Sulla prima pagina, invece della consueta avvertenza, ne apparirà una contraria:
Le vicende narrate e i personaggi sono tutti presi dalla vita dell’autore; ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a persone vive o morte non è in alcun modo casuale. Ciò detto, si tenga presente che l’autore è un cantastorie seriale, e che qualunque dichiarazione rilasciata a suo nome, inclusa la presente, dev’essere valutata con la dovuta cautela. Sulla pagina con la dedica ci sarà scritta una sola parola: Dikla. (pag. 250)
L’ultima intervista, di Eshkol Nevo, Neri Pozza 2019, traduzione di Raffaella Scardi, pagg. 416
Avevo scoperto questo autore qualche tempo fa, leggendo e rimanendo folgorata dal suo “La simmetria dei desideri”. Ho altri suoi romanzi sulla scrivania (e ve ne parlerò presto), ma questo ultimo, da poco uscito in Italia, mi ha assolutamente colpita per la sua originalità. Eshkol Nevo è uno degli scrittori israeliani della nuova generazione. Oltre a “La simmetria dei desideri“, ha scritto “Soli e perduti” e “Tre piani“, che (notizia per la mia amica Celia…) Nanni Moretti sta trasformando in film, che approderà nelle sale nel 2020.
Veniamo al libro di oggi. Il titolo rimanda ad una intervista – definitiva? – ed infatti il romanzo è costruito come una lunga serie di domande a cui lo scrittore protagonista decide di rispondere. E la affronta diversamente da come ha sempre fatto in passato: alle interviste, alle domande dei lettori durante le presentazioni, rispondeva con frasi pre-confezionate, con toni distaccati, come frapponendo fra sé e gli altri una specie di filtro. Dava ciò che le persone si aspettavano da lui: un’immagine di sé addomesticata, accettabile, idealizzabile. Un alter ego pubblico. Ma non sincero.
Ecco che arriva questa lunga raccolta di domande formulate dai lettori di un sito internet: le solite domande, alla fin fine. Ha sempre saputo di voler diventare scrittore? Le capita di sognare i suoi personaggi? Quale domanda vorrebbe sentirsi rivolgere e invece nessuno le fa mai? E così via banaleggiando.
Ma la richiesta arriva in un momento particolare della sua vita – la crisi personale e artistica della mezza età – e lo scrittore decide di togliersi la maschera e di utilizzare le domande come spunto per indagare la verità. Sulla sua vita, sui rapporti con le persone a lui care, su se stesso e su cosa è realmente importante. E l’intervista diventa una lunga confessione, le domande sono solo una scusa per vuotare il sacco; ogni domanda innesca un ricordo che diventa racconto, un particolare o un volto del passato viene ripescato e si fa storia da raccontare. Dai ricordi più remoti – i compagni delle scuole elementari, gli amori del liceo, l’esperienza del militare – al presente, ogni domanda è come una diga che si rompe e lascia passare un fiume in piena. Rispondere alle domande è ripensare al passato, agli errori fatti, alle cose dette o non dette, al confine labile tra verità e finzione. Perché per lui scrivere è l’unico modo possibile per passare attraverso la vita, ma la vita stessa è materia per i suoi romanzi, e non è facile capire dove realtà e finzione si distaccano. Non è facile soprattutto per i suoi familiari – la figlia maggiore in particolare, e la moglie Dikla – che ritrovano frammenti delle loro vite nei personaggi e nelle trame dei romanzi scritti dal padre. Che temono, ad ogni frase pronunciata o scelta fatta, di ritrovarla ascritta ad un personaggio in uno dei romanzi che il padre scrive.
Mio padre racconta storie. È la sua professione. Racconta storie agli altri. E a volte anche a se stesso.
Eh già, perché, alla fine, tutto si mischia: la realtà, la finzione, le persone vere, i personaggi dei romanzi. E il protagonista si trova in loop tra verità e bugie, crea storie che sembrano racconti di fantasia, ma ci sono dentro pezzi della sua vita; all’opposto, soffia sulla sua vita e sui rapporti con amici e familiari un vento di fantasie, di versioni diverse dalla realtà.
Nevo è bravissimo a confondere il lettore, a intrecciare i livelli di lettura dell’intervista: durante la lunga confessione, emergono particolari che rimandano allo stesso Eshkol Nevo. Il nonno Primo Ministro in Israele, ad esempio. Ma il profilo stesso dello scrittore-protagonista è molto simile a quello dello scrittore-autore: la città in cui vivono, il fatto che entrambi insegnino scrittura creativa, i tre figli, la visione politica su Israele e via così ….
“Il più coraggioso, il più sincero, e allo stesso tempo il più divertente e triste” dei suoi libri: è così che lo scrittore israeliano Eshkol Nevo definisce questo romanzo. E attraverso il format dell’intervista, dà vita ad un libro originale, sorprendente, coinvolgente.
Prima di cominciare a scrivere me ne andavo per il mondo così: sanguinavo dolore da dentro. Costantemente. Quando ho cominciato a scrivere mi sono trovato a distribuire la mia tristezza ai personaggi nei libri che inventavo. Ciascuno riceveva la necessaria dose di tristezza. E per me, nella vita vera, si è liberato spazio per la gioia.
Chi è a dirlo? Il protagonista del romanzo o lo stesso autore?
I lettori sono quasi sempre determinati a raggiungere il nucleo autobiografico di un’opera, spinti dall’erronea convinzione che questo li aiuterà a interpretarla. (..) Per un’ora intera ho risposto, dando fondo a tutta la mia pazienza, e ho concluso spiegando che più mento dal punto di vista biografico, più mi avvicino alla verità profonda che sta al di là dei fatti.
C’è molto spazio anche per gli aspetti politici – Nevo definisce questo libro come il suo più sincero su questi aspetti -, come quando racconta della presentazione fatta in Siria, o dell’essere il ghost writer di un noto politico; o quando racconta l’episodio della presentazione in un insediamento di coloni oltre la Linea Verde.
Alla fine cosa possiamo dire? Che non c’è verità più vera che quella che si traveste da menzogna …
Su La Lettura (Corriere video) trovate una intervista allo scrittore molto illuminante.
anch’io ho molto amato “la simmetria dei desideri”, originalità e buona scrittura.
ma di questo romanzo-intervista diffido 🙂
ml
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Perché?
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non mi piace entrare nel personale di uno scrittore anche se qui dev’essere abilmente camuffato da romanzo.
🙂
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Al di là di quanto o cosa ci sia di personale dell’autore, e se ci discosta da questo pensiero, il romanzo è molto bello. Particolare per il format scelto, emotivamente coinvolgente, soprattutto se si è già entrati negli anta….
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Grazie per la segnalazione! 🙂
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soli perduti…mi ha preso molto. ciaooo pina baciottoli
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Molto bello, con una trama che si accende di comicità, malinconia e colpi di scena. Nevo è un sapiente affabulatore e le sue storie sono sempre originali.
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Hai ragione pina è così 💕💕💕
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Beautiful post.
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Thank you!!! 👍
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