Di giorno tesseva fili sempre più fitti con il suo modo familiare, la notte scompariva nell’antro del guru. Di Guglielmo non mi parlava più, né lui si fece più vedere a casa nostra. Due mondi separati. E io avevo ormai deciso di disinteressarmi del tutto alla loro meravigliosa storia d’amore.
L’armonia dei frutti bacati, pag. 84
L’armonia dei frutti bacati, di Roberto Tiraboschi, E/O Edizioni 2023, pp. 224
L’armonia dei frutti bacati è un bel romanzo del genere psicologico che esplora i temi dell’amicizia, della incomunicabilità, della dipendenza, delle ossessioni che possono rendere difficile la costruzione di legami affettivi e amicali sinceri. Le relazioni che legano i tre attori principali del romanzo sono ambigue, tenute insieme da un mix di attrazione e invidia, paura e risentimento, ammirazione e terrore di essere soggiogati. Ognuno appare come una monade che non riesce ad entrare in contatto con gli altri in modo profondo; ciascuno con la sua individualità deve più arginare le proprie paure e insicurezze che provare a comprendere quelle degli altri. Ciascuno di loro ha difficoltà a raggiungere una propria identità, deve fare i conti con la dipendenza dagli altri, che può portare al tentativo di manipolarli per avere la loro attenzione o il loro affetto, infine con la scoperta di una parte bacata di sé, quasi fosse un marchio di fabbrica, un fil rouge che li lega e identifica.
Con una prosa tesa e una costruzione narrativa sapientemente organizzata, il romanzo cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina, senza lasciare presagire gli sviluppi dei destini che si incrociano nella sua trama. Tutto questo in un romanzo dall’impianto pirandelliano, dove uno è nessuno e centomila, dove tutto può essere realtà o finzione, dove le storie si incastrano l’una dentro l’altra, come in un gioco di scatole cinesi.
Mi ero sempre chiesta che cosa provasse lei nei miei confronti: era un’amica, si fidava di me, mi usava? Spesso diceva che avrebbe voluto essere come me. Buffo. Io avrei voluto essere come lei. Due frutti bacati che vogliono assomigliarsi.
L’armonia dei frutti bacati, pag. 133
La prima volta che Sabrina vede Milena è al corso di Tai Chi, e la prima impressione è di avere davanti un “un essere che apparteneva all’etere più che alla materia”. Sabrina, una massa di ricci neri e un corpo generoso e tonico; Milena, magrissima, bionda, con la pelle bianchissima cosparsa di efelidi. La prima amante dei colori sgargianti, dei contrasti, chiacchierona, indecisa su cosa fare del suo futuro: la seconda avvolta in colori tenui, silenziosa, quasi una presenza impalpabile e sfuggente, eppure decisa a diventare un’attrice.
Sabrina, laureata in Beni culturali, è arrivata a Milano da Gorizia per cercare la sua strada. Svolge diversi lavoretti, di sera in un pub in zona Sempione, occasionalmente fa la modella per un pittore, lavora per una galleria d’arte. Non ha ancora capito cosa vuole veramente fare. Ha un fidanzato che si è trasferito a Berlino, dove ha un buon lavoro e dove le chiede di raggiungerlo. Lei non riesce a decidersi. Milena, torinese, depressa bipolare, assediata da fobie maniacali che cerca di dissimulare, aspira a diventare un’attrice. Dato che Sabrina cerca una stanza in affitto e Milena abita da sola in un appartamento di proprietà dei suoi genitori, le offre la camera libera. Inizia così una convivenza in cui, nei primi tempi, vivono assieme ma sostanzialmente non si incrociano mai. L’una invidia qualcosa dell’altra. Milena la sicurezza – apparente – di Sabrina, lei la levità di Milena.

Mentre Sabrina ama la vitalità che sprigiona Milano, una città in cui si muove senza problemi, sia di giorno che di notte, quando torna a casa fiancheggiando il parco, Milena ha paura ad uscire dal perimetro di vie che conosce, non ama la folla, i mezzi pubblici gremiti, se proprio deve spostarsi, lo fa chiudendosi nel suo mondo indossando le cuffie ed estraniandosi da tutto ciò che le sta intorno.
Attraverso le diverse percezioni della città e le descrizioni che la esprimono, il lettore si forma una sua immagine della città, descritta in modo vivido e reale, fino a renderla un essere pulsante, uno dei protagonisti della storia.
