Perché si va verso certi libri come si va verso certe persone? Perché siamo attratti da determinate copertine come lo siamo da uno sguardo, da una voce che ci sembra conosciuta, già sentita, una voce che ci distoglie dal nostro percorso, ci fa alzare gli occhi, attira la nostra attenzione e cambierà forse il corso della nostra esistenza?
Cambiare l’acqua ai fiori è uno dei romanzi più noti e più letti – e ovviamente recensiti – degli ultimi anni. Uno di quei fenomeni letterari destinati a diventare patrimonio condiviso dalla gran parte di lettori. Dunque non ho molto da aggiungere a quanto già circola, se non qualche suggestione personale, alcune citazioni e un paio di foto.
Questo tipo di successo non è mai né casuale, né frutto di un’attenta progettazione editoriale, né artefatto; dietro libri come questo c’è una grande idea, una visione chiara e finalizzata, e un messaggio forte.
La sua protagonista, Violette (nome che già mi parla al cuore, visto che mia figlia si chiama Viola) è un personaggio atipico, sotto molti punti vista, e mi aveva subito colpito quando avevo letto la sinossi e il primo capitolo dell’edizione francese. Quando l’editore italiano lo ha annunciato, ho subito richiesto una copia stampa, che però non mi è stata accordata. Peccato, avrei voluto leggerlo prima che si scatenasse tutta la folla di lettori, blogger e giornalisti, perché non so bene spiegare il motivo, ma quando un romanzo balza agli onori delle classifiche e viene osannato a destra e manca, entro in una fase di reticenza. In questo caso, ho aspettato che passasse il tempo necessario a trovare il libro usato – sì, perché un libro come questo va letto in cartaceo, almeno per me; poi l’ho riposto su uno scaffale, esattamente come quando si mette una bottiglia di vino buono al fresco in cantina, in attesa di gustarne il sapore che, col passare del tempo, diventerà superbo. Oppure potrebbe “andare in aceto” – il vino – come si dice dalle mie parti, e allora addio piacere, e avanti delusione.
Come ogni sera ho voglia di stare sola, non parlare con nessuno, leggere, ascoltare la radio, fare un bagno, chiudere le finestre, avvolgermi in un kimono di seta rosa. Stare bene e basta.
Una volta chiuso il cancello il tempo è mio, ne sono l’unica proprietaria. E’ un lusso essere proprietari del proprio tempo, lo ritengo uno dei più grandi lussi che l’essere umano possa concedersi.
Ma questo romanzo ha mantenuto le promesse iniziali, se n’è stato lì ad aspettarmi, fin quando mi sono decisa a lasciarmi conquistare dai suoi profumi inebrianti. Un romanzo che mi è piaciuto molto, devo ammetterlo senza timore. Mi è piaciuta l’idea di introdurre ogni capitolo con una frase, un breve aforisma, una citazione, che ne fa intuire il contenuto. Come ha chiarito la stessa autrice, sono frasi riprese o ispirate a canzoni, poesie e epitaffi, alcuni dei quali realmente letti da lei stessa in qualche cimitero. Le citazioni di canzoni e poesie e i rimandi letterari e cinematografici – al suo stesso compagno, anche – sono disseminati lungo tutto il romanzo, conferendogli una dimensione ancora più emozionale. E già si annuncia la realizzazione di un film ispirato al libro…

Mi è piaciuta l’idea dei due lavori di Violette: quella di addetta alle sbarre del passaggio a livello, e quella di guardiana del cimitero, non a caso due luoghi “di passaggio”, di attraversamento, naturalmente dai connotati altamente simbolici. Mi è piaciuta l’idea che la morte è una dimensione che dobbiamo accettare, e che anche quando ci colpisce da vicino, dobbiamo e possiamo superarla. Ho trovato coraggiosa la scelta di ambientare buona parte del romanzo nel cimitero dove vive e lavora Violette; è un po’ controtendenza in una società che rifugge l’idea del fine vita, che lo considera solo quando può essere spettacolarizzato.

Mi è piaciuta l’idea che il contatto con la natura e i suoi cicli di vita-morte-rinascita possano essere una medicina, del corpo e dell’anima. Ho letto molte critiche a questo aspetto in particolare: troppo facile, troppo gettonato, troppo zuccheroso… no, non sono d’accordo, non con la dovizia di particolari pieni di significato e con la semplicità con cui viene trattato. Forse nessuna di quelle persone ha mai provato a prendersi cura di un giardino o dell’orto.

