stesso luogo, in quel paese, Toñanes, “più piccolo e più grande del mondo intero”, in un presente continuo, in un divenire incessante che dimentica i propositi e i sogni degli uomini e tramuta il loro ricordo in un nome e in una croce degli archivi parrocchiali. (QUI la mia recensione completa).

Il resto è aria, romanzo vincitore del prestigioso Premio Ciutat de Barcelona 2022, è la storia di un paese e dei suoi abitanti, che diventano metafora della memoria umana, di quello che sopravvive e di quello che si perde per sempre.

Infine peschiamo un titolo della collana Dédalos, una serie di volumi che raccolgono racconti dal mondo latinoamericano.

La natura polifonica della società peruviana, fatta di incredibile ricchezza culturale, emerge in questa selezione di sedici storie.
Nati tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, questi autori raccolgono e fanno propria la straordinaria miscela di voci e culture tipica del paese andino, ma la costante degli scrittori di questa antologia è anche quella di essere tutti, con rare eccezioni, migranti o figli di migranti, “passeggeri permanenti”, capaci di “riconoscersi come parte della propria comunità e allo stesso tempo del mondo”, divenendo quindi simbolo e riflesso della crescente affermazione del fenomeno migratorio. E così, facendo tesoro anche dei percorsi di vita che li hanno portati lontano dalla loro terra, una lontananza che ha permesso loro di “prendere posizione e affermare la propria scrittura”, si confrontano con molte altre realtà: ciò che ne deriva sono racconti dalla trama solida e dalla tecnica versatile, dove l’approccio individuale viene superato dalla volontà di narrare storie, trasmettendo e condividendo esperienze.

Per ora è tutto, arrivederci alla prossima puntata!