La rassegna di oggi volge lo sguardo verso Est, a partire dai nostri vicini di casa sloveni fino alla Russia perché la letteratura può superare i confini: “la buona letteratura è quella che stimola il pensiero e che fa nascere delle domande. Che apre la mente“, quella che unisce le persone arricchendole.

Inizio con alcuni libri pubblicati da Voland, casa editrice che vanta numerosi titoli in catalogo di autori provenienti dai paesi dell’Est europeo. In una recente intervista a Il Manifesto, Daniela Di Sora, editrice, ha infatti dichiarato a proposito della attuale congiuntura:

Mi sottraggo a una logica che prevede che si pubblichi o no un’opera in base alla nazionalità dell’autore. Continuerò a pubblicare autori russi e ucraini, serbi, croati, sloveni e bulgari e altro ancora. (..) Trovo inquietante in genere la cancel culture e tantomeno il revisionismo storico che preveda di proibire le lezioni su Dostoevskij, impedire a Gergiev di dirigere alla Scala… Posso tornare solo a quanto dicevamo prima: la memoria va salvaguardata, la cultura è memoria e la nostra cultura non prevede fatwe.

Intervista a Il Manifesto

Avevo già dedicato un articolo agli autori dell’Est europeo, che potete ritrovare QUI.

Libro vincitore del Premio Strega Europeo 2021

Cronorifugio è un libro visionario uscito dalla mirabile penna di Georgi Gospodinov – già apprezzato autore di Fisica della malinconia – che costruisce uno scenario distopico per raccontarci con la consueta ironia ed un estro incontenibile, cosa potrebbe accadere se nel mondo dilagasse una nuova pandemia: una “demenza globale”, cioè la perdita di memoria e il conseguente bisogno di crearsi un passato. Qui trovate la mia recensione.

Nato a Jambol nel 1968, Georgi Gospodinov è poeta innovativo e raffinato, prosatore e studioso di letteratura, oggi considerato lo scrittore più talentuoso della Bulgaria. Con il suo esordio narrativo, Romanzo naturale (Voland 2007), accolto come una vera rivelazione, ha immediatamente incontrato il favore di critica e pubblico che ne hanno decretato lo straordinario successo, e ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. È tradotto in diciannove lingue. Di Gospodinov Voland ha pubblicato la raccolta di racconti …e altre storie (2008) e il romanzo Fisica della malinconia (2013), con il quale nel 2014 è stato finalista del Premio Von Rezzori e del Premio Strega Europeo.

Vigilia di Natale del 1874. Leopold von Sacher- Masoch lascia la sua dimora austriaca per l’ignoto, salvo ricomparire dalla foresta di Lemberg, l’attuale Leopoli, portando con sé una neonata dalla capigliatura fiammeggiante. La masochista è la storia di Nadežda Moser, della donna che diventerà questa bambina lupo, personaggio immaginario calato in un formidabile cast di figure reali e che tiene testa a Freud, gira al largo da Klimt, ammira Gustav e Alma Mahler, ridicolizza Rilke, e di tanto in tanto, quando la pressione familiare o esterna supera il limite di guardia, perde l’uso della parola… Una riflessione audace e brillante sui confini del desiderio e della libertà femminile, sullo sfondo delle tensioni etniche, di classe e di genere di un impero non ancora consapevole del proprio declino.

Il libro è stato cofinanziato dal programma Europa creativa dell’Unione europea.

Katja Perat, nata nel 1988, è una scrittrice, giornalista e poetessa slovena attualmente residente negli Stati Uniti. Ha pubblicato due raccolte poetiche accolte favorevolmente da pubblico e critica. La masochista, uscito nel 2018, è il suo esordio narrativo e l’ha confermata come una delle autrici contemporanee più talentuose.