Anche se all’inizio sembra partire un po’ in sordina, poco dopo prende un ritmo sostenuto, grazie alla costruzione per capitoli brevi alternati, all’intruduzione dei vari personaggi, ai parallelismi, e alla parte “gialla” che si innesta per arrivare a scoprire la verità rispetto all’evento centrale della trama.
Inoltre mi ha molto coinvolto per i luoghi di ambientazione, che ben conosco – da Lione dove mia figlia vive e studia, alle calanche nei dintorni di Marsiglia – e di cui mi è stato facile visualizzare la concretezza e le atmosfere.

Dunque sì, un bel romanzo che mi sento di consigliare. Io ho ordinato il nuovo – Tre – a prezzo pieno (purtroppo) perché sono molto curiosa di leggerlo. Vi saprò dire…
AGGIORNAMENTO: la mia recensione di Tre.
Mi piace, sì credo proprio di sì. Soprattutto penso che questo libro potrebbe insegnarmi a scrivere meglio. 😀
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Sicuramente è un livello di scrittura molto alto, da cui tutti possiamo imparare
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L’ho capito grazie alla tua recensione 🤗
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Voce fuori dal coro, nel senso che ho faticato a terminarlo. Una storia noiosa, personaggi che non lasciano nulla, uno stile noiosissimo. 🤷🏻♀️
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Il bello dei libri è che lasciano lo spazio a opinioni e gusti diversi. Grazie per la tua sincerità, la apprezzo molto, ben motivata e diretta 👍👍👍
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☺️
All’inizio la semplicità e la lentezza, unite al personaggio così leggiadro ed alla frase d’introduzione, mi avevano fatto ben sperare. A lungo andare però lentezza e leggiadria sono diventate, al mio gusto ovviamente, noiosità e apatia. Non ho provato nulla, nemmeno nei suoi lutti e nelle sue gioie. Un peccato perché l’idea non mi era spiaciuta. Pazienza. Buone letture!
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L’ho detestato! Sono troppo cinico!
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Ah ah 😁 non credo, ma grazie al cielo si possono avere opinioni diverse. Il pensiero unico sarebbe un tantino deprimente…
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Ne ho sentito parlare così tanto che dovrò decidermi a comprarlo. Anche perché io tengo giardino e orto! :-):-)
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Anch’io ho aspettato un bel po’, nel frattempo ne ha scritti altri due… Però sono contenta di avergli dato una possibilità, ho trascorso belle ore leggendolo e ti dirò che mi sono molto ritrovata in certi aspetti del carattere della protagonista. Poi sai, va a gusti.. Ciao!
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Grazie, il titolo del post è da imprimere profondamente nella memoria! Non ho letto però il libro, ciao 🙂
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Ho sottolineato tantissime frasi, è questo per me è già un indizio forte… Ciao, se lo leggerai, fammi sapere che ne pensi!
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Che bellissima analisi, mi ha fatto riflettere su diversi punti del romanzo che non avevo considerato. A me Cambiare l’acqua ai fiori è piaciuto molto. La sua delicatezza e profondità mi hanno conquistata. Di solito anch’io rifuggo dai casi editoriali ma un’amica mi disse che questo lo era diventato “da sé”, difatti mi spiegò che era stato pubblicato nel 2019 ma solo durante il lockdown, col passaparola tra lettori, è diventato noto. Sempre questa mia amica me ne aveva parlato così bene che alla fine mi sono convinta a leggerlo, piuttosto scettica, senza aspettarmi nulla. Mi è bastato iniziare la lettura per capire che questo libro mi stava piacendo davvero, mi ha commossa in più punti, forse perché sono riuscita a immedesimarmi nel personaggio di Violette, ci ho trovato tanti spunti di riflessione. Ancora complimenti per il post! 🙂
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Grazie per avere espresso così bene il tuo parere. In effetti, credo che ad un lettore piacciano soprattutto i libri in cui ritrova delle assonanze, in cui magari si rispecchia in un protagonista o in una situazione. Si crea quel ponte emotivo che mette in contatto la storia con chi la legge. Almeno, per me funziona così…
Poi cerco sempre di tenere in considerazione anche aspetti tecnici, come la qualità della scrittura, l’architettura della storia, l’uso di immagini e metafore…. ma questo è lo sguardo razionale, che nel mio caso arriva dopo quello emotivo.
