Il problema dei tre corpi, di Aniela Rodríguez, Gran Vía Edizioni 2021, traduzione di Annalisa Rubino, pagg.112
Il filo conduttore che va dall’inizio alla fine de Il problema dei tre corpi è l’accettazione della morte. I nove racconti inquietanti che compongono la raccolta colpiscono per la forza espressiva: scuotono profondamente lo spirito del lettore, lasciando un segno indelebile e duraturo nella sua coscienza. Ricreano l’atmosfera stantia e allucinata del presente in Messico: ciò che viene narrato potrebbe essere ispirato dalla cronaca, da una qualsiasi delle storie di violenza che si verificano quotidianamente nel paese. Ogni racconto è il ritratto della violenza come eredità delle lotte di potere in Messico: quella provocata dal traffico di droga, quella di cui sono vittime le donne, quella provocata dalla insicurezza del lavoro che distrugge le vite; alcol e droghe hanno una presenza determinante e il rapporto con la religione non è sempre sano e onesto; le riflessioni sul significato della paura o il tentativo di definire come ci si sente ad essere terrorizzati percorrono ogni storia del volume.
Approfittatori e prostitute, uomini perseguitati dalla povertà, malattie e incidenti, amanti sfortunati, ex campioni di calcio, scienziati pazzi, sono alcune delle figure che popolano i paesaggi desertici descritti in queste pagine, in cui non si perdono mai di vista alcuni dei fenomeni sociali più significativi del Messico: religiosità popolare, condizioni di lavoro terribili, traffico di droga. E una umana, intima fragilità che accomuna tutti i personaggi che vivono in queste pagine.
La prosa è fluida, il linguaggio diretto, incisivo, suggestivo, a volte anche umoristico; ci si trova a leggere con attenzione ogni frase, per districarsi in una atmosfera ambigua, in una continua commistione tra sogno e realtà. Ci sono lievi descrizioni, delicate e suggestive, mischiate al linguaggio volgare dei teppistelli, come del resto nella vita di tutti i giorni sulle strade dei quartieri più poveri o degradati.
A volte nello stesso racconto c’è un cambio di voce, come nel primo, Scatola di fiammiferi; il racconto è pervaso dal dubbio di trovarsi in un sogno o nella realtà. Due ragazzi giocano alla pelota e perdono sempre la pallina a casa della vecchia vicina che mai le restituisce. La vedova Tavares è una donna che invecchia e fermenta in un’eterna depressione lasciatole dalla morte del marito. Quasi in modo inconsapevole, i ragazzi buttano una cicca di sigaretta dentro la finestra e parte un incendio. E’ davvero un sogno, o il ricordo di un fatto avvenuto tanto tempo prima?
Ma questo è un sogno, non un groviglio di ricordi, giusto? Pag.7
Oppure la costruzione degli eventi parte dalla fine, come nel secondo, Le feste di Caino, dove l’autrice gioca con ripetizioni di costruzioni e immagini, senza rispettare l’ordine cronologico. Jacinto spara al prete. Bisogna fare un passo indietro per capire: Francisca a quindici anni va nella capitale, e per vivere si prostituisce. Poi torna al paesello e resta incinta ma confessa a Jacinto – suo marito – che il bambino non è suo. E’ stata violentata dal prete. Dopo la confessione, se ne va, lascia Jacinto e si tiene il bambino.
Nessuno torna nel posto in cui è nato portandosi dietro il proprio fallimento, eppure lei era lì: smarrita e scarmigliata, in cerca di un’occasione qualsiasi per dare una svolta alla sua vita. Pag 20
O come nel terzo, Trattato generale del contropiede, dove l’epilogo è annunciato nella prima riga.
In questo racconto muore Hidalgo il Biondo. L’ho detto a mia madre appena ho iniziato a scrivere, ma non mi ha preso sul serio: ha alzato gli occhi e si è messa a guardare il soffitto, pensando ad alta voce a che ora doveva spegnere il fuoco sotto la zuppa. Che peccato, ha commentato impassibile, continuando a disegnare cerchi con il mestolo. (pag 29)
Muore Hidalgo il Biondo, il più grande calciatore del Messico, accoltellato. Il narratore lo ammira da quando era bambino e aspirava a diventare un calciatore, dai mondiali del 74. E’ il narratore che lo uccide. L’autista di Hidalgo lo aveva investito da ragazzino, senza nemmeno curarsi delle sue condizioni; a causa del grave infortunio non poté più giocare a calcio. Ma lo uccide quando è odiato da tutti perché al mondiale del ‘78 sbaglia rigore per andare ai quarti di finale.
