Faremo cliniche del genere in vari paesi. Il passato è anche una questione locale. Ci saranno ovunque case di altri anni, piccoli quartieri, un giorno avremo anche cittadine e magari perfino un intero stato del passato. Per pazienti con la memoria che svanisce, Alzheimer, demenza senile, quello che vuoi. Per tutti quelli che già vivono nel presente del loro passato. E per noi, disse alla fine dopo una breve pausa, lasciando uscire una lunga scia di fumo. Non è casuale questo affluire di tanta gente senza memoria, oggi… Sono qui per dirci qualcosa. E credimi, un giorno, molto presto, molti cominceranno a scendere nel passato da soli, a “perdere” la memoria di propria volontà. Si profila un tempo in cui sempre più persone vorranno nascondersi nella loro grotta e tornare indietro. E non da una bella situazione, in ogni caso. Dobbiamo essere pronti con rifugi antiaerei del passato. Chiamali pure, se vuoi, “cronorifugi”. (Pag.50)

Cronorifugio, di Georgi Gospodinov, Voland Edizioni 2021, traduzione di Giuseppe Dell’Agata, pagg. 320. Libro vincitore del Premio Strega Europeo 2021, vincitore dell’International Booker Prize 2023

Cronorifugio è un libro visionario uscito dalla mirabile penna di Georgi Gospodinov – già apprezzato autore di Fisica della malinconia – che costruisce uno scenario distopico per raccontarci con la consueta ironia ed un estro incontenibile, cosa potrebbe accadere se nel mondo dilagasse una nuova pandemia: una “demenza globale”, cioè la perdita di memoria e il conseguente bisogno di crearsi un passato. Scenario che non sembra neanche tanto fantasioso, di questi tempi… certo allarmante, perché noi esseri umani senza memoria perdiamo spessore, significato. Il nostro stesso DNA è memoria. “Il modo in cui le cellule si riproducono è anch’esso memoria. Una sorta di memoria corporea, cellulare, dei tessuti.” E cosa saremmo se non avessimo ricordi, storie da raccontare, un passato che ci ha resi ciò che siamo? È il nostro passato a sopravvivere a noi stessi, la memoria di noi è ciò che rimarrà quando non esisteremo più. “Siamo fabbriche di passato“.

Come si invecchia di fronte alla morte, sempre più lontani dalla vita, e come si salva quello che non si può salvare? Almeno come ricordo? Dove va a finire poi tutto questo passato individuale? (Pag.61)

Soggiorno anni ’60

Gaustín, personaggio bizzarro nonché alter ego dell’autore – un personaggio creato dal narratore che sembra sfuggirgli di mano -, una specie di viaggiatore nel tempo che attraversa le epoche con tutta naturalità, ricomparendo ogni volta immerso in un passato diverso, un passato come un piano infinito, ma deciso ad aiutare tutti coloro che hanno perso – per malattia ma anche un po’ di proposito – la memoria. Ecco che decide di inventare una clinica del passato: un luogo – anzi un “tempo protetto” – in cui le persone affette da questa sindrome possono riappropriarsi del passato, dei ricordi, dei luoghi, delle storie che hanno attraversato. Una clinica in cui si ricostruisce un’epoca diversa per dare rifugio a tutti i transfughi del tempo che hanno smarrito il proprio passato.

Quanto possa essere una cura, e se ripari i neuroni, non so dirlo. Ma queste persone conquistano il diritto alla felicità, al ricordo della felicità, a voler essere precisi.

Gaustín prende molto sul serio il suo progetto ed è deciso a pianificare con cura ogni aspetto:

Qui vedi gli anni ’60 di una classe media, il passato costa caro e non tutti se lo possono ancora permettere. Ma ti rendi conto che non ogni passato e ogni giovinezza sono stati cosi. Dobbiamo avere gli anni ’60 degli operai, le stanze degli studenti… E pure gli anni ’60 di quelli che vivevano in Europa dell’Est, i nostri anni ’60. (..) Perché proprio in Svizzera? chiesi a Gaustín mentre eravamo seduti nel soggiorno degli anni ’60.

É dovuto all’affetto per La montagna magica, credimi. Ho provato anche altrove, ma qui c’era chi mi avrebbe aiutato e avrebbe investito dei soldi. Qui ci sono sufficienti persone pronte a pagare per morire felici.(..) La verità è che la Svizzera era il paese ideale, pensai, per il grado zero del tempo. Un paese senza tempo può essere più facilmente popolato con tutti i tempi possibili. Era riuscita a insinuarsi perfino nel XX secolo senza segni particolari, che altrimenti ti trattengono sempre in anni specifici. (Pag. 49)

Nella clinica della memoria saranno ospitati i pazienti affetti da Alzheimer o demenza senile, “quelli che già vivono nel presente del loro passato”; quelli che costituiscono un onere economico per la società e di cui, forse, converrebbe disfarsi…

Si dice che l’imminente perdita di massa della memoria possa essere qualcosa come un virus, che raggiunge l’ippocampo, distrugge le cellule cerebrali, blocca i neurotrasmettitori. E il cervello, questa suprema creazione della natura, in un anno e poco più si trasforma in un grumo gelatinoso. Alcuni scienziati di fama mondiale hanno fornito l’esempio delle api e hanno dato l’allarme che quanto accade con la loro misteriosa sparizione, il cosiddetto colony collapse disorder, è lo stesso meccanismo dell’Alzheimer, solo applicato alla famiglia umana. (Pag. 103)

