Il tempo è un bastardo (titolo originale A Visit From the Goon Squad) è un romanzo della scrittrice statunitense Jennifer Egan, pubblicato nel 2010, edito in Italia da Minimum Fax nel 2011 con la traduzione di Matteo Colombo. Con questo romanzo, l’autrice ha vinto il National Book Critics Circle Award nel 2010 e il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011.
Il volume può essere considerato una via di mezzo tra un romanzo e una raccolta di racconti collegati tra loro. Come ha sottolineato il traduttore Matteo Colombo, il romanzo si compone di 13 racconti “perfettamente interconnessi, tutti inseriti in una continuità e ingabbiati dentro mille fili logici da rispettare, ciascuno espresso con una voce e uno stile diversi, mescolando di tutto, finto memoir, giornalismo, fantascienza; prime, seconde, terze persone; voci narranti delle età e dai gerghi più disparati; salti temporali di cinquant’anni, neologismi tecnologici, infiniti paragrafi di note a pié di pagina”.
Il romanzo, nella sua struttura composita e combinatoria si presenta infatti come un concept album musicale, con temi e motivi che vengono più volte ripresi e il cui significato si modifica e si arricchisce col passare del tempo o attraverso il flashback. La commistione di linguaggio letterario e linguaggio dei nuovi media come il power point, iscrive il premio Pulitzer Egan in un lunga e autorevole tradizione che risale ai grandi autori del modernismo, i quali avevano già sperimentato con i linguaggi dei nuovi media a loro coevi, come ad esempio l’impatto del telefono o del telegrafo (Henry James, James Joyce, T. S. Eliot, Italo Calvino e in parte Virginia Woolf), la radio e il grammofono (Beckett, Kafka e ancora Joyce).
Al centro del narrato, ci sono Bennie Salazar, ex musicista punk e ora discografico di successo, e il suo braccio destro Sasha, una donna di polso dal passato turbolento. Le loro storie si snodano tra la San Francisco di fine anni Settanta e una New York prossima ventura in cui gli sms e i social network strutturano le emozioni collettive, passando per matrimoni falliti, fughe adolescenziali nei bassifondi di Napoli, scommesse azzardate su musicisti dati troppe volte per finiti. Intorno a Bennie e Sasha si compongono le vicende delle loro famiglie e dei loro amici: una galleria di coprotagonisti grazie alla quale Jennifer Egan riesce a raccontare le degenerazioni del giornalismo e dello star-system, la meraviglia delle droghe psichedeliche, le dinamiche emotive di un bambino autistico nella provincia americana del futuro. “Il tempo è un bastardo” supera gli stereotipi della narrativa tradizionale ma resta godibile e appassionante per tutti i lettori: un romanzo-mondo aperto alle infinite possibilità dell’esistenza e della prosa.
Ogni capitolo è raccontato dal punto di vista di un personaggio diverso; Sasha e Bennie vengono spinti ai margini. A volte non sono nemmeno presenti: un capitolo, ambientato in Africa, si concentra sul figlio adolescente del mentore musicale di Bennie, Lou, anni prima che Bennie fosse presente. Un altro segue un pubblicista caduto in disgrazia che aveva l’abitudine di assumere l’ex moglie di Bennie, mentre un terzo è narrato da un amico del college di Sasha. I personaggi si muovono così completamente al centro della scena da divenire i protagonisti.
I capitoli vanno dalla prospettiva in prima, alla seconda e terza persona, al Capitolo 12 in formato PowerPoint! Il capitolo in seconda persona è il capitolo più efficace del libro; sebbene si tratti di alcuni argomenti davvero difficili, tra cui il suicidio, la depressione e la morte, il punto di vista fa sembrare che sia il lettore stesso a fare quelle riflessioni. Le storie, prive di cronologia (Time’s a goon….), hanno tuttavia una struttura attenta e deliberata. Il romanzo è diviso in due parti, A e B, proprio come il titolo del nuovo album del cantante, “A to B.” La complessità narrativa del romanzo è basata sul tempo e sull’effetto che ha sui modi di vita sia personali che sociali. Questo approccio rispetto al tempo lo rende il nemico e stabilisce una battaglia senza fine tra il tempo e tutti coloro che vivono sulla terra. La nostalgia è la chiave di questa battaglia contro il tempo e questo crea una relazione diretta col lettore, poiché si tratta di un sentimento comune.
Il romanzo ruota attorno ai concetti-cardine di tempo, identità, autenticità, connessione e alla tecnologia che permette le interconnessioni tra le persone; Egan esamina i modi in cui la tecnologia sta potenzialmente portando a un maggiore senso di connessione e disconnessione nella nostra cultura.
Sebbene il romanzo descriva molti personaggi che si sentono isolati, la narrazione termina con un gesto improntato alla speranza. Nei momenti finali del romanzo, i personaggi si riuniscono per guardare Scotty Hausman esibirsi dal vivo a New York City. Il momento è di profonda connessione per i personaggi presenti al concerto. Sia attraverso l’uso della tecnologia che attraverso l’atto comune di sperimentare la musica dal vivo; il romanzo si conclude quindi affermando la sua speranza per un futuro in cui gli esseri umani possano trovare comunità e connessione.
Jennifer Egan (Chicago, 1962) è ormai universalmente considerata tra i maestri della narrativa americana contemporanea. Minimum fax ha pubblicato, oltre a Il tempo è un bastardo, vincitore del premio Pulitzer 2011 e del National Book Critics Circle Award, i romanzi La fortezza e Guardami (quest’ultimo finalista al National Book Award) e Scatola nera, una spy story concepita per Twitter.
Mi hai convinto :-). E la spy story concepita per Twitter mi affascina.
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E’ un romanzo davvero particolare, però se ti piacciono le cose fuori dagli schemi e il mondo della musica, potrebbe piacerti.
La spy story è davvero intrigante come idea. Lei è una sperimentatrice, quindi bisogna aspettarsi di tutto…. ciao e buon inizio di settimana.
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È uno dei libri che mi sono riproposta di leggere nel 2021, non sono convinta che sia il mio genere, ma mi sento ugualmente attratta e respinta!
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In effetti non è un libro che possa piacere a tutti…. ma credo valga la pena leggerlo per confrontarsi con qualcosa di diverso, che esce un po’ dai soliti canoni.
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