La presidente riusciva a soddisfare i suoi desideri, almeno in parte, usando in modo arbitrario il potere di cui disponeva. Lo considerava un male minore, anche perché era fermamente convinta di fare il bene della comunità. (…) doveva essere successo un fatto talmente grave da superare l’ampio margine di tolleranza che lei concedeva a se stessa e agli altri. Un fatto che la tormentava e la riempiva di sensi di colpa.
La presidente, pag 174
La presidente, di Alicia Giménez-Bartlett, Sellerio 2023, traduzione di Maria Nicola, pp. 412
Vita Castellá, presidente della Generalitat Valenciana, muore in un hotel di Madrid alla vigilia della sua testimonianza in tribunale come indagata e testimone di un processo che coinvolge molti membri del suo stesso partito, accusati di corruzione e appropriazione indebita. La somiglianza con un evento storico accaduto il 23 novembre 2016 (la morte improvvisa del sindaco di Valencia Rita Barberá) è evidente. Ecco dunque che l'”Avvertenza al lettore” a inizio opera si impone, a fugare ogni dubbio che si tratta di un’opera di finzione. Anche se, per chi conosce un po’ le vicende di terra iberica, il malaffare, la corruzione, i processi che definiscono la classe politica ritratta nel romanzo, e l’episodio stesso della sindaca morta, sono cosa nota. E, purtroppo, neanche solo pertinente alla Spagna, come gli scandali di casa nostra ben dimostrano.

Dopo il ritrovamento del corpo della presidente valenciana nella camera d’albergo, da parte del suo addetto stampa e giornalista, nonché amico-ammiratore Salvador Badía, poche ore prima della sua comparizione in tribunale e con l’attesa mediatica che l’evento comporta, la risposta delle autorità affinché la questione non sfugga di mano è quella di escludere tutto ciò che non è una morte naturale.
La versione offerta alla stampa è l’infarto, ma l’autopsia dice che si tratta di avvelenamento, col cianuro per la precisione, diluito nel caffè servito in camera. Com’è logico, va avviata un’inchiesta, anche se il suo unico obiettivo è quello di insabbiare il caso affinché nessuno nome di spicco venga coinvolto, soprattutto i membri del suo partito. Con l’intenzione che le cose vadano lentamente, si raffreddino e finiscano per arenarsi o essere dimenticate, il Direttore della Policía Nacional, Juan Quesada Montilla, in accordo col ministro dell’Interno, si reca a Valencia, dove l’indagine è stata spostata, e in accordo con il capo locale, Pedro Marzal López, non può pensare a niente di meglio che affidare il caso e le sue indagini a due ispettori alle prime armi, le sorelle Berta e Marta Miralles, trentadue e trent’anni, da poco diplomate all’Accademia di Ávila con il massimo dei voti.
Berta aveva sempre avuto un carattere disciplinato, un forte senso della giustizia, una considerevole capacità di adattamento. Marta di carattere allegro, senza pensieri, entusiasta, svelta come uno scoiattolo. Le piaceva ballare, le piacevano i ragazzi, la vita, il divertimento.
La presidente, pag. 31
L’indagine che devono affrontare non potrebbe essere più intimidatoria e insidiosa: il loro capo, il commissario Pepe Solsona del commissariato di Russafa – spalleggiato dal giudice più misogino e scorbutico, nonché alle soglie della pensione – mette in atto ogni manovra per depistare e omettere informazioni, oppure intralciando le loro attività con ogni pretesto. Le due ispettrici capiscono subito che il caso è di quelli scottanti per tutte le implicazioni che comporta nel mondo politico, e sanno che se vogliono arrivare a qualche risultato devono portare avanti una doppia indagine: quella ufficiale, che nasconde le informazioni importanti, e quella segreta, nella quale indagano seriamente sui fatti. Berta e Marta Miralles sono alla prima indagine ma sono preparate, ognuna a suo modo sono intuitive, sono un pizzico incoscienti e soprattutto credono nella missione che hanno scelto.