Ma questa perdita di memoria sembra dilagare di proposito… molti sceglieranno di tornare al passato per trovare un rifugio consolante: crogiolarsi nei bei tempi che furono, è forse meglio del presente? Ecco che serve un cronorifugio capace di venire in aiuto anche di chi non ha un passato luminoso e consolante da ricordare, di chi ha avuto una vita misera e può costruirsi un passato su misura per le proprie esigenze. E poi salteranno fuori anche quelli che ci vorrebbero tornare di proposito nel passato, che hanno una predilezione per certi anni e tutto quello che portavano con sé…

Sì, il passato è contagioso. Il contagio si era diffuso ovunque. E non era questa la cosa peggiore, ma alcune varianti subito mutate che distruggevano ogni immunità. L’Europa, che dopo alcune gravi perdite di sanità mentale nel XX secolo pensava di aver raggiunto una piena resistenza contro determinate ossessioni, follie nazionaliste e cose simili, fu in realtà tra i primi ad arrendersi. (Pag.127)

Ma, si sa, le cose spesso sfuggono di mano … Allora Gospodinov ti inventa un referendum sul passato, una parodia (esilarante) di ciò che vediamo accadere nel nostro presente: ogni nazione europea vota per scegliere un decennio del passato in cui rifugiarsi a vivere una vita felice. Una felice e nostalgica “Eurodistopia”…

Che gran maestro!!

Il romanzo – disseminato di citazioni e rimandi a Tolstoj, Mann, Auden, Borges, l’Odissea… – si dispiega con un ritmo ammaliatore, in una dimensione quasi onirica, entrando in stanze delle memorie di personaggi e città, che sembra di avere in mano delle scatole cinesi: ognuna ne contiene altre, si concatenano e si completano, andando a formare un labirinto in continuo divenire. Anzi, una biblioteca infinita di storie, vi ricorda qualcosa?

Cronorifugio è una grande allegoria malinconica e ironicama anche un po’ eversiva dei nostri tempi, abbraccia virtualmente tutti coloro che riconoscono nella memoria un valore, ma anche coloro che guardano al passato con la nostalgia di chi è cosciente di essere un attimo fuggente su questa terra, un incidente di cui si saprà dell’esistenza solo se se ne conserverà memoria. Il passato è una dimensione a cui spesso guardiamo con l’occhio lucido, una dimensione reale e al tempo stesso di una realtà abbellita dal ricordo: succede più o meno a tutti, di pensare di ricordare qualcosa mentre in realtà ricordiamo ciò che avremmo voluto che fosse… Il filosofico romanzo di Gospodinov è però anche una messa in guardia: con ironia e lucidità suggerisce i pericoli del volersi chiudere nel passato per non guardare al futuro, o meglio per non portare nel futuro la lezione che il passato ci ha insegnato

Che sia l’uomo, che sia la Storia, è la memoria a rendere reale ciò che può sembrare frutto di una fantasia creativa che ondeggia tra reale e irreale. Ma se questo passato non ci appartenesse, o fosse creato da qualcun altro e diventasse il nostro futuro? Se fosse facile preda di strumentalizzazioni, se alimentasse divisioni?

I romanzi e le storie danno un falso conforto di ordine e di forma. Sembra quasi che qualcuno tenga tutti i fili dell’azione, conosca l’ordine e la conclusione, quale scena viene dopo un’altra. Un libro davvero audace, audace e sconfortante allo stesso tempo, sarebbe quello in cui tutte le storie, accadute e non accadute, fluttuino intorno a noi nel caos primordiale, gridino e sussurrino, preghino e sghignazzino, si incontrino e si separino nel buio.

La fine di un romanzo è come la fine del mondo, è bene che si rimandi. (Pag 306)

Cronorifugio è un romanzo unico e strepitoso, capace di tirare dentro il lettore e di stupirlo continuamente. Come ha detto il suo autore:

Ciò che è importante per me, sia nei romanzi che nei racconti, è la conversazione che riesco a stabilire con il lettore. Questo è il filo di Arianna che non ci fa sentire soli e sperduti. Una conversazione senza fine: ecco cosa vorrei facessero i miei libri.

Qui potete leggere l’incipit.

Nato a Jambol nel 1968, Georgi Gospodinov è poeta innovativo e raffinato, prosatore e studioso di letteratura, oggi considerato lo scrittore più talentuoso della Bulgaria. Con il suo esordio narrativo, Romanzo naturale (Voland 2007), accolto come una vera rivelazione, ha immediatamente incontrato il favore di critica e pubblico che ne hanno decretato lo straordinario successo, e ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. È tradotto in diciannove lingue.
Di Gospodinov Voland ha pubblicato la raccolta di racconti …e altre storie (2008) e il romanzo Fisica della malinconia (2013), con il quale nel 2014 è stato finalista del Premio Von Rezzori e del Premio Strega Europeo.
Quella italiana è la prima traduzione mondiale del nuovo romanzo Cronorifugio, con il quale l’autore si è aggiudicato per la seconda volta il prestigioso Premio letterario nazionale per il romanzo bulgaro dell’anno.
Di lui è stato detto: “Definito il Milan Kundera della Bulgaria per i suoi viaggi nel mondo interiore, potrebbe essere accostato anche a Friedrich Dürrenmat per la sua riscrittura del mito del Minotauro, ma a ben vedere Georgi Gospodinov è uno scrittore unico.”