Negli anni ho sentito opinioni di ogni sorta sulla Vera Solitudine; nella mia famiglia è un argomento che ricorre a tavola (..) Ci sono persone, soprattutto quelle ormai avviate verso la vecchiaia, che intendono la Vera Solitudine come una ragnatela dura che ci costruiamo negli anni, ma c’è anche chi ne parla come di un luogo privilegiato e capriccioso con norme di accesso piuttosto arbitrarie. (Oltre il molo, pag. 53)

Petali e altri racconti scomodi, di Guadalupe Nettel, La Nuova Frontiera 2019, traduzione di Federica Niola, pagg. 115

*Roland Barthes

I personaggi di questo libro mostrano tutto ciò che gli esseri umani vorrebbero nascondere: le loro paure, le loro ossessioni, le loro manie, i loro atti compulsivi. Da questo luogo del nascosto, ognuna delle storie di Petali e altri racconti scomodi rivela una follia inquietante e diversa, l’eccentricità indicibile in cui è criptata un’intera esistenza: un fotografo parigino interessato solo alle palpebre, un impiegato giapponese che scopre la sua strana affinità con i cactus, una donna che passa il tempo spiando il vicino dalla finestra, una ragazza che cerca, a modo suo, la Vera Solitudine, un annusatore dei bagni delle signore, una donna ricoverata in una clinica psichiatrica per sedare le sue tendenze compulsive … il campionario che  il lettore troverà in queste pagine.

Mi alzai dal letto e uscii sul balcone della nostra stanza, a fumare una sigaretta. La luna stava calando e vedendola provai una tristezza profonda. Dov’era Midori, mia moglie, la donna con la quale avevo deciso di costruire la mia vita? Era lì, non c’era dubbio, ma perché non la vedevo più come prima? Midori era dentro casa, ma si era trasformata in un rampicante, così come io mi ero trasformato in un cactus. (Bonsai, pag. 48)

Lo stile ironico e una falsa ingenuità, la prosa elegante e fluida, sono gli strumenti con cui Nettel finge di raccontare una storia raccontandone invece un’altra, quella nascosta, doppiamente potente. Nettel ci introduce alla vita di uomini e donne apparentemente normali che tuttavia compongono quell’enorme esercito di persone che hanno un lato oscuro, popolato da tic o manie, e che non si sospettano tali finché non decidono di uscire allo scoperto. Questi racconti, luminosi e inquietanti, si legano l’uno all’altro come a difendere l’idea che la vera bellezza si trovi proprio in tutto ciò che ci mette a disagio, ciò che ci rende unici e irripetibili, nelle imperfezioni, e talvolta attraverso le perversioni, nelle manie private o in impulsi abietti, come già si intuisce dalle citazioni in esergo, che riprendono frammenti delle opere di  Julio Ramón Ribeyro e Mario Bellatin.

La narrazione in prima persona impedisce di entrare nei pensieri del resto dei personaggi che circondano i protagonisti. C’è solo lo sguardo e la voce del narratore, che dal suo volontario isolamento descrive gli spazi e le vite sia degli altri che la sua. I personaggi-narratori di questi sei racconti vivono la loro realtà parallela, abitata da ossessioni, paure e compulsioni; sono consapevoli della loro natura perciò preferiscono la solitudine, sono tutti esseri solitari, anche quando si trovano in mezzo agli altri.

L’ambientazione dei racconti spazia da Parigi, al Giappone, al Messico, volutamente a dare un collocazione spaziale che supera la localizzazione, perché ciò di cui si nutrono i racconti è universale; illuminanti la due citazioni in esergo ai racconti “Bonsai”, “Oltre il molo” e “Bezoar”.

Ogni amicizia è un dramma impercettibile, una serie di sottili ferite. Emile M. Cioran

Vi segnalo la mia recensione all’altra raccolta di racconti di Guadalupe Nettel, Bestiario sentimentale.

Nettel due libri racconti con logo