«Cosa vuoi, Amalia?». Non ha una risposta da dargli, perché è una domanda che non si è mai posta. Ha sempre lasciato che le cose accadessero, semplicemente. Non sa nulla di fado, o destino, né che la vita possa prendere una strada diversa da quella immaginata. Non ha mai creduto di aver diritto a domandare, perché quando se n’è concessa il lusso, ha perduto ogni cosa. Vorrebbe avere il coraggio di sognare, e ciò che desidera sta nel metro quadrato che la contiene e le braccia che la tengono stretta. pag. 144

Vicolo dell’Immaginario, di Simona Baldelli, Sellerio editore 2019, pagg. 244

Di Simona Baldelli avevo letto il libro con cui arrivò tra i finalisti del Premio Calvino nel 2003, “Evelina e le fate”. Romanzo che mi piacque moltissimo, per il suo realismo magico, per l’ambientazione nella Seconda guerra mondiale in una realtà contadina; tutti aspetti che mi riportavano alle mie origini garfagnine, e che dunque sentivo molto vicine.

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Ho adesso terminato il suo ultimo romanzo, e ne scrivo a caldo le mie impressioni. In questo libro ho trovato molte conferme, riguardo allo stile, alle tematiche, e quella presenza dell’imponderabile che nella precedente lettura era stato uno degli aspetti peculiari dell’autrice che mi aveva conquistato.

La trama in “Vicolo dell’Immaginario” si sviluppa portando avanti due storie in parallelo, alternando la narrazione di capitolo in capitolo. Protagoniste sono due donne, Clelia e Amalia. L’una vive in un paese della Bassa emiliana, è un’operaia che abita con la madre e la sorella malata, negli anni Sessanta; l’altra, la incontriamo a Lisbona negli anni Settanta, dove svolge vari lavori: dama di compagnia di una anziana e squattrinata nobildonna, la cuoca in una trattoria.

In realtà le due vite sono il passato e il presente della stessa persona. Clelia/Amalia, dopo una vita vissuta all’ombra di una madre castrante e di una sorella poliomelitica, soffocata dal clima in famiglia che la bolla come egoista e scriteriata, oppressa dal clima di quegli anni di lotte operaie e da un amore che non può vivere appieno, lascia il suo paese per rifarsi una vita, per reinventare se stessa dandosi un’altra possibilità.

In Portogallo l’aspettano però molti dei fantasmi che si è lasciata alle spalle. Il clima politico non è certo più disteso, perché il periodo storico è quello della Rivoluzione dei garofani (fiore peraltro ricorrente nel quotidiano di Amalia) e il dolore, la frustrazione che avevano segnato la sua gioventù l’hanno seguita sotto forma di un’ombra irrequieta.

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Se l’ambientazione in Emilia della vita di Clelia afferisce al realismo senza fronzoli, quella in Portogallo di Amalia, complice l’aura del Beco do Imaginário, si ammanta di magia.

Seguendo Amalia per le strade di Lisbona è facile lasciarsi soggiogare dal fascino della capitale lusitana e rivolgere il pensiero ai suoi due grandi cantori: Pessoa e Tabucchi (citato in esergo), in un’equazione magica che lega l’Italia al Portogallo e che non a caso è uno dei perni su cui ruota la vita di Clelia/Amalia, e dunque l’intera narrazione romanzesca.

Dunque un romanzo tutto giocato sul doppio: due donne, due luoghi, due assi temporali, due stili narrativi. Il pregio della scrittura della Baldelli è, secondo me, la capacità di tenerli uniti, creando un flusso scorrevole e abbagliante, come il Tago che affascina Amalia, con quel pizzico di magia che nella vita permette di sognare, coniugata al realismo che la vita stessa impone, non concedendo sconti ma solo la possibilità di riappacificarci col nostro passato e con i fantasmi che non ci abbandonano mai, per tornare a guardare avanti.

Baldelli simonaSimona Baldelli è nata a Pesaro e vive a Roma. Il suo primo romanzo, Evelina e le fate (2013), è stato finalista al Premio Italo Calvino e vincitore del Premio Letterario John Fante 2013. Il tempo bambino (2014) è stato finalista al Premio Letterario Città di Gubbio. Nel 2016 ha pubblicato La vita a rovescio (Premio Caffè Corretto-Città di Cave 2017), ispirato alla storia vera di Caterina Vizzani (1735) – una donna che per otto anni vestì abiti da uomo – e nel 2018 L’ultimo spartito di Rossini.

Qui potete leggere l’incipit. E qui un’intervista: https://www.premiocomisso.it/vicolo-dellimmaginario-intervista-a-simona-baldelli/