Quattro storie si incrociano in un sottile gioco di echi e attraverso la sovrapposizione di tempi e di spazi tendono all’apoteosi finale. Gli sviluppi della rivoluzione romena del 1989 – con la rievocazione caustica di una società allo stremo, soggetta all’arbitrio di un uomo malato – si intrecciano al mondo fantastico del giovane Mircea, al segreto che nasconde la sua famiglia, alle vicende di bambino cresciuto in un bordello e diventato un criminale e alla sua lenta redenzione, per dar vita a un romanzo che si colloca al crocevia di tutti i più importanti movimenti letterari contemporanei.
Capitolo conclusivo dell’incandescente e ambiziosa trilogia Abbacinante di Mircea Cărtărescu.

Mircea Cărtărescu, nato a Bucarest nel 1956, è tra i più interessanti e raffinati scrittori dell’Est Europa, e il più importante autore romeno contemporaneo. Tradotto in tutte le maggiori lingue europee e acclamato dalla critica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Di Mircea Cărtărescu Voland ha già pubblicato Travesti (2000), Abbacinante. L’ala sinistra (2008), Perché amiamo le donne (2009), Nostalgia – di cui è uscita una nuova edizione completa nel 2012 e con il quale l’autore si è aggiudicato il prestigioso Premio Acerbi – e Abbacinante. Il corpo (2015), vincitore del Premio von Rezzori 2016 per la migliore opera di narrativa straniera e arrivato fra i finalisti al Premio Strega Europeo 2016.

Perm’, primi anni ’90. Viktor Služkin, biologo alla soglia dei trent’anni in crisi esistenziale e professionale, si fa assumere come insegnante di geografia in una scuola della città. Ma il nuovo impiego non fa che complicare una vita già consacrata alla bottiglia e ostinatamente sgangherata. E così, tra intrecci amorosi, conflitti generazionali e avventure nella taiga, un’escursione sul fiume si trasforma in una prova di sopravvivenza tanto per i ragazzi che per il loro insegnante.
Spassoso racconto di crescita, toccante storia d’amore, spietata satira sulla provincia e sulla scuola, Il Geografo si è bevuto il mappamondo è un romanzo esplosivo che ipnotizza e inchioda il lettore a ogni pagina.

Aleksej Ivanov, nato nel 1969, paragonato a Čechov e Dostoevskij, è uno dei migliori eredi della grande tradizione letteraria russa. Autore di oltre 20 libri, ha vinto in Russia i premi più prestigiosi, tra cui il Book of the Year, il Prose of the Year e il Tolstoy Prize. Le sue opere sono tradotte in numerose lingue e vantano diverse trasposizioni cinematografiche.

Kiev, 1984. L’Unione Sovietica crollerà pochi anni dopo, ma sulla riva sinistra del Dnepr la vita scorre come sempre. I castagni sono in fiore al parco della Vittoria, dove i veterani della guerra in Afghanistan spacciano hashish mentre riparano le giostre per i bambini, e al chiosco gli speculatori intrattengono la polizia corrotta. Sullo sfondo delle periferie di Kiev, l’amicizia tra i due studenti universitari Pelikan e Baghila è il trait d’union tra le storie dei frequentatori abituali del parco, che incarnano il caleidoscopio di popoli, storie, successi e disgrazie che hanno caratterizzato la storia dell’URSS. Un feroce e divertente affresco della società ucraina di fin de siècle, un brillante connubio di tragedia e commedia che attraverso il prisma del passato mostra al lettore le fragilità e i problemi dell’Ucraina di oggi.

Scrittore di lingua russa nato a Kiev (Ucraina) nel 1967, Aleksej Nikitin è laureato in fisica e ha collaborato al progetto del sarcofago destinato a mettere in sicurezza la centrale di Černobyl’. Il romanzo Victory Park (2014) ha vinto il Russkaja Premija ed è entrato nella short list del premio National Besteller (‘Nacbest’) in Russia quando era ancora in forma di manoscritto. L’infermiere di via Institutskaja (2016), romanzo dedicato alle recenti proteste di Euromajdan, è stata la prima opera di Nikitin a essere pubblicata in Ucraina. I suoi precedenti romanzi sono Istemi (Voland 2013) e Mahjong (2012).

