I libri che vi propongo oggi sono tutti usciti da poco, quindi potete utilizzarli come spunto da regalare a quegli amici che leggono molto: visto che si tratta di novità probabilmente non li hanno ancora acquistati. Personalmente, li ho messi nella mia wish-list … Sono tutti editi da case editrici indipendenti, molto specializzate nei loro settori e molto attente alla qualità dei libri che propongono, di cui curano meticolosamente ogni aspetto.

Niemi cucinare un orso

Cucinare un orso“, di Mikael Niemi, Iperborea editore novembre 2018, traduzione di A. Albertari e A. Scali, pagg 507

Corre l’anno 1852 e nel profondo nord della Svezia tuona la parola di Læstadius, carismatico pastore di origini sami che ha fondato un rivoluzionario movimento spirituale in lotta con le autorità libertine del distretto. Al suo fianco Jussi, un ragazzo lappone dal tragico passato che lui ha accolto e istruito come un figlio ma che tutti chiamano con timore e disprezzo noaidi, lo sciamano. La tensione tra il pastore e i suoi nemici sale quando una giovane serva viene trovata morta nella foresta. Il giudice Brahe dichiara subito che è stato un orso, ma Læstadius, che è anche un esperto botanico, abituato a osservare i più minuziosi dettagli del paesaggio, trova diverse tracce riconducibili a un assassino. Uomo di fede e di ragione, letterato e biologo teso a indagare la natura quanto l’anima per elevare lo spirito umano, il predicatore si fa ingegnoso detective per ricercare la verità, mentre il male che vi si annida travolge sempre più Jussi – il diverso, l’indifeso, il capro espiatorio designato – facendo vacillare ogni fiducia nella giustizia umana e divina. Le atmosfere del Nome della rosa rivivono in questo romanzo ispirato da un personaggio storico che attraverso l’istruzione e il potere della parola scritta ha cercato di dare voce e riscatto alla bistrattata minoranza sami. Visionario, crudo, lirico, pulp, con fulminanti incursioni nel sapere scientifico ottocentesco e nell’estasi mistica, Cucinare un orso ci irretisce in un universo narrativo tanto audace quanto capace di proiettarci nel cuore vivo di un’epoca e di una terra ai margini artici del mondo – eppure così vicina alla nostra – dentro una storia di irresistibile forza epica.

La mia recensione

 

Grun tutto è jazz

Tutto è jazz“, di Lili Grün, Keller editore ottobre 2018, traduzione di Enrico Arosio, pagg 208

Elli è una ragazza viennese, dimostra quattordici anni ma certi giorni le pare di averne cento. Ama il teatro e il cinema, i nuovi amori, gli amici più cari, ed è determinata a realizzare i propri sogni anche quando le costano fatica, povertà e biasimo. Ad accoglierla c’è la Berlino degli anni Trenta, una città vivace e in fermento, in piena crisi economica ma colma di aspettative. Sono gli anni di Fritz Lang, di Max Reinhardt, di René Clair, gli anni in cui la grande occasione sembra a portata di mano, eppure coglierla non è così semplice, almeno non per Elli e i suoi amici. All’ennesima porta chiusa, questo gruppo di artisti sognatori crea un Kabarett. Lo chiamano Jazz, perché, dice Hullo: «Al giorno d’oggi tutto è Jazz, ciò che si sente e ciò che si vede. A questo ritmo si fanno manifestazioni, a questo ritmo si dipinge…» E così i ragazzi si mettono al lavoro, compongono le musiche, creano le scenografie, i testi, i canti, i balli, in attesa del grande debutto.
Tutto è Jazz è un romanzo prezioso e pieno di ritmo, ci racconta una storia che riempie il cuore, restituisce la freschezza degli anni giovanili e ci riporta a un tempo in cui ogni cosa sembrava possibile. Fu pubblicato con successo nel 1933. Anche Lili Grün, viennese come Elli, si trasferì a Berlino in cerca di fortuna. Purtroppo la sua sorte fu ben diversa: nel 1942 fu deportata e uccisa. Con lei scomparvero anche i suoi libri fino a un fortunato e recentissimo ritrovamento, cui è seguita questa traduzione in lingua italiana.