Come dicevo sopra, resta il fatto che il tutto è soggettivo, ed è più che giusto che sia così, perché ciascuno di noi è diverso e dunque ha il suo gusto personale.
Ciao, e grazie per esserti affacciata a questa finestra.
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Esattamente, sono d’accordo. È stato un piacere, alla prossima 🙂
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Buona estate!
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Mi hai fatto decidere di leggerlo.
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Ciao Ivana! spero di non deluderti…. ma sarò molto curiosa di sentire le tue impressioni, negative o positive, ma come sempre per quanto ti riguarda, motivate e ben circostanziate. Mi piace saperti in vacanza, magari col camper o circondata dai nipoti…. Buona estate!
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Come molti altri anch’io sono stata finora restia a leggerlo, nonostante venisse elogiato anche da lettori che conosco e ritengo insospettabili di melensaggine o entusiasmi modaioli, e proprio perché subodoravo un forte sentore di caso letterario artefatto.
Per essere onesta, non ho mai nemmeno còlto troppo bene il contenuto e l’idea del libro, tutto mi appariva alquanto vago. Ora tu mi hai offerto uno stimolo più concreto per provarci.
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Secondo me, la storia sta bane in piedi, sorretta da uno stile narrativo riflessivo ma non immobile; i personaggi vengono approfonditi e non ci sono tutti i buoni da una parte, e i cattivi dall’altra, come spesso accade quando si vuole semplificare la costruzione. Di ognuno – primo tra tutti il “cattivo”, cioè il marito – a poco a poco si traccia un profilo che ne mette in luce pregi e difetti, come a dire che nessuno è innocente o colpevole, ma che spesso sono le situazioni difficili a fare emergere di volta in volta, l’uno o l’altro lato. Non viene tutto svelato fin dall’inizio, si intraprende un percorso che pian piano fa emergere particolari che concorrono, una volta arrivati alla fine, un quadro comprensivo. A me piace questo modo di procedere, dove il lettore, durante la lettura, si fa delle domande, si chiede il perché di certi comportamenti, prova a fare delle ipotesi, segue un suo criterio. Come nella vita, spesso pensiamo di sapere tutto di chi ci sta accanto – in positivo e in negativo – ma poi ci rendiamo conto, andando avanti, che magari le cose stavano diversamente.
Se l’autrice avesse aspirato ad un facile successo, forse avrebbe fatto altre scelte. Poi, certo, c’è un po’ di mestiere, ma è quello dello scrittore che sa usare bene i mezzi narrativi. Almeno, questa è la mia opinione. Sarò curiosa di sentire la tua…. che tanto non hai peli sulla lingua e tantissime letture sulle spalle…. Ciao!!
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Senz’altro la voglia, il tempo e la schiettezza non mi mancano 🙂
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A me è piaciuta la tua recensione, il libro non saprei, in parte mi attira e in parte no, ma quello che hai scritto tu è molto bello e spontaneo..
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Grazie Alessandra, ho scritto le mie impressioni. Sulla trama è stato detto fin troppo. Per come è strutturato, a dire troppo si rischia di togliere lo stupore al lettore. Ciao e buona estate 😎🌷
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è sparito il mio commento di ieri.
dicevo che libro mi era piaciuto l’impianto generale, la filosofia della protagonista, il coraggio di incentrare tutto il romanzo in un cimitero.
non ho invece apprezzato certi passaggi della trama che sembrano accadere per far combaciare tutto o per ravvivare l’interesse del lettore (insomma, per come la vedo io, non si dovrebbe “vedere” la mano dell’autrice, come non dovrebbe vedere quella del burattinaio che pure sappiamo che muove i fili)
ml
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Grazie Massimo, ottimo spunto di riflessione. Pensando alla trama, credo di avere intuito a cosa ti riferisci. Senza entrare nei dettagli per non spoilerare chi ancora non lo ha letto, mi viene da dire che spesso è così, I vari elementi vanno man mano ad incastrarsi per comporre l’insieme. Qui non mi pare che sia così evidente, ma probabilmente tu hai un occhio più acuto, e sei molto bravo a scrivere 🤷♀️
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Io non l’ho letto: come te, diffido dei romanzi troppo osannati. In questo sono sempre stata un po’ snob. Sono contenta però che non abbia deluso le tue aspettative
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Non sempre è così, però stavolta è andata bene. Hai visto cosa sto leggendo ora? 😉
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Ho visto… 😉
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