Settembre è stato un bel mese, per me. Le prime due settimane le ho trascorse in Toscana e sono finalmente riuscita ad andare al mare, che, tra l’altro, in quel periodo è fantastico. Naturalmente poi è seguito il rientro a Milano che in questi giorni sta tornando ad una quasi normalità. Milano è una città che offre moltissimo, difficile annoiarsi, l’unica pecca è la qualità dell’aria, che spesso è in soglia critica.

Ma veniamo alle mie letture del mese, tra le quali ci sono due libri di cui mi sono letteralmente innamorata.

Saša Stanišić, Origini

Mieko Kawakami, Heaven

Aglaja Veteranyi, Perché il bambino cuoce nella polenta

Daisy Johnson, Sorelle

Pierre Jarawan, Là dove crescono i cedri

Federica Marzi, La mia casa altrove

Paulina Bren, Barbizon Hotel. Storia di un hotel per sole donne

Vigdis Hjorth, Lontananza

Jhumpa Lahiri, L’interprete dei malanni

Georgi Gospodinov, Cronorifugio

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Ognuno di questi libri mi ha regalato delle emozioni, trasportandomi in luoghi lontani e diversi, facendomi coinvolgere in tante storie e facendomi amare molti personaggi. Del resto, è proprio questo che chiedo ai libri, di farmi uscire dal mio piccolo mondo e di farmi conoscere realtà e culture diverse. Sono tutti libri di grande valore letterario, apprezzati dalle case editrici che hanno deciso di tradurli e pubblicarli nel nostro paese facendo delle scelte ponderate, che stanno lì a testimoniare quanta cura e dedizione ci sia dietro questo lavoro. A loro va il nostro ringraziamento per darci la possibilità di poterli leggere.

Dunque, dicevo che tra queste opere letterarie ce ne sono due in particolare che mi hanno conquistato, per originalità, per essere innovative nella scrittura e, uno in particolare, per la sua visionarietà; a ben vedere hanno anche molto di più in comune… ve lo lascio scoprire da soli. E quindi questo mese ho deciso di nominarle in ex aequo:

Come si fa a parlare di un libro come questo? Profondo, originale, poetico: bastano tre aggettivi? No, non bastano, forniscono qualche indizio, mettono su una buona pista, ma sono riduttivi. Origini è un libro che vi consiglio di leggere, perché è difficile descriverlo senza perdere in bellezza. È un libro che tocca delle corde profonde, che fa meditare; anche se la nostra esperienza di vita ha seguito percorsi diversi da quelli dell’autore, le riflessioni sul significato di “origini” sono universali.

Di cosa parla? Parla di memoria esperienziale, di luoghi reali e costruiti col ricordo, parla di persone che hanno popolato le fasi di una vita, parla di cibi, di accoglienza, di straniamento, di salti nel buio, di affetti. Tra divagazioni, inizi presi e lasciati, finali a scelta, un flusso costante di pensieri trascina il lettore attraverso la memoria di un uomo.

Attraverso una narrazione che si muove nella memoria dei tempi e dei luoghi, Stanišić racconta la sua vita e la sua famiglia prima e dopo la dissoluzione della Jugoslavia, la fuga in Germania, e tutto quello che ne consegue. Una narrazione che esplora la memoria, e come spesso accade a distanza di tempo, i ricordi veri si confondono con la visione dei ricordi, con qualche licenza che applichiamo alla realtà. Un passo narrativo che si snoda attraverso una serie di collegamenti imprevedibili, un ricordo ne evoca un altro, un volto riporta alla memoria episodi dimenticati, un’immagine o un odore solleticano la percezione.

Stanišić offre al lettore una serie di ricordi e pensieri personali per spingerlo a interrogarsi su temi quali la memoria, le radici, le tradizioni, le frontiere, per mettersi nei panni di chi queste vicende le ha dovute subire suo malgrado. Ben si rappresenta il dilemma di chi deve scegliere se lasciarsi tutto alle spalle per arginare il dolore e per ambientarsi nella nuova realtà, oppure mantenere la memoria dei luoghi e delle persone che hanno fatto parte della propria vita

Cronorifugio è un libro visionario uscito dalla mirabile penna di Georgi Gospodinov – già apprezzato autore di Fisica della malinconia – che costruisce uno scenario distopico per raccontarci con la consueta ironia ed un estro incontenibile, cosa potrebbe accadere se nel mondo dilagasse una nuova pandemia: una “demenza globale”, cioè la perdita di memoria e il conseguente bisogno di crearsi un passato. Scenario che non sembra neanche tanto fantasioso, di questi tempi… certo allarmante, perché noi esseri umani senza memoria perdiamo spessore, significato. Il nostro stesso DNA è memoria. “Il modo in cui le cellule si riproducono è anch’esso memoria. Una sorta di memoria corporea, cellulare, dei tessuti.” E cosa saremmo se non avessimo ricordi, storie da raccontare, un passato che ci ha resi ciò che siamo? È il nostro passato a sopravvivere a noi stessi, la memoria di noi è ciò che rimarrà quando non esisteremo più. “Siamo fabbriche di passato“.

Gaustín, personaggio bizzarro nonché alter ego dell’autore, decide di inventare una clinica del passato: un luogo – anzi un “tempo protetto” – in cui le persone affette da questa sindrome possono riappropriarsi del passato, dei ricordi, dei luoghi, delle storie che hanno attraversato.

La perdita di memoria sembra dilagare di proposito… salteranno fuori anche quelli che ci vorrebbero tornare di proposito nel passato, che hanno una predilezione per certi anni e tutto quello che portavano con sé… Ma, si sa, le cose spesso sfuggono di mano … Allora Gospodinov ti inventa un referendum sul passato, una parodia (esilarante) di ciò che vediamo accadere nel nostro presente: ogni nazione europea vota per scegliere un decennio del passato in cui rifugiarsi a vivere una vita felice. Una felice e nostalgica “Eurodistopia”…

Il romanzo – disseminato di citazioni e rimandi a Tolstoj, Mann, Auden, Borges, l’Odissea… – si dispiega con un ritmo ammaliatore, in una dimensione quasi onirica, entrando in stanze delle memorie di personaggi e città, che sembra di avere in mano delle scatole cinesi: ognuna ne contiene altre, si concatenano e si completano, andando a formare un labirinto in continuo divenire.

Cronorifugio è una grande allegoria malinconica e ironicama anche un po’ eversiva -, è però anche una messa in guardia: una lucida satira che mette in luce i pericoli del volersi chiudere nel passato per non guardare al futuro, o meglio per non portare nel futuro la lezione che il passato ci ha insegnato. Che sia l’uomo, che sia la Storia, è la memoria a rendere reale ciò che può sembrare frutto di una fantasia creativa che ondeggia tra reale e irreale. Ma se questo passato non ci appartenesse, o fosse creato da qualcun altro e diventasse il nostro futuro? Se fosse facile preda di strumentalizzazioni, se alimentasse divisioni?

Un romanzo molto attuale!!

Qual è il vostro libro del mese? Buon ottobre e buone letture.

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