L’unico contatto che hanno è Salvador Badía, l’addetto stampa della presidente, verso la quale nutriva rispetto, lealtà e ammirazione: secondo lui era onesta ma anche cosciente che per realizzare i suoi progetti doveva accettare che nel suo entourage i comportamenti non fossero cristallini. Quando però gli esponenti del partito avevano oltrepassato ogni limite, si era decisa ad opporsi ed ecco quindi la testimonianza in tribunale, per impedire la quale qualcuno aveva deciso di eliminarla. Grazie alla collaborazione di Salvador Badía, le due ispettrici iniziano a stilare una lista di nomi di sospetti. Resta loro da capire quanto il coinvolgimento di Badía sia disinteressato; l’uomo infatti, essendo gay si era visto ostracizzato dal partito, messo da parte, e difeso soltanto dalla presidente, alla quale aveva giurato fedeltà. Vuole forse vendicarsi dei torti subiti? O la sua collaborazione è sincera? Del resto Berta e Marta Miralles non hanno altre spalle in questa situazione, decidono quindi di fidarsi di lui.
Senza farsi scoraggiare dai depistaggi e dai bastoni tra le ruote messi dal loro capo, le due ispettrici portano avanti le ricerche, aggirando il regolamento e infrangendo più di una regola, pur di non perdere tempo, spendendo di tasca propria per pagare le trasferte a Madrid e Benidorm, interrogando alcuni testimoni da cui emergono indizi sempre più inquietanti. Nel frattempo altre due donne vengono trovate uccise: entrambe hanno avuto a che fare direttamente con la presidente. Come riusciranno a sbrogliare questa spinosa inchiesta?
Quella notte Berta non riuscì a prendere sonno. Il piano che aveva escogitato comportava molti rischi e non poggiava su basi razionali. Eppure era ispirato alla stessa filosofia che l’aveva accompagnata per tutto il corso delle indagini: generare movimenti che facessero affiorare degli indizi. Nessuna di loro due era consapevole di seguire una linea preordinata. Entrambe erano convinte di improvvisare, di farsi portare dalle ventate dell’intuizione.
La presidente, pag. 251
È un romanzo piacevole, più informale dei precedenti, scritto con capitoli brevi che danno il ritmo, con dialoghi fitti e diretti, in cui emerge un tocco di umorismo; i due personaggi principali, le sorelle Miralles, sono ben a fuoco e mettono in mostra l’immaturità tipica dell’età essendo questo il loro primo caso. Potrebbe essere l’esordio di una serie che dovrà però trovare una maturazione nello sviluppo successivo del duo prima di potere avvicinarsi a Petra Delicado e al livello letterario dei romanzi di cui è protagonista.
Chi si aspetta un giallo convenzionale, adrenalinico o giocato sui colpi di scena, potrebbe rimanere deluso, ma chi conosce l’autrice sa anche che quello non è il suo stile. La trama sviluppa poco a poco il quadro delle indagini e le relative conclusioni ma si sofferma molto su tematiche politiche, come la corruzione e l’abuso di potere, il malgoverno e la prevaricazione, e su tematiche sociali come l’omofobia, sul confronto tra vita cittadina e vita nei piccoli centri. Lo sviluppo dell’azione tra Madrid, Valencia e la costa dà modo all’autrice di riflettere sulle trasformazioni che hanno coinvolto questi luoghi. Uno sguardo critico il suo che si sofferma sia sui lati positivi del cambiamento che su quelli negativi, che hanno visto trasformare il volto di interi quartieri incidendo sulle persone che li abitano. Viene dato molto peso anche al rapporto che unisce le due sorelle, a volte burrascoso ma sempre leale e forte. L’unico aspetto che, a mio modesto parere, poteva essere sviluppato meglio è il finale; mi sarebbe piaciuto un maggiore approfondimento sulle cause dell’omicidio della presidente, che viene sì spiegato ma è liquidato senza un doveroso vaglio, visto l’assetto generale del romanzo.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.
Qui trovate un Focus dedicato all’autrice.