Questa è l’essenza di Milano: fermate, sottopassi, scale mobili, banchine, rotaie. Una ragnatela di linee che intersecandosi generano un fiore affascinante e lugubre. Un flusso scomposto di esseri umani che sbandano, si scontrano, sfuggono, immersi in una puzza di gomma umida e carne di hamburger bruciacchiata. (..) Appena arrivata a Milano avevo capito che l’unico modo di sopravvivere era adattarsi, lasciarsi portare, fidarsi. Non aver paura di immergersi, sfruttare la velocità di spostamento, cambiare luogo rapidamente, correre. Era questo il vantaggio, poter essere, quando serviva, in luoghi lontani tra loro in un lampo.
L’armonia dei frutti bacati, pag. 12/17
La loro convivenza subisce una svolta quando Milena entra in contatto con Guglielmo, uno psicologo che tiene corsi per migliorare la propria autostima. Milena lo conosce per caso al pub dove lavora Sabrina, una sera che si era decisa ad uscire insieme a lei. Dopo qualche giorno si iscrive al corso di Guglielmo e inizia così una relazione tra loro che destabilizza Sabrina. All’inzio si sente quasi in competizione con lui nell’accaparrarsi l’attenzione di Milena, proprio ora che iniziavano a conoscersi, a farsi qualche confidenza; poi, man mano che il rapporto tra Milena e Guglielmo diventa più esclusivo, Sabrina si vede esclusa, allontanata dall’amica. Al contrario di Milena che è completamente soggiogata dal fascino di Guglielmo, un narcisista patologico che riesce a realizzare se stesso solo attraverso relazioni malate, in un mondo di sola apparenza, Sabrina inquadra la sua natura e mantiene una fredda distanza.
Le vite di Milena e Sabrina iniziano a scorrere come due rette parallele, a distanza, senza più incontrarsi. Milena cade sempre più vittima delle sue paranoie, fino a mettere in dubbio se stessa e il rapporto con Guglielmo; lui la sta manipolando? Sta cercando di isolarla dal mondo per legarla a sé in un rapporto malato? E Sabrina è forse sua complice? Il loro incontro è stato davvero casuale? Chi è chi? Chi è la vittima e chi il carnefice?
In un gioco di rimandi e di ipotesi, i tre vagano in una Milano bifronte: le vetrine scintillanti, le feste, l’allegria alcolica, si contrappongono allo stordimento del post sbornia e della droga, al senso di solitudine. Sabrina, Milena, Guglielmo, sono disposti a rubare l’identità degli altri, a mentire, a tradire un’amicizia, a creare dipendenza affettiva. Rincorrono nonostante tutto un’armonia perduta. E l’arrivo della pandemia non farà che complicare le cose. Dopo l’isolamento, dopo essersi persi, riusciranno a ritrovarsi? E chi saranno, dopo?
Mi irritava constatare che alla fine continuavo a pensare a Milena e a rimuginare sul nostro rapporto che si era chiuso in modo così drammatico e violento. Avevo provato per lei un sentimento di fascinazione, forse di dipendenza. Milena aveva rappresentato un modello, un esempio. Poi avevo scoperto che era un modello malato, corrotto. Un prezioso frutto che nascondeva in un punto nascosto una piccola parte bacata. Non per questo avevo cessato di ammirarla.
L’armonia dei frutti bacati, pag. 133

Sabrina, Milena e Guglielmo sono persone alla ricerca disperata di una direzione da dare alla propria vita; attraversano una Milano sfolgorante e ubriaca, alla vigilia dell’epidemia di Covid. Un incrocio di destini in cui ognuno è un frutto bacato.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Roberto Tiraboschi è nato a Bergamo e vive tra Roma e Venezia. Drammaturgo e sceneggiatore, ha scritto per diversi registi italiani, tra cui Liliana Cavani, Marco Pontecorvo, Silvio Soldini. Le Edizioni E/O hanno pubblicato anche i romanzi Sguardo 11 e Sonno, vincitore del Premio nazionale di narrativa Bergamo e del Premio Stresa di narrativa, nonché la saga in tre volumi sulla nascita di Venezia, La pietra per gli occhi, La bottega dello speziale e L’angelo del mare fangoso, da cui l’autore ha realizzato un podcast dal titolo Venezia anno 1000. La pietra per gli occhi e La bottega dello speziale sono inoltre stati pubblicati in lingua inglese da Europa Editions e sempre dalla Pietra per gli occhi una società di produzione francese realizzerà un film e una società USA un videogioco. Nel 2021 è uscito Il rospo e la badessa, uno dei romanzi vincitori del Premio Selezione Bancarella 2022 nonché tra i finalisti del Premio Bancarella 2022.