I finali sono sempre aperti, e lasciano il lettore con molti interrogativi.
In particolare, mi sono piaciuti due racconti e sono Istruzioni per perdere le scarpe e Il lato sinistro della tristezza.
Istruzioni per perdere le scarpe narra la storia di un muratore, Elías Ramírez, che cade da un’impalcatura e si schianta a terra, con fratture multiple. Portato in ospedale, entra in un coma vigile, in cui si rende conto di ciò che accade intorno a lui – che gli faranno l’eutanasia, che il dottore corteggia sua moglie – ma non può fare nulla. È chiaro fin dall’inizio che morirà. Lui lo sa, sua moglie lo sa, il dottore e il lettore lo sanno. Sapendo tutto questo, e sapendo che tutti lo sanno, la storia si snoda brillantemente sospesa nei pochi minuti di vita che gli restano.
Che importava ormai, il veleno aveva iniziato a risalire lungo la colonna vertebrale. L’iniezione se lo stava già divorando, ma Elías fece ancora in tempo a sentire le gambe scivolare giù dall’impalcatura. (pag 53)
Ne Il lato sinistro della tristezza è come se tutto il male della vita uscisse dall’occhio sinistro sotto forma di lacrime.
Se lo dico non è perché ne vada fiero, ma è da giorni che sono triste dal lato sinistro. Per essere precisi, tredici giorni che l’occhio sinistro non smette di piangere. (pag 77)
All’inizio pensa che sia colpa delle bachatas malinconiche che mandavano in onda alla radio. Ma quando smette di ascoltarle, non cambia nulla. Allora pensa a tutte le ipotesi più assurde, tipo il riscaldamento globale, i governi socialisti. Tenta di farsi curare da santoni ma niente. Pian piano tutta la parte sinistra del volto subisce dei problemi: crepe intorno all’occhio, dolore ai molari. La storia è condita da un raffinato umorismo, che risveglia un sorriso nell’immaginare una tristezza che trasuda dal suo occhio sinistro. Matilde, la moglie del protagonista, probabilmente si aggiunge alla sua tristezza frequentando un corso di cucina e tornando a casa con i capelli arruffati e profumati di rum. Per fortuna il protagonista ha un medico di famiglia che gli ha diagnosticato con una precisione devastante: una tristezza incurabile come un cancro incurabile..
Il racconto Le divinità momentanee parla di un sicario che rifiuta di eseguire l’ultima volontà del suo capo narcotrafficante.
Dopo un po’ capisci che il tuo posto nel mondo è tutto lì, in quel minuto in cui hai il potere di essere come loro, una di quelle divinità momentanee. (pag 60)
Protagonista è un ragazzo che è entrato in una banda di trafficanti di droga. Il boss obbliga lui e i suoi amici ragazzini a fare sparire i cadaveri di alcuni poliziotti uccisi. Lui li brucia dentro a dei bidoni. Sono esperienze che segnano, e in quartieri del genere il destino è comunque già segnato.
Quando te l’hanno fatta sporca, allora sì che la vertigine si fa sentire; in quel momento puoi fare davvero qualunque cosa e senti di avere il diritto di rovinare la vita a chiunque. (pag 60)
Entra nell’organizzazione e si fa strada, diventa un capetto. Durante una retata organizzata dall’esercito, nel fuggi-fuggi, lui e il boss si trovano faccia a faccia; quando ormai è chiaro che le guardie li prenderanno, il boss gli chiede di ucciderlo. Ma lui non ce la fa, si da alla fuga. Viene arrestato e messo sotto protezione dopo che lo hanno fatto parlare ma lui sa che prima o poi i suoi ex compagni lo faranno fuori.
Il racconto Gli eserciti di Dio ironizza sulla religiosità popolare e sulle esaltazioni e mistificazioni che ruotano attorno alla devozione.