 

Gallini SecondoRitorno

Il secondo ritorno“, di Giuliano Gallini, Nutrimenti editore novembre 2018, pagg 176

Stanford-le-Hope, 1897. Joseph Conrad è alle prese con la revisione del suo romanzo Il ritorno, che non ha avuto una buona accoglienza fra gli editori e i critici. Il libro racconta di una donna che abbandona il marito per un altro uomo. Gli lascia una lettera per spiegare la sua decisione, ma poco dopo si pente e ritorna. Durante una lunga giornata in cui riceve diverse visite, Conrad viene a conoscenza della scomparsa di una donna di Stanford. Sembra un racconto inventato, e con troppi punti di vista: ma diventerà reale quando lo scrittore rischierà la vita per affrontare le verità che il paese tiene nascoste.
Milano, 2017. Agnese Battisti è una regista che sta mettendo in scena una storia d’amore esemplare di un secolo prima. Un giorno scrive un biglietto d’addio a Leo, suo compagno di vita da cinque anni, ed esce di casa decisa a non tornare più, ma ha un ripensamento. Quando torna trova Leo felice per un grande successo professionale; il biglietto è sparito e Leo sembra non averlo letto. Forse possono ritrovare le ragioni per amarsi, ma l’illusione dura il tempo di una cena con gli amici.
Intrecciando una giornata di Joseph Conrad con un giorno della vita, più di cent’anni dopo, della donna che avrebbe potuto essere la protagonista del suo libro più sofferto, questo nuovo romanzo di Giuliano Gallini guida il lettore in una riflessione sulla fragilità e l’ipocrisia delle relazioni umane.

 

Bartolomei bambini

L’ultima volta che siamo stati bambini“, di Fabio Bartolomei, edizioni e/o novembre 2018, pagg 208

Cosimo, Italo e Vanda sono bambini di appena dieci anni con i sogni, la voglia di scoprire il mondo e la spensieratezza dell’infanzia intrappolate dalla Seconda guerra mondiale. Mentre l’intera nazione vacilla, i tre, di fronte alla scomparsa di un amico, non hanno dubbi: devono partire per una missione di soccorso. La loro fuga darà il via a una seconda, disperata missione di soccorso, quella di una suora e di un militare in convalescenza che subito si mettono sulle loro tracce. La speranza di raggiungere i piccoli fuggiaschi in poche ore si dimostra fin dall’inizio un imperdonabile errore di calcolo. Equipaggiati con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino, un’amicizia che diventa più forte di giorno in giorno e una misteriosa mappa, Cosimo, Italo e Vanda portano avanti con caparbietà la loro missione, tra avventure spericolate e voglia di libertà pagata a caro prezzo.

 

VINCOLI

Vincoli“, di Kent Haruf, NNEditore novembre 2018, traduzione di Fabio Cremonesi, pagg 264

È la primavera del 1977 a Holt, Colorado. Edith Goodnough giace in un letto d’ospedale, e un poliziotto sorveglia la sua stanza. Pochi mesi prima, un incendio ha distrutto la casa dove Edith abitava con il fratello Lyman. Un giorno, un cronista arriva in città a indagare sull’incidente e si rivolge a Sanders Roscoe, il vicino di casa, che non accetta di parlare per proteggere Edith. Ma è proprio la voce di Sanders a raccontarci di lei e del fratello, di una storia che inizia nel 1906, quando Roy e Ada Goodnough sono arrivati a Holt in cerca di terra e di fortuna.
La storia di Edith si lega a quella del padre di Sanders, John Roscoe, che ha condiviso con loro la dura vita nei campi, in quella infinita distesa di polvere che era la campagna del Colorado.
La Holt delle origini è l’America rurale, dove vige un codice di comportamento indiscutibile, legato alla terra e alla famiglia, e dove la felicità si sacrifica in nome del dovere e del rispetto. Nel suo romanzo d’esordio Kent Haruf racconta i suoi personaggi senza giudicarli, con la profonda fiducia nella dignità dello spirito umano che ha reso inconfondibile la sua voce letteraria.

La mia recensione