Il romanzo di Ivana Šojat è una saga  familiare scritta con un sapiente e coinvolgente piglio narrativo, che alternando il presente della protagonista alle vicende passate delle famiglie di origine – soprattutto materna, ripresa in quattro generazioni – fornisce un racconto-testimonianza di un periodo storico travagliato per la Croazia, che va dai primi del Novecento fino ai giorni nostri. Questo è un libro che riporta a galla un passato doloroso, e con esso però anche i tanti momenti felici, le piccole gioie, come accade in tutte le famiglie. Momenti vissuti sperando che non venissero inghiottiti dalla follia della guerra, come invece purtroppo accadde. Qui trovate la mia recensione completa.

Nata a Osijek (Croazia) nel 1971, Ivana Šojat si è laureata in Belgio in Lingua e letteratura francese. Scrittrice e traduttrice dal francese e dall’inglese – ha tradotto fra gli altri Roland Barthes, Raymond Carver, Alice Sebold e Paul Auster – ha all’attivo cinque libri di poesie, due raccolte di racconti e diversi romanzi. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo alla letteratura croata.

La casa editrice Keller offre un vasto catalogo di romanzi e saggi, pescando soprattutto da quell’ampio bacino di letterature e culture che è la Mitteleuropa e ponendo particolare attenzione anche alle tematiche dei confini.
La Keller è nata e opera in una terra di confine in cui ancora oggi si parlano più lingue e per loro  questo “confine” è qualcosa che esula dai tracciati politici, si muove in un ambito profondo e indefinibile, è confronto e opportunità, è a tratti passato doloroso e investimento per il futuro, è qualcosa sempre pronto a riaffiorare e allo stesso tempo espressione di sintesi inattese.

Amir e il fratello minore fuggono dal loro Paese dopo che le bombe hanno ucciso i genitori. Ben presto devono separarsi con la promessa di riunirsi nella grande città del Nord il cui nome è appuntato su un foglietto di carta. Sono gli antefatti di un libro che ci catapulta immediatamente in una storia che toglie il fiato e che si svolge in un eterno presente. «La fatica dei materiali» è infatti un libro unico che induce il lettore a immedesimarsi nella quotidianità dei personaggi, trascinandolo in un’esperienza quasi fisica e impegnandolo a superare, accanto ai due giovani migranti, tutte le prove che saranno costretti ad affrontare: fuggire e nascondersi, orientarsi, sopravvivere al freddo e alla fame, andare avanti.

Il mondo raccontato da Šindelka diventa così il teatro di un agire concreto, scevro di ogni giudizio morale, nel quale i due fratelli mettono alla prova la loro volontà, il legame che li unisce, la resistenza alla fatica e all’usura dei corpi.
«La fatica dei materiali» si è aggiudicato il più prestigioso premio letterario della Repubblica Ceca: il Magnesia Litera. Ci offre una narrazione potente ed essenziale che è sguardo sulle macerie del mondo ed esplorazione di temi universali quali l’alienazione, la perdita della propria casa e delle proprie radici e la ricerca della felicità.

Marek Šindelka (1984) è poeta e romanziere che, seppur giovane, si è già imposto come uno degli autori più importanti dell’attuale scena letteraria ceca. Tra le sue opere si ritrovano romanzi, poesie, racconti, graphic novel che sono stati selezionati o hanno ottenuto i più prestigiosi premi letterari cechi come il Magnesia Litera o il Premio Josef Škvorecký.

A Leopoli succedono cose fuori dal comune: in estrema sintesi, il romanzo racconta questo. E anche i personaggi che animano le pagine sono un tantino fuori dal comune. Vediamo: ci sono un hippy attempato, un ex capitano del KGB, un sedicente infermiere che aiuta chi soffre di calcoli renali ad espellerli, una giovane addetta di un cambiavalute che è allergica al denaro, un parrucchiere un po’ psicotico, uno scrittore reale, un’attrice reale, un mago sensitivo… Ma soprattutto c’è Leopoli, una città che attraversiamo soprattutto di notte, in cui accadono fatti strani. Qui potete leggere la mia recensione.

Andrei Kurkov nasce il 23 aprile 1961 in un paese dell’area di Leningrado. Nel 1983 si laurea all’Accademia pedagogica di lingue straniere di Kiev, dove vive tuttora. E’ autore ucraino che scrive in russo.

Il giovane protagonista del nuovo e potente romanzo di Lebedev scopre casualmente le memorie della nonna Tanja nascoste all’interno di un volume di poesie di Konstantin Simonov, sei volte vincitore del Premio Stalin. Tra quei fogli cerca inutilmente tracce sui segreti di famiglia. Poiché i tempi sono quel che sono, per sbarcare il lunario si offre di ritrovare dietro compenso i luoghi di sepoltura di scomparsi, deportati ed esiliati. Una ricerca di fantasmi e verità inquietanti che lo conduce attraverso le sterminate regioni dell’universo sovietico, dove i segni delle antiche ingiustizie sembrano preparare il terreno per le prossime violenze.
Nel frattempo l’Unione Sovietica è scossa dal colpo di Stato che depone Michail Gorbačëv. È l’agosto 1991. La gente scesa in strada a protestare rimuove la statua di Dzeržinskij – il fondatore della Čeka – di fronte alla sede della polizia politica. E di lì a poco Boris El´cin giunge al potere. Forse è la fine di un passato di oppressione o forse solo un interludio prima della frantumazione del Paese, della comparsa improvvisa di ricchi oligarchi e dell’impoveri-
mento di molti.
Romanzo d’avventura, narrazione poliziesca …, «Gente d’agosto» conferma Lebedev come uno scrittore unico e originale che con il suo grande talento racconta luce e tenebra, speranza e disillusione della Russia del XX e XXI secolo.

Sergej Lebedev, giornalista e scrittore, è nato a Mosca nel 1981. In qualità di geologo ha partecipato per sette anni a spedizioni nell’estremo Nord della Russia. In Italia si è fatto  conoscere con Il confine dell’oblio (Keller, 2018), un viaggio a ritroso nel passato dei gulag di grande forza letteraria che è stato tradotto in numerose lingue con ottimi riscontri di critica.

Per secoli le popolazioni rom della Bulgaria hanno addestrato gli orsi a ballare, allevandoli in famiglia e portandoli a esibirsi in strada. Dopo la caduta del Comunismo anche per i proprietari di orsi finisce un’èra: sono costretti a liberare i propri animali che trovano rifugio in oasi protette per la fauna selvatica. Ancora oggi però, ogni volta che vedono un essere umano, quegli orsi si alzano sulle zampe posteriori per danzare.
Parte da qui, da queste storie e da queste immagini, il nuovo e coinvolgente reportage di Witold Szabłowski. Con lui incontriamo persone straordinarie in tutta l’Europa orientale – ma anche a Cuba e a Londra – che, come gli orsi bulgari, pur essendo libere provano nostalgia per i tempi in cui non lo erano. Un travolgente lavoro sul campo che è allo stesso tempo affresco sociale ed economico degli ex Paesi comunisti (Bulgaria, Ucraina, Georgia, Kosovo…) e racconto dell’esodo da un’ideologia, un modo di vivere, un sogno oppure un incubo che ha segnato un secolo intero.
Come nel precedente L’assassino dalla città delle albicocche ci troviamo di fronte a un libro illuminante, divertente, acuto, a tratti straziante e sempre molto originale.
L’edizione è arricchita dagli scatti che il fotografo Albin Biblom ha dedicato agli orsi danzanti della Bulgaria e ai loro proprietari.

Witold Szabłowski è nato nel 1980 a Ostrów Mazowiecki, Polonia. Ha studiato Scienze politiche a Varsavia e Istanbul. In Polonia ha iniziato la carriera giornalistica. Per i suoi reportage ha ottenuto importanti riconoscimenti. Nel 2010 ha ricevuto il Premio del Parlamento europeo per il suo reportage Oggi verranno a riva due cadaveri. Per L’assassino dalla città delle albicocche (Keller, 2019) ha ottenuto il Premio Beata Pawlak ed è stato nominato per il Premio letterario dell’Europa Centrale “Angelus” e per il Premio letterario nike. L’edizione inglese ha ricevuto il premio del pen Club britannico e «World Literature Today» ne ha parlato come di uno dei libri più importanti fra quelli tradotti in inglese nel 2013.

Acqua rossa è un giallo sociale potente e dai tratti epici. Accanto alla tensione del poliziesco mostra, in un grande narrazione, gli sconvolgimenti di quasi tre decenni della società jugoslava: caduta del comunismo, guerra civile, crollo dell’economia e dell’industria, investimenti stranieri, corruzione, turismo. I destini individuali che incrociano i traumi della Storia. Qui potete leggere la mia recensione.

Jurica Pavičić è nato a Spalato nel 1965. È scrittore, sceneggiatore e giornalista. Dal 1989 lavora come critico cinematografico per vari giornali. È autore di sette romanzi, due raccolte di racconti, saggi sul cinema, sulla Dalmazia e sul mondo mediterraneo.

La casa editrice Bottega Errante è tra le maggiori realtà che guardano ad Est: con la pubblicazione degli inediti di viaggio del Premio Nobel Ivo Andric inizia la collana “estensioni” rivolta alla letteratura balcanica. La collana “radar” è rivolta alla letteratura del centro-est Europa. “Le metamorfosi” è una collana di saggistica divulgativa che indaga le tematiche sociali, storiche e di attualità dell’Est Europa. Qui sul blog, di BEE, trovate tante recensioni.

La storia narrata si sviluppa tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e viene presentata come una retrospettiva vista dai diversi punti vista dei personaggi, che si alternano nei capitoli. Il romanzo di Bauk mostra quanto siano fatali le conseguenze dei meccanismi burocratici sulle vite delle persone, su quanto assurda si mostri la faccia della storia quando impatta sui destini individuali, e lo fa anche attraverso lo stile, dinamico e non convenzionale, coerente con la filosofia del contenuto, determinando quindi un cifra coerente tra forma e contenuto. Qui trovate la mia recensione.

Dino Bauk è un avvocato e scrittore sloveno. Ex funzionario pubblico, ha raggiunto la fama letteraria con il suo romanzo d’esordio The End. And again. Il libro ha vinto il premio per il miglior debutto alla Fiera del libro sloveno ed è stato selezionato per il premio Kresnik per il miglior romanzo dell’anno.

Ci sono figlie premurose e insofferenti nei confronti di madri anziane e sole. Ci sono vedove svogliate che si chiudono in casa davanti alla tv piuttosto che uscire con le amiche al caffè o a un concerto; che rinunciano a dilettarsi con un libro, poiché leggere è diventato faticoso, quasi impossibile. Ci sono anche donne con un marito e ancora professionalmente attive, a cui capita di innamorarsi di un collega molto più giovane il cui sguardo e sorriso bastano per illuminarle, renderle visibili. È un libro intimo e liberatorio, che racconta l’invisibilità delle donne mentre invecchiano, le dimenticanze, le malattie, la vergogna e il dolore, i sentimenti più profondi di cui non osiamo parlare.

SLAVENKA DRAKULIĆ (Rijeka, 1949) è una scrittrice, giornalista e saggista croata di fama internazionale. In Italia è nota sin dagli anni Novanta grazie alla pubblicazione di alcune sue opere sul mondo comunista e post-comunista Balkan Express e Caffè Europa (Il Saggiatore), nonché di romanzi come Pelle di marmo (Giunti), Il gusto di un uomo (Il Saggiatore), Come se io non ci fossi (Rizzoli), Il letto di Frida (Elliot), L’accusata (Keller). Nel 2004 l’autrice ha ricevuto il premio Award for European Understanding della Fiera del libro di Lipsia. Nel 2019 Bottega Errante ha pubblicato il romanzo Mileva Einstein. Teoria sul dolore (2 edizioni), mentre nel 2021 è uscito Dora e il Minotauro. La mia vita con Picasso. Vive in Svezia e in Croazia.

Un libro coinvolgente e acuto sulla solitudine, ma anche e soprattutto sul potere curativo dell’arte sia per chi la crea che per chi ne fruisce.

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Questo insolito annuncio pubblicato su un giornale riunirà due persone completamente diverse: un ingegnere che si guadagna da vivere grazie a un’invenzione casuale e una impiegata di banca indebitata, con un matrimonio fallito e un amante sposato. È un romanzo sulle opportunità di vita perse. Riguarda tutti quei baci e abbracci che non abbiamo dato, tutti i compromessi su cui non eravamo d’accordo, tutte le storie che non abbiamo raccontato. Perché a Florijan e a Veronika non mancano solo le carezze nella vita. Una domanda molto più importante è cosa si nasconde sotto la loro pelle. Qui trovate la mia recensione.

Originaria della regione spalatino-dalmata, Marina Vujčić vive e lavora da anni a Zagabria. Nel 2015 viene inserita nella rosa dei quattro autori croati candidati al Premio per la letteratura dell’Unione europea. Grazie alla sapiente voce della traduttrice Estera Miočić, possiamo leggere il primo romanzo pubblicato in Italia di questa talentuosa autrice.

L’epoca è il crepuscolo del decrepito regime di Brežnev, il luogo la Repubblica Socialista Sovietica di Moldaviala periferia latina dell’Impero. Con un occhio acuto e gogoliano per i dettagli grotteschi, spesso squallidi, della vita quotidiana in URSS, Iulian Ciocan dipinge ritratti cupamente umoristici dell’Homo sovieticus. Qui trovate la mia recensione.

Iulian Ciocan è scrittore e giornalista. Nato nel 1968 a Chişinău (Repubblica di Moldavia), è uno degli autori moldavi contemporanei più tradotti. Parallelamente alla sua attività di scrittore, si occupa di giornalismo e critica letteraria. 

Il romanzo è il racconto dei nove turbolenti giorni del ministro della cultura del Montenegro, Valentino Kovačević, durante i quali l’uomo lotta contro l’ondata di eventi politici e sociali che lo sommerge dopo l’accidentale uccisione di un’artista durante una performance. Un vortice che mette in discussione tutto il mondo che ruota attorno al ministro, che mina la sua carriera e che coinvolge gli aspetti intimi e familiari della sua vita. Il ministro è di fatto un ritratto psichedelico e decadente della società contemporanea, della politica e dell’instabile equilibrio fra uomo e potere.

Stefan Bošković è uno scrittore e sceneggiatore montenegrino; fin dal suo esordio le sue opere ricevono numerosi premi a livello europeo. I suoi racconti sono tradotti in inglese, tedesco, cinese, russo, sloveno, albanese e macedone. Per Il ministro ha ricevuto il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura nel 2020 e il Premio dell’Iniziativa Centroeuropea Giovani Scrittori nel 2021.

Anche la casa editrice E/O ha diversi titoli nel suo catalogo provenienti dall’area dell’Est europeo. Vi segnalo questo:

Il romanzo di Filipenko – nato in Bielorussia nel 1984, dunque un bambino alla fine dell’impero sovietico – scritto nel 2017, esplora cento anni di storia russa attraverso la vita di una donna e dei suoi cari. Tra le sue pagine si affaccia anche la contraddittoria Bielorussia di inizio millennio, ancora legata ai retaggi del vecchio regime ma con un occhio rivolto ad un futuro diverso. Qui trovate la mia recensione.

Ex figlio è un romanzo politico, racconta una vicenda privata che diviene paradigma di un intero popolo: ragazzo caduto in coma come in coma è il Paese, ex figlio di una famiglia e di un Paese in cui non si riconosce, Cysk dopo avere provato a ribellarsi, consapevole delle difficoltà e della palude che tutto trattiene, decide di andarsene. Qui trovate la mia recensione.

Saša Filipenko, nato a Minsk nel 1984, è un autore bielorusso che scrive in lingua russa. Dopo una formazione in musica classica, ha studiato letteratura a San Pietroburgo per poi lavorare come giornalista, sceneggiatore e autore di un programma satirico. Il suo primo romanzo, The Ex-Son, è di prossima pubblicazione presso le nostre edizioni. È appassionato di calcio e vive con la famiglia a San Pietroburgo.

La casa editrice Fazi, nel suo vasto catalogo, presenta alcune pubblicazioni, come ad esempio questo romanzo:

Il bellissimo romanzo di Krasikov è un’opera di grande respiro, un po’ come è tradizione nella grande narrativa russa, e ci mette al corrente delle vite di tre generazioni della stessa famiglia, in un contesto storico-sociale che fluisce tra gli Stati Uniti e la Russia, in diverse fasi di andate e ritorni. Il romanzo parla, principalmente, del rapporto tra l’individuo e la Storia, tra idealismo e realtà, e investiga il concetto di patriottismo in tutte le sue sfaccettature.

L’autrice, Sana Krasikov, classe 1979, è nata in Ucraina ed è cresciuta in Georgia e negli Stati Uniti, dove vive attualmente. I patrioti, grazie al quale «Granta» l’ha inclusa nella lista dei migliori giovani romanzieri americani, è il suo primo romanzo.

La casa editrice 21 lettere pubblica lo scrittore Mikhail Shishkin, che col romanzo Punto di fuga è risulato vincitore del Premio Strega europeo 2022

Il romanzo (come suggerisce il titolo originale) è la corrispondenza epistolare tra due persone, lui e lei, che si scambiano lettere mentre lui è in guerra. Ma in realtà questo è un espediente narrativoun nutrito scambio di lettere che diventano come due diari paralleli asincroni in cui, a turno, i due protagonisti si raccontano il presente facendo molte incursioni nel passato, rievocando molti episodi delle loro infanzie e gioventù, e la “loro estate”. Si comprende presto che c’è uno sfasamento di tempo tra le due corrispondenze e che sono anche un espediente per porre riflessioni filosofiche ed escatologiche. Qui trovate la mia recensione.

Mikhail Shishkin è nato a Mosca nel 1961, da metà degli anni ’90 vive a Zurigo dove lavora come insegnante e traduttore per i rifugiati. Si dedica alla scrittura a partire dagli anni ’90

Chiudo la rassegna con il romanzo di Karšaiová – che scrive in un italiano perfetto dal punto di vista sintattico ed espressivo – candidato da Gad Lerner al Premio Strega 2022:

È una storia di assenze che pesano, di tradimenti, di desideri temuti e mai pronunciati, di strappi che chiedono nuove risorse per essere ricomposti, di sradicamento e di rinascita – una ricerca di sé della protagonista e del suo paese, entrambi orfani di un passato solido. La scrittura versatile e profonda di Jana Karšaiová è straordinaria per un’autrice che ha scelto l’italiano come lingua elettiva: bravissima l’autrice a creare una storia privata intensa che si eleva a storia pubblica di alcune generazioni che hanno vissuto un periodo storico particolare. Qui trovate la mia recensione.

Jana Karšaiová (Bratislava, 1978) Ha iniziato a imparare l’italiano da autodidatta nel 2002; ha vissuto a Praga, a Ostia, a Verona dove ha lavorato come attrice. Dopo una lunga assenza, ha ripreso a lavorare in campo teatrale conducendo laboratori e iniziato a frequentare corsi di scrittura. Divorzio di velluto è il suo primo romanzo.

Per informazioni su cultura e attualità, vi segnalo il sito East Journal, e il sito Osservatorio Balcani e Caucaso.

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