Diódoro torna al paese della madre per dare seguito alle sue ultime volontà. Deve invocare il Santo Bambino affinché la madre, da poco defunta, possa riposare in pace. Quando arriva al paese tutto sembra follemente ruotare attorno ai guaritori e agli imbonitori. In un’atmosfera di generale esaltazione e devozione, Diódoro viene coinvolto dalla folla impazzita e, in modo del tutto inconsapevole, quasi fosse in trance, opera delle guarigioni.
Il segreto del nuovo Bambino si sparse per tutto il villaggio, più rapido del tramonto del sole. I nuovi arrivati venivano a conoscenza di un tale Diódoro che faceva dei veri miracoli. Ben presto le strade si riempirono di fedeli alla ricerca del santo che era sulla bocca di tutti. (pag 73)
In questo modo, mette in ombra la Chiesa e i suoi guaritori ufficiali, che si ribellano, perché nessuno si rivolge più a loro. Una torma inferocita parte per cercarlo: lo trovano trasformato nel Santo Bambino che battezza i fedeli. È facile immaginare quale sarà il suo destino.
In Kamikaze troviamo Julián che è stato mollato dalla moglie Valeria. Uno spacciatore gli ha salvato la vita e, per sdebitarsi, lo costringe a entrare nella sua banda per rapinare una farmacia. Con tanto di pistole giocattolo e maschere da supereroi. Entra in farmacia strafatto di anfetamine. Scaraventa a terra una donna che aveva in braccio un neonato che secondo la sua mente allucinata poteva essere una bomba (donna kamikaze) e scappa.
Nel nono e ultimo racconto, A Werner, con affetto il protagonista è ossessionato da alcuni fogli che gli capitano in mano. A sua moglie Fatima, tornando a casa, all’uscita dalla metro, viene dato un foglio pieno di frasi e istruzioni strane.
Il testo esordiva così: Esistono migliaia di fogli come questo. Devono essere distribuiti a migliaia di persone, e subito. (pag 97)
Dopo una settimana, Fatima porta a casa un altro foglio.
Il testo annunciava di custodire il segreto di uno strano calcolo che, in qualche modo, avrebbe stravolto la vita così come la conosciamo ora. (pag 99)
Il protagonista riesce a risalire allo scienziato pazzo che sta dietro questa operazione in cui si mescolano scienza e follia, manie di manipolazione e di controllo. Alla fine, il protagonista finirà per divenire la cavia su cui lo scienziato vuole sperimentare le sue teorie.
Come dicevo all’inizio, il filo conduttore che tiene insieme i racconti è l’accettazione della morte. È un libro in cui si muore aspettando, o di perenne tristezza, o gettandosi nel pericolo delle attività criminali, o per mano di uno scienziato pazzo, ossessionato da un’equazione irrisolvibile. I personaggi di Rodríguez presumono la morte non come un terribile destino imposto dagli dei della disuguaglianza, ma come il terreno dove avviene la vita. I personaggi camminano sul filo della propria vita alla maniera dei funamboli o dei muratori sulle impalcature. Non lo fanno per sfidare la morte, ma perché è l’unica cosa che si può fare, come sapeva il prete assassinato da Jacinto, che bastava ricevere una pallottola per capire: Bastò il brutale colpo di pistola che gli inferse Jacinto quel giorno a far capire al prete che il cielo è un’invenzione del cazzo (pag 19)
È il tremore dei corpi, conseguenza – e talvolta causa – dell’equilibrio, la manifestazione più pura della vita ne Il problema dei tre corpi. E i corpi continueranno a vibrare, almeno fino a quando non si farà un passo falso, o fino a quando la morte dirà che è giunta l’ora. “Nei sogni, le persone sanno fin dall’inizio che stanno per morire“, chiarisce il narratore di Scatola di fiammiferi. Ma nella realtà, perché o per cosa non lo sappiamo, possiamo solo aspettare sapendo che quello è comunque ciò che tutti aspettiamo.
Aniela Rodríguez è nata a Chihuahua, Messico, nel 1992. Con la sua prima raccolta di racconti, El confeccionador de deseos, ha ottenuto il Premio Chihuahua de Literatura 2013, mentre nel 2016 Il problema dei tre corpi si è aggiudicato il Premio Nacional de Cuento Joven Comala. Aniela Rodríguez è anche autrice del libro di poesie Insurgencia (2014). Nel 2021 Aniela Rodríguez è stata inserita nella nuova selezione della prestigiosa rivista Granta dei 25 migliori giovani scrittori in lingua